Attualità
"Wind days", da vento di inquietudine a vento di speranza
A Taranto il vento è sempre stato motivo di paura. Ma ora la direzione sta cambiando
Gaia Canestri | 3 febbraio 2023

Il vento, sul dizionario, è associato simbolicamente a una "condizione o segnale premonitore e minaccioso di gravi fatti imminenti", ma è anche definito come "elemento motore che genera cambiamento, miglioramento". Gli antichi parlerebbero di "vox media", una parola che può assumere una connotazione sia positiva che negativa. È stato così nella letteratura, dai viaggi di Ulisse al vaso di Pandora ed è così oggi per il vento che soffia a Taranto. Un vento che offre speranza e che sa di futuro nei giorni buoni, ma anche un vento che nei giorni peggiori costringe tutti gli abitanti a barricarsi in casa e a serrare porte e finestre.

Proteggersi dal vento

Taranto ospita dal 1965 la più grande acciaieria d'Europa, l'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia. È un impianto siderurgico che produce da 6 a 10 milioni di tonnellate di acciaio ogni anno, ma che è anche drammaticamente ricordato per la produzione di polveri altamente inquinanti e dannose per la salute. Nei giorni in cui il vento soffia più forte del solito, i cittadini di Taranto si svegliano con le finestre oscurate da una polvere rossa, che copre come un velo sottile i balconi, le strade, i parchi e i tetti delle case. Così, chi può, rimane a casa; non si portano i bambini al parco giochi e spesso nemmeno a scuola: solo lo scorso anno è stata revocata l'ordinanza del sindaco che prevedeva la chiusura delle scuole durante i giorni di maggiore vento, i cosiddetti wind days.

Il vento del cambiamento

Se nei wind days un vento tossico si abbatte sulla salute e sulle case dei tarantini, un vento diverso, nuovo, che porta con sé la speranza di un futuro più sostenibile, soffia su Taranto. Ad aprile 2022, dopo un’attesa di quattordici anni, nella parte settentrio-nale del Golfo di Taranto chiamata Mar Grande, è stato inaugurato il primo impianto eolico offshore d'Italia - una tecnologia che, come spieghiamo nelle prossime pagine, è di primaria importanza per combattere l’emergenza climatica. L’impianto tarantino si chiamao “Beleolico” ed è stato realizzato dall’azienda Renexia, che ha dichiarato un investimento di 80 milioni di euro. È composto da dieci turbine infisse su pali alti 110 metri, ha una potenza complessiva di 30 megawatt ed è capace di generare ener-gia pulita per 58 mila MWh, pari al fabbisogno annuo di 60 mila persone. Si tratta di un impianto maestoso, che in questa pagina è ritratto in un’immagine di Marco Garofalo, fotografo basato a Milano che da anni porta avanti un progetto sul tema dell’energia con una particolare attenzione per le rinnovabili.

Fondi per la coesione

A Taranto si augurano che quello compiuto con Beleolico sia solo il primo di tanti passi in direzione della sostenibilità. E questo anche grazie ai fondi per la coesione, sia italiani sia europei. Tra 2005 e 2022, il sito governativo OpenCoesione ha monitorato 2,1 miliardi di fondi pubblici arrivati in città, di cui 1,7 miliardi di risorse di coesione. Hanno sostenuto interventi in ambiti molto diversi, dai trasporti al turismo, dalla ricerca all’ambiente al digitale. Una parte ha finanziato anche progetti nel campo delle energie e tra questi troviamo anche un’iniziativa legata proprio all’eolico

Il progetto Geoma

Risale al 2009, è il progetto di ricerca GEOMA ed è stato finanziato dal Piano d'Azione Coesione 2007-2013, quindi da risorse nazionali per l’innovazione industriale. GEOMA sta per “generatore eolico offshore per mari aperti” e a Taranto ha visto come attuatore e beneficiario di 1.722.700€, l’impresa Turmech Srl, fornitore di impianti e attrezzature industriali. Su OpenCoesione, che è un’iniziativa di governo aperto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non risultano pagamenti monitorati in merito al progetto e non risulta una fine effettiva del progetto, che è realmente iniziato nel 2012 e si sarebbe dovuto concludere nel 2015. Abbiamo provato a contattare Turmech Srl per capire se effettivamente avesse ricevuto questi fondi e come li avesse spesi, ma non siamo riusciti poiché l’azienda ha ormai chiuso definitivamente. Abbiamo provato a ricostruire la storia di questi fondi anche con altri interlocutori, privati e istituzionali, ma nessuno ci ha saputo dare informazioni attendibili.

Quel che è certo è che, nel frattempo, l’impianto Beleolico è stato realizzato da Renexia, ma con fondi privati. Per quanto riguarda i fondi pubblici della Politica di coesione Ue, invece, ne arriveranno presto di nuovi. E sostanziosi. Come scriviamo nelle prossime pagine, infatti, Taranto è una delle zone scelte per ricevere le risorse del Fondo per la transizione giusta, una nuova occasione per far soffiare il vento del cambiamento ancora più deciso e impetuoso.

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