Metà degli italiani sono più preoccupati dal riscaldamento globale che dalle guerre. Questo il dato dell’ultimo rapporto Censis, che immortala come, per il 49,6% degli italiani, al primo posto tra i fenomeni globali che condizioneranno il futuro del Paese ci sia il cambiamento climatico. Crisi economica e guerre in Medio Oriente e Ucraina lo seguono, dopodiché a preoccupare gli italiani sono le migrazioni internazionali.
Eppure, una tale preoccupazione ambientale non sembra tradursi in altrettanto grandi azioni concrete per prevenire il disastro: nel 2021 solo il 41% riteneva fondamentale modificare profondamente i comportamenti per combattere la crisi climatica, mentre secondo un’indagine dello scorso dicembre solo il 34% degli italiani sarebbe disposto a rinunciare alla carne nella propria alimentazione per migliorare il clima, il 33% all'auto e il 29% all’aereo. Non solo, ma per quasi un quinto dei cittadini italiani le cause del riscaldamento globale non sono del tutto chiare e la sua stessa esistenza è dibattuta.
Quando si tratta di fare qualcosa, quindi, non tutti sono disposti a spendere impegno e risorse per aiutare il Pianeta, ma la paura del suo futuro rimane: nel 2022 il 69% degli italiani contro la media globale del 48% considerava il cambiamento climatico una minaccia significativa. L’anno successivo il tema era stato menzionato nel livello più basso delle questioni più importanti da affrontare globalmente secondo i cittadini americani: davanti al clima c’erano l’economia, le guerre e diritti civili come l’aborto e i diritti LGBTQI+.
Tornando all’Italia, se tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, a giocare un ruolo decisivo per quanto riguarda l’impegno attivo per l’ambiente c’è la scolarizzazione. Secondo ISTAT, infatti, “una maggiore propensione delle persone con titolo di studio più elevato si rileva anche nell’attenzione a non sprecare acqua ed energia (circa 5 punti percentuali di differenza per entrambi gli indicatori)”, scarto che sale a 20 punti quando si considera l’abitudine di leggere le etichette dei prodotti, similmente a quanto accade rispetto ai prodotti biologici e quelli a chilometro zero.
Alla luce di questi dati la preoccupazione per la situazione climatica non può che aumentare con l’arrivo della Legge di Bilancio per il 2025, che prevede di tagliare oltre 5 mila cattedre nelle scuole italiane. Perché se il riscaldamento globale si può prevenire e, almeno in parte, curare nelle scuole, in modo diretto con educazione e attività sulla crisi climatica e indirettamente con la scolarizzazione, senza un sistema scolastico solido si rischia di peggiorare non solo la situazione sociale del Paese, ma anche la crisi climatica globale.