Il 20 gennaio 2025 Donald Trump ha giurato per la seconda volta fedeltà agli Stati Uniti diventando il 47esimo Presidnete degli Stati Uniti. A Trump sono bastate giusto qualche ore per firmare numerosi ordini esecutivi: così ha modificato le norme sullo ius soli, concesso il perdono presidenziale a 1500 partecipanti all'assalto di Capitol Hill, introdotto nuovi dazi e molto di più. Tra le decisioni che hanno fatto parlare di più c'è il ritiro dall'OMS, Organizzazione Mondiale per la Sanità, e dall'Accordo di Parigi.
Accordo di Parigi: cos'è?
Si tratta di un trattato internazionale il cui obiettivo primario è quello di contrastare il cambiamento climatico stipulato nel 2015 nei pressi di Parigi dai membri dell' UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Effettivamente non è la prima volta che siparla di contrasto al cambiamento climatico: già nel 1992 al vertice della Terra di Rio venivano adottate tre convenzioni, tra cui la UNFCCC, per agire collettivamente nella limitazione delle emissioni di gas a effetto serra e nella protezione di persone e ambiente. Più tardi, nel 1997, i firmatari nel UNFCCC concludono il protocollo di Kyoto, ovvero il primo accordo che oltre a riconoscere la necessità di combattere il cambiamento climatico stabilisce obiettivi precisi per farlo. Ma la vera svolta arriva proprio con l'accordo di Parigi, che rafforza le volontà dei trattati precedenti e introduce grandi novità.
Il 22 Aprile 2016, in occasione della giornata della Terra, viene aperto l'accordo alle firme. Ben 195 Stati firmano il trattato, ma questo per entrare in vigore necessita di condizioni ben precise: deve essere ratificato da almeno 55 Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici i quali rappresentano almeno il 55% delle emissioni gas del pianeta. Le condizioni vengono raggiunte e a novembre dello stesso anno il trattato entra in vigore.
Gli obiettivi del trattato
L'obiettivo principale, quello di lungo termine, è mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2 °C e limitarne l'incremento a 1.5 °C entro la fine del secolo. Vi sono poi poi altro obiettivi, anche essi essenziali per il funzionamento dell'intero piano:
- Le parti devono impegnarsi a presentare piani d'azione nazionali al fine di ridurre le proprie ambizioni, e tali piani devono essere rivisti ogni 5 anni per rendere più ambiziosi i propri piani.
- I Paesi devono comunicare l'un l'altro e rendere noti al pubblico i risultati raggiunti per garantire trasparenza e controllo.
- È compito di ogni membro aiutare i paesi vulnerabili con finanziamenti sul clima sia per ridurre le emissioni che per diventare più resilienti ai cambiamenti climatici.
Anche l'UE, i cui membri hanno firmato e ratificato tutti l'accordo di Parigi, ha elaborato un piano per raggiungere gli obiettivi sopra descritti, così nel 2020 nasce il Green Deal europeo, o Patto verde europeo: una serie di iniziative politiche che si propongono di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
E l'America?
Non è un segreto che l'accordo di Parigi vada particolarmente stretto proprio a Trump, che già in occasione del suo primo mandato aveva provato a recedere dal trattato. Con la nuova presidenza di Biden gli ambientalisti avevano tirato un sospiro di sollievo vista la decisione di non recedere, ma inutile dire che il primo pensiero di Trump con il nuovo mandato è stato proprio ritornare sui suoi passi in termini di clima.
La motivazione appare evidente: da una parte abbiamo un Paese che secondo il report EDGAR 2023, il Database delle emissioni per la ricerca atmosferica globale, guadagna il secondo posto, dopo la Cina, in quanto ad emissioni di gas serra mondiali con 5,961 milioni di tonnellate di CO2. Dall'altra parte invece abbiamo un Presidente dichiaratamente contrario all'esistenza di una crisi climatica, un Presidente che in fondo si direbbe quasi sollevato da tutti questi spiacevoli effetti, come quando gioì dell' innalzamento del livello del mare, d'altronde più acqua vale a dire "più proprietà con vista Oceano". Oppure potremmo ricordare quella volta in cui si indignò per lo stop delle trivellazioni in Alaska per la ricerca di Petrolio sotto la presidenza di Biden.
Sapete qual è la cosa più curiosa? Che mentre Trump grida all'allarmismo e alle bufale che servono solo a scoraggiare un'America finalmente "Great Again" le assicurazioni americane ritirano la copertura sui danni causati dai disastri ambientali proprio su quelle case in Florida con la vista tanto bella sull'Oceano, o alle ville di cui è rimasta solo cenere e legno bruciato in quel di Los Angeles. Ma perché tanta preoccupazione? D'altronde "il cambiamento climatico non esiste".