Combattere il mainstream, a tu per tu con Dario Sansone
I Foja sono un gruppo musicale folk-rock italiano nato a Napoli nel 2006 che riesce a fare di musica e parola due facce della stessa medaglia, in un momento storico in cui forse la musica italiana sta perdendo il suo contatto più profondo con la cultura del cantautorato. Ne parliamo con il frontman Dario Sansone
Gianluca Olivares, Vincenzo Cibelli, Antonio Migliore | 3 maggio 2024

Dario Sansone alla voce e alla chitarra, Ennio Frongillo alla chitarra elettrica, Giuliano Falcone al basso elettrico e Giovanni Schiattarella alla batteria: scopriamo insieme chi sono i Foja.

Partiamo da una piccola auto-presentazione per i nostri lettori: 3 parole per descrivere la musica dei Foja?
Energici, riflessivi e passionali.

La poetica delle vostre canzoni si collega alla grande striscia di cantautori napoletani come Edoardo ed Eugenio Bennato, Pino Daniele e la compagnia di canto popolare. Di recente il napoletano si sta affermando sempre più come lingua della musica italiana anche meanstream. Perché?
La città intera di Napoli sta vivendo un momento di grande attenzione, va molto di moda, ma questo non è sempre un bene, perché Napoli rischia di essere un po’ svenduta ai turisti, che non possono coglierne l’essenza, ed essere napoletani significa essere all’altezza di questa essenza.

Nei confronti del napoletano e di Napoli avverti più pregiudizi o simpatia?
Napoli i pregiudizi se li porterà sempre dietro, ma adesso è un polo turistico notevole per l’Italia, sta vivendo un momento positivo per la sua immagine.

Ha ancora spazio il cantautorato nella musica di oggi? Quanto è difficile lavorare su musica e parole?
Ha sempre senso esprimersi, senza pensare quanto una determinata canzone verrà ascoltata o al posto che guadagnerà in classifica. La musica è difficile, scrivere canzoni, come l’arte in generale, è una ricerca mai compiuta, le canzoni non sono mai finite, vengono sempre riscritte da capo e cantate in modo diverso perché si è diversi, sono materia viva. Avere la fretta di spingere l’arte verso qualcosa di definito e definitivo non ha senso, arte e vita devono continuare a vivere e trasformarsi.

È vero che i testi di oggi sono superficiali e che puntano all’andare virali più che alla qualità? Hai degli esempi nel panorama della musica italiana attuale che possono smentire questo pregiudizio?
Non credo che tutto sia superficiale, credo che il meanstream sia uno specchio della società attuale, se la società è superficiale lo è anche la musica. Alcune canzoni meanstream non sono superficiali. Ciò che trovo superficiale è la produzione artistica, alcuni suoni, la scelta di titoli acchiappa visualizzazioni ecc.

E l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere un pericolo per il cantautorato? Pensi che sarà mai in grado di battere la sensibilità, l'esperienza e l'intelligenza umana?
Non ho una risposta perché sto vivendo questo processo in questo momento. Per quanto riguarda le emozioni credo che fintanto che il loro mistero verrà preservato sarà qualcosa di irriproducibile, per cui anche la musica deve esplorare il mistero e mettere l’ascoltatore a contatto con qualcosa di primordiale come amore e paura, e questo per ora l’intelligenza artificiale non può farlo, non prova sinceramente emozioni.

Al giorno d'oggi la musica è presente ovunque e parte integrante della vita dei giovani. Hai qualche consiglio per chi vuole intraprendere questa strada anche come mestiere?
Bisogna impegnarsi perché si tratta di un atto di rispetto verso la vita, cercare se stessi attraverso la musica, fare si che tutto ciò che ci piace sia multiforme, così che possa nascere qualcosa di nuovo e di diverso. Solo attraverso le diversità ci si trova, bisogna vivere l’arte con un’apertura a 360o su tutte le forme di esperienza.

Oltre alla musica, sappiamo che sei appassionato di fumetti e sigle. Ha mai pensato di fare qualche fumetto o sigla in lingua napoletana oppure di continuare a svolgere solo una delle due attività (musica e animazione)?
Spesso ci ho pensato, ma mi tengo stretto questo mio bipolarismo artistico. Ho lavorato e lavoro nel cinema di animazione, abbiamo realizzato tre lungometraggi ambientati in qualche modo a Napoli, in cui si parla napoletano, chiamati L’arte della felicità, Gatta Cenerentola e Yaya e Lennie - The Walking Liberty.

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