Metropoli. Lenin, shopping e gipsy cab
Dalla Pravda a... Prada
Miseria e ricchezza sfrenata, passato sovietico e presente capitalista convivono senza mescolarsi in una metropoli immensa
Nicola Del Medico, 23 anni | 7 novembre 2011
Una città difficile da capire, Mosca. Rimarrò qui per il semestre invernale e dubito che, fra tre mesi, sarò in grado di definire in poche parole lo spirito della città. Cercherò comunque di condividere con voi le mie prime esperienze moscovite: sono sicuro che un domani qualcun altro si troverà a fare i conti con l’ex capitale dell’Urss e, magari, il mio racconto potrebbe rivelarsi utile. Mosca è immensa. Per spostarsi, il miglior mezzo di trasporto è la metropolitana che, capillarmente, ne collega ogni angolo. Un consiglio: prima di avventurarsi nel sottosuolo moscovita è d’uopo conoscere un po’ di russo, o quantomeno l’alfabeto cirillico. Le indicazioni non sempre sono traslitterate in caratteri latini e le informazioni sono trasmesse dagli altoparlanti dei treni rigorosamente in russo. Il mio primo impatto con la metro di Mosca non è stato dei migliori. Ignorando completamente la lingua russa, appena giunto in città mi sono perso per ben due volte nei meandri delle gallerie sotterranee, carico di bagagli e disperatamente assetato. Inconvenienti a parte, le stazioni della metropolitana lasciano a bocca aperta: le fermate sono ornate con lampadari e colonnati in stile neoclassico, così che la lotta quotidiana per infilarsi nei vagoni strapieni all’ora di punta si fa meno alienante.

Un po' di storia
La metro permette di raggiungere con facilità il cuore di Mosca e di tutta la Russia: il Cremlino. L’atmosfera che regna tra le imponenti mura di cinta rosse è senza dubbio austera. La cupola dorata della Torre di Ivan il Terribile, il silenzio e la quiete della piazza delle cattedrali, il pallore del cielo, ma soprattutto la consapevolezza di essere a un tiro di schioppo dai palazzi del potere, quasi incutono timore. Si ha la sensazione di trovarsi in una sorta di città proibita, fatalmente disgiunta dalla vita dei comuni cittadini al di là delle mura. La Piazza Rossa è decisamente più dinamica. I turisti si mischiano ai moscoviti per ammirare non solo il mix di colori delle cupole di San Basilio ma anche per passeggiare tra le vetrine luccicanti del GUM, storico centro commerciale. Mi chiedo cosa proverebbe il defunto Lenin – la cui salma è esposta proprio di fronte ai grandi magazzini – se resuscitasse e decidesse di fare un giro al GUM. Non credo si troverebbe a suo agio qui; anzi, forse andrebbe su tutte le furie: i marchi più noti del capitalismo globale, dall’abbigliamento al cibo, sembrano essere riuniti tutti sotto i tetti spioventi del centro commerciale!

Birra e zuppa
Trascorrere le giornate nelle gallerie e nei centri commerciali è un must per i moscoviti, quasi che i settant’anni e più di astinenza da shopping abbiano scatenato un’incontrollabile febbre da compere. D’altronde le rigide temperature russe contribuiscono a rendere più che allettante la prospettiva di andare al centro commerciale e sedersi qualche ora da Shokoladniza, l’equivalente russo di Starbucks, per sorseggiare del caffè. Personalmente, ai beveroni neri e al discutibile espresso moscoviti preferisco dell’ottima e più economica birra russa, magari spiluccando qualche ghiottoneria locale. Quando il vento si fa gelido e il cielo è quanto mai cupo, l’alternativa alla depressione delle mura domestiche è andare a cena fuori. E, credetemi, ne vale la pena. La varietà di zuppe della tradizione culinaria russo-georgiana è sconfinata. La zuppa è l’alleato ideale per sconfiggere il freddo e la fame ed è particolarmente appetitosa se servita insieme alle grosse, grasse e squisite torte georgiane al formaggio. Ciliegina sulla torta: vodka a fine pasto, tanto per essere sicuri di tornare a casa senza congelare.

Movida style
Quando non si ha voglia di andare a dormire subito dopo cena, si hanno principalmente due opzioni. Se si è ben vestiti e ben forniti di quattrini, i club all’ultimo grido della città garantiscono momenti di follia. Altrimenti, la città pullula di locali e disco-pub molto interessanti, soprattutto se frequentati da nostalgici del vecchio regime. In tal caso, ci si ritrova catapultati in una grottesca caricatura della vita ai tempi dell’Unione Sovietica, dove tutto, dalla musica all’arredamento, rasenta il kitsch. Ma la vera specialità offerta dalla movida di Mosca è il viaggio di ritorno a casa, rigorosamente in “gipsy cab”, letteralmente “taxi zingaro”. All’uscita da discoteche e simili, basta alzare la mano sul ciglio della strada per avere una vettura con cui spostarsi. Non si tratta di veri e propri taxi ma di semplici automobili, di solito cimeli dell’industria automobilistica made in USSR. Il sedicente taxista è pronto a condurvi ovunque vogliate, basta contrattare un prezzo ragionevole. Fin ora nessun gipsy driver mi ha riportato a casa percorrendo la stessa strada. Ogni volta che siedo sui sedili posteriori di un taxi zingaro scopro una zona della città mai vista prima. E la sensazione che sia impossibile conoscere davvero Mosca si fa sempre più concreta.
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