Storie di rivendicazione di diritti, di parità di genere, di battaglie sociali; storie di paure e di silenzi, di madri affette da dubbi e di madri che non ci sono più. Storie di donne. Nella Giornata internazionale dei diritti della donna ripercorriamo tutti questi temi attraverso la figura di Alina Marazzi, regista e docente italiana, che nelle sua narrazioni ha rivendicato per le donne un ruolo centrale, tanto, e soprattuto, nei documentari, quanto nei film di finzione.
Alina Marazzi: una filmografia al servizio delle donne e per le donne
L'esordio di Alina Marazzi avviene con il film documentario Un'ora sola ti vorrei (2002), basata sulle vicende esistenzialidi Luisa Hoepli, madre della stessa regista, morta suicida a trentatré anni. Attraverso vecchi filmati girati dal nonno e montati insieme, la regista riporta alla luce frammenti di vita della madre, commentadoli con brani di lettere e diari letti da lei stessa, incluse le cartelle cliniche delle case di cura in cui la madre era paziente. Il ritratto che ne esce è uno studio toccante e profondo di un disagio esistenziale, un tentativo di rievocare sullo schermo una figura amata, perduta, ma immagine eterna e presente, finalmente riappropriata. Dopo Per sempre (2005), documentario sulla vita delle monache di clausura, la regista gira il suo film più noto e significativo Vogliamo anche le rose (2007), un collage di materiali d'archivio, pubblicità, filmati e fotoromanzi imperniato sulle vicende di lotta ed emancipazione delle donne italiane tra gli anni '60 e '70. Ripercorriamo le conquiste più significative per l'Italia in materia di costituzione, dalla legge sul divorzio a quella sull'aborto, passando per la nascita dei primi movimenti femministi italiani ed esplorando, con estremo orrore, i pensieri retrogradi e patriarcali dell'Italia di quegli anni. Il fulcro di queste vicende sono le vite e le testimonianze di tre giovani donne, tre diari significativi - ambientati rispettivamente nel 1967,1975 e 1979 - specchio dell'epoca delle rivoluzioni: Anita, milanese, affetta da sessuofobia e tormentata dall'idea di richiudersi nella vita matrimoniale e familiare; Teresa, barese, che racconta la sua esperienza di aborto clandestino; Valentina, romana, incapace di accettare il suo destino di donna e di provare godimento, vivendo con difficoltà anche la sua militanza femminista. Una pellicola di incredibile attualità, capace di restituire un quadro accurato delle battaglie sociali dell'epoca e di offrire un insegnamento prezioso per le donne e, soprattutto, gli uomini di questo paese. La filmografia della regista continua con il film di finzione Tutto parla di te (2012), pellicola incentrata sulla responsabilità di essere madre e delle difficoltà che questo comporta, inclusa la possibilità di non amare il proprio figlio. Un film sull'altra faccia della maternità, il lato oscuro su cui è meglio tacere per non turbare gli animi benpensanti. La carriera della regista prosegue con quello che per ora è il suo ultimo film, ovvero Anna Piaggi, una visionaria nella moda (2016), un documentario che, grazie alle testimonianze di stilisti e imprenditori della moda, ricostruisce la carriera della celebre giornalista e scrittrice Anna Piaggi, nota firma di Vogue Italia e figura chiave della moda del Novecento, un'occasione per la Marazzi di onorare la grandezza di una donna che ha fatto dello stile una lezione di vita.
Riflettere sempre
Che si tratti di finzione o realtà, le storie qui presenti sono storie di donne comuni che hanno saputo trasformare la propria esperienza di vita in un documento storico. Che si parli di femministe, donne spaventate dalla maternità, donne in cerca di aiuto, o donne divenute celebri - come Anna Piaggi - nessuna di loro è lasciata indietro dal modo di narrare intimistico e personale di Alina Marazzi. Narrazioni note o celate, sempre portatrici di un'incredibile verità, immagine di un'Italia, allora e oggi, socialmente e politicamente arretrata. Dunque nella Giornata internazionale dei diritti della donna, che pone al centro innazitutto la riflessione sul divario di genere, scoprire la filmografia di Alina Marazzi significa avventurarsi in un universo di donne "che non trasformano il proprio letto in un prato", per citare una frase di Vogliamo anche le rose (2007), che non sono donne-oggetto o ancelle dei propri mariti, e che non fanno della loro esistenza una convenzione sociale, ma che hanno avuto il coraggio di alzare stendardi in rivolta in nome della libertà e dell'uguaglianza, tanto ad alta voce quanto nei diffusi silenzi.