Il termine "crisi idrica" indica lo stato temporaneo di interruzione nella distribuzione e conservazione di acqua in un dato territorio. I paesi colpiti dalla crisi dell’acqua non riescono, pertanto, a soddisfare il fabbisogno idrico della popolazione. Nel nostro pianeta l’acqua è abbondante (ricopre circa il 70% della superficie terrestre), ma nonostante questo attualmente quella dolce disponibile per l’uomo è presente per appena il 2,5%, spesso inaccessibile o irraggiungibile poiché contenuta in falde troppo profonde oppure bloccata nei ghiacciai. Pertanto, solamente l’1% dell’acqua presenta sulla Terra è disponibile, e percentuale ancora più ridotta è destinata al consumo umano.
Inquinamento oggi, climate change e profughi climatici domani
La disponibilità d’acqua viene oggi influenzata dai cambiamenti climatici in corso, che stanno modificando la struttura ecologica del pianeta. Tra le altre cause riconosciamo anche la siccità e l’inadeguatezza della rete idrica (specialmente nei paesi più sottosviluppati). La crisi idrica dei nostri tempi è determinata specialmente dall’aumento demografico dell’ultimo secolo, che ha intensificato notevolmente i consumi idrici complessivi del pianeta. In seguito allo sviluppo urbano, molti ecosistemi d’acqua dolce sono andati distrutti. La principale fonte di consumo dell’acqua è l’agricoltura, nello specifico l’attività consuma il 70% dell’acqua prelevata in tutto il mondo da fiumi laghi e falde sotterrane.
Per quanto riguarda le conseguenze del problema, sono sempre più frequenti e drammatici i fenomeni come quello dei profughi climatici, provenienti soprattutto dall'Africa. Un’altra conseguenza è rappresentata dall’immediato razionamento dell’acqua potabile nelle situazioni più estreme. A causa della mancanza del cosiddetto “oro blu”, le popolazioni dei paesi meno sviluppati sono costrette a vivere in condizioni precarie e spesso lottano ogni giorno per garantire alla propria famiglia il necessario approvvigionamento idrico. Un quarto della popolazione mondiale, sparsa in diciassette paesi, vive in regioni a rischio “estremamente alto” di crisi idrica. I cinque paesi maggiormente colpiti sono il Qatar, Israele, il Libano, l’Iran e la Giordania. Qui le motivazioni della crisi sono riconducibili alla scarsità di risorse idriche, alta densità di popolazione e agricoltura intensiva.
Ci sono delle differenza geografiche nei consumi idrici che dipendono soprattutto dal grado di sviluppo economico e tecnologico di un paese. I paesi ricchi, infatti, hanno maggiore possibilità di costruire impianti idrici più grandi. In queste condizioni, anche una breve siccità può avere conseguenze disastrose. L’Italia è considerata un paese ad alto rischio in cui, specialmente per quanto riguarda il Sud (in particolare Sicilia e Puglia) e le isole, dove si verificano molto spesso crisi idriche.
Per quanto concerne l’evoluzione della siccità nel mondo negli anni che ci aspettano, le previsioni degli scienziati sono a dir poco preoccupanti: a questo ritmo, entro il 2030, la scarsità d’acqua, unita alle conseguenze di siccità, carestie e guerre, potrebbe essere responsabile di oltre settecento milioni di sfollati e rifugiati.
Un argomento strettamente collegato alla crisi idrica (di cui è peraltro responsabile) è l’inquinamento dell’acqua. A causa di numerose sostanze inquinanti alcune riserve sono inutilizzabili. Ci sono diversi tipi di inquinamento dell’acqua: l’inquinamento civile, dipendente dagli scarichi urbani delle città e delle abitazioni; l’inquinamento industriale, dovuto alle sostanze della produzione industriale; l’inquinamento agricolo, causato dall’eccessivo utilizzo di pesticidi e fertilizzanti.
Cosa possiamo fare noi?
Anche le scorrette azioni dell’uomo hanno contribuito all’intensificazione della problematica; è possibile rimediare attraverso la prevenzione. Per evitare l’acuirsi di crisi idriche è opportuno mettere in atto una serie provvedimenti, anche individuali, per poter preservare e gestire nel modo più opportuno il patrimonio idrico globale: gestire in maniera oculata e razionale le falde acquifere, ridurre i consumi, realizzare interventi di riparazione e rifacimento delle condotte, impiegare reti di adduzione che consentano l’utilizzo di acqua pregiata per fini potabili e di acqua depurata per usi compatibili.