Le destinatarie principali di insulti sui social sono le donne, alle quali è rivolto il 63 per cento di tutti i contenuti offensivi e c’è chi insulta utilizzando le forme del corpo come un’arma. Frecciatine e battute che mirano a denigrare le persone per i presunti chili di troppo, nei modi più classici che gli esperti chiamano “body shaming”. La conferma arriva da uno studio condotto da Nutrimente Onlus, associazione per la prevenzione e la cura dei disturbi alimentari, secondo cui una donna su due ha ricevuto critiche per i chili di troppo proprio sulla rete. Ne sono un esempio le Olimpiadi di Rio 2016, dove in più di un caso i cronisti tv non hanno risparmiato commenti sui corpi delle atlete: dalla ginnasta Alexa Moreno troppo grassa e paragonata a “Peppa Pig”, a quel “cicciotelle” comparso sulla prima pagina di Qs Quotidiano Sportivo per definire le atlete azzurre del tiro con l’arco.
Per non parlare di offese più gravi e a sfondo sessuale, denunciate da Laura Boldrini che ha osservato che a seguito di tali violenze, “molte donne devono scegliere se rinunciare al dibattito sull’agorà digitale o chinare il capo e subire violenze inaudite”.
Laura Boldrini ha deciso di rendere pubblici i nomi di chi perseguita lei e altre pubblicando sulla sua pagina Facebook una selezione degli insulti che ha ricevuto da quando è a Montecitorio, senza omettere gli autori delle violenze verbali: volgarità inimmaginabili.