Uomo e natura, un binomio indissolubile e non privo di conflittualità. Come è cambiato nel corso dei secoli l’interesse e la concezione dell’uomo nei confronti della natura? Alessandro Barbero, Professore di Storia Medievale all’Università del Piemonte Orientale, traccia un excursus storico del rapporto uomo-natura.
L’INCERTEZZA DEL FUTURO
L’uomo ha da sempre immaginato il mondo come uno strumento a sua disposizione ma gli uomini sono indubbiamente la parte più debole e devono temere i fenomeni naturali. “Il vero insegnamento storico è l’incertezza del futuro: la nostra epoca si è trovata di fronte a delle sfide che non si sono mai presentate prima. Nessuna epoca ha mai guardato al futuro con solo ottimismo e dobbiamo essere in grado di porci le giuste domande per affrontare le sfide del domani”.
I SUMERI
“Sono molto poche le informazioni che abbiamo su queste civiltà arcaiche ma certamente le prime civiltà dipendevano interamente dall’acqua.” I cambiamenti climatici hanno poi costretto gli uomini ad adattarsi e trovare altre forme di sostentamento: così sono nati l’allevamento e l’agricoltura.
I ROMANI E I BARBARI
La civiltà romana è stata la prima a comprendere la necessità di organizzare il territorio che man mano veniva conquistato e a renderlo un paesaggio controllato. “L’arrivo dei barbari, forse dovuto a cambiamenti climatici, ha devastato le infrastrutture romane ma al contempo ha iniziato a sfruttare aree incolte per l’allevamento di maiali così da produrre insaccati utili al sostentamento”.
IL MEDIOEVO
Il Medioevo è la chiave di volta. “L’aumento della popolazione e la carenza di risorse ha messo per la prima volta l’uomo di fronte al rischio di non avere mezzi sufficienti tanto da arrivare a cercare di coltivare grano addirittura in zone montuose”. La crisi del ’300 e la peste che dimezzò la popolazione ha reso limitata la consapevolezza che le possibilità della Terra potessero esaurirsi facendo tornare gli uomini a sfruttare le risorse naturali senza preoccuparsi delle conseguenze future.