Spirito di paese. Tradizioni e voglia di modernità
…e quella della striscia ligure
Scopriamo, nel cuore dell’Appennino, la Valle Scrivia e i suoi borghi, un problematico Eden per i suoi giovani (e critici!) abitanti
Nicolò Baldassarre, 17 anni | 5 dicembre 2011
Che cosa hanno in comune tre paesi della Valle Scrivia come Isola del Cantone, Ronco e Busalla? Si sviluppano lungo la provinciale n. 25, un tempo strada statale, che corre a fianco del letto del fiume, si diramano in frazioni vicine e lontane, che spesso fanno paese a sé. E poi? Sono abitati da tanti giovani tra i 14 e i 19 anni, molti dei quali frequentano il “Primo Levi”, l’unico istituto superiore della vallata, che riunisce corsi di istruzione tecnica e liceale.
Come si vive e come ci si diverte in valle? Da un’inchiesta che abbiamo svolto fra i ragazzi della zona emergono risultati in qualche modo sorprendenti. I giovani intervistati, pur lamentando la scarsa presenza sul territorio di luoghi di ritrovo e divertimento, amano il posto in cui vivono, al quale assegnano voti buoni o addirittura ottimi nella scala di valutazione proposta. È proprio in Valle Scrivia che vorrebbero restare per sempre, anche se non risparmiano critiche e, immaginandosi nel ruolo delle autorità competenti, sindaci e assessori, sottolineano la necessità di lavorare per assicurare alle giovani generazioni un domani dignitoso. Forse in queste parole c’è un po’ di retorica, ma anche tanta voglia di esserci.
L’indagine dipinge giovani proiettati verso la modernità, ma attenti alla natura e all’ambiente in cui vivono: molti lamentano la presenza di aree dismesse o edifici inutilizzati, che potrebbero essere adibiti a pubblici servizi, e dichiarano senza esitazione di amare la natura. Qualcuno azzarda fra i passatempi le passeggiate fra i boschi in cerca di funghi, a dispetto di chi le ritiene attività fuori moda.
I ragazzi della Valle Scrivia sognano più piste ciclabili e meno industrie, ma sanno che i tempi sono duri, e che fabbrica significa posti di lavoro e stipendio sicuro alla fine del mese.
A ognuno il suo paese
In un territorio costellato di borghi e frazioni, i rapporti tra un paese e l’altro sono buoni, se si sorvola su qualche eccesso di campanilismo. Se Ronco è dotata di uno snodo ferroviario di fondamentale importanza e Isola è invidiata per la settimana dedicata al jazz, che anima l’estate con la presenza di personaggi di spicco del mondo dello spettacolo, è a Busalla che gli abitanti dei paesi limitrofi concedono, un po’ a malincuore, il primato di piccola capitale della valle, per i suoi negozi e per la movida.
Spesso il campanilismo emerge nel piccolo borgo, là dove in fondo si teme di essere dimenticati. Non provate, ad esempio, a definire “ronchese” un cittadino della frazione di Borgo Fornari: non vi perdonerà! Ai valligiani non piace neppure essere genericamente designati, dai foresti genovesi, come “coloro che vivono nei dintorni di Busalla”, senza precise distinzioni di provenienza e di luogo.
Nonostante le piccole rivalità tra paesi vicini, ci si scambia spesso visite di cortesia, soprattutto in occasione di manifestazioni stagionali.
È tradizione, ai primi di settembre, passeggiare “naso all’aria” sotto le luminarie e i giochi di luce di Busalla e concludere ogni anno che, se il paese vanta la più bella illuminazione della valle, è proprio grazie alla sua dislocazione, alla strada a nastro che la attraversa e ben si presta ad essere riccamente ed elegantemente illuminata. Ugualmente imperdibile è la domenica che Borgo Fornari dedica alle rievocazioni medioevali, con tanto di menù dell’epoca da consumare al castello, assistendo a esercitazioni di falconeria, tiro con l’arco e duelli con spada.
I giovani partecipano attivamente a queste manifestazioni, come ideatori, protagonisti, aiutanti o semplice forza lavoro. Vivere in un paese, infatti, non significa solo abitare in un luogo, ma anche assorbirne storia e tradizioni, che si tramandano per generazioni. E pazienza se i treni per raggiungere la grande città sono pochi, se tutti “si fanno gli affari di tutti”, se in inverno fa freddo e la neve che scende non fa turismo, ma crea disagio e malumore. Si può sempre improvvisare una battaglia con le palle di neve.
Come si vive e come ci si diverte in valle? Da un’inchiesta che abbiamo svolto fra i ragazzi della zona emergono risultati in qualche modo sorprendenti. I giovani intervistati, pur lamentando la scarsa presenza sul territorio di luoghi di ritrovo e divertimento, amano il posto in cui vivono, al quale assegnano voti buoni o addirittura ottimi nella scala di valutazione proposta. È proprio in Valle Scrivia che vorrebbero restare per sempre, anche se non risparmiano critiche e, immaginandosi nel ruolo delle autorità competenti, sindaci e assessori, sottolineano la necessità di lavorare per assicurare alle giovani generazioni un domani dignitoso. Forse in queste parole c’è un po’ di retorica, ma anche tanta voglia di esserci.
L’indagine dipinge giovani proiettati verso la modernità, ma attenti alla natura e all’ambiente in cui vivono: molti lamentano la presenza di aree dismesse o edifici inutilizzati, che potrebbero essere adibiti a pubblici servizi, e dichiarano senza esitazione di amare la natura. Qualcuno azzarda fra i passatempi le passeggiate fra i boschi in cerca di funghi, a dispetto di chi le ritiene attività fuori moda.
I ragazzi della Valle Scrivia sognano più piste ciclabili e meno industrie, ma sanno che i tempi sono duri, e che fabbrica significa posti di lavoro e stipendio sicuro alla fine del mese.
A ognuno il suo paese
In un territorio costellato di borghi e frazioni, i rapporti tra un paese e l’altro sono buoni, se si sorvola su qualche eccesso di campanilismo. Se Ronco è dotata di uno snodo ferroviario di fondamentale importanza e Isola è invidiata per la settimana dedicata al jazz, che anima l’estate con la presenza di personaggi di spicco del mondo dello spettacolo, è a Busalla che gli abitanti dei paesi limitrofi concedono, un po’ a malincuore, il primato di piccola capitale della valle, per i suoi negozi e per la movida.
Spesso il campanilismo emerge nel piccolo borgo, là dove in fondo si teme di essere dimenticati. Non provate, ad esempio, a definire “ronchese” un cittadino della frazione di Borgo Fornari: non vi perdonerà! Ai valligiani non piace neppure essere genericamente designati, dai foresti genovesi, come “coloro che vivono nei dintorni di Busalla”, senza precise distinzioni di provenienza e di luogo.
Nonostante le piccole rivalità tra paesi vicini, ci si scambia spesso visite di cortesia, soprattutto in occasione di manifestazioni stagionali.
È tradizione, ai primi di settembre, passeggiare “naso all’aria” sotto le luminarie e i giochi di luce di Busalla e concludere ogni anno che, se il paese vanta la più bella illuminazione della valle, è proprio grazie alla sua dislocazione, alla strada a nastro che la attraversa e ben si presta ad essere riccamente ed elegantemente illuminata. Ugualmente imperdibile è la domenica che Borgo Fornari dedica alle rievocazioni medioevali, con tanto di menù dell’epoca da consumare al castello, assistendo a esercitazioni di falconeria, tiro con l’arco e duelli con spada.
I giovani partecipano attivamente a queste manifestazioni, come ideatori, protagonisti, aiutanti o semplice forza lavoro. Vivere in un paese, infatti, non significa solo abitare in un luogo, ma anche assorbirne storia e tradizioni, che si tramandano per generazioni. E pazienza se i treni per raggiungere la grande città sono pochi, se tutti “si fanno gli affari di tutti”, se in inverno fa freddo e la neve che scende non fa turismo, ma crea disagio e malumore. Si può sempre improvvisare una battaglia con le palle di neve.
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