Quale percorso di studi hai seguito per arrivare dove sei oggi?
Ho perso un anno al liceo scientifico per poi fare l’artistico, dopo di che ho frequentato l’Accademia Albertina ma ho mollato a nove esami dalla laurea. In Accademia ho conosciuto Pierpaolo Rovero che è stato il mio insegnante di fumetto. È lui che mi ha insegnato a rendere questa mia passione una professione. Ho imparato anche leggendo e cercando di avere sempre una fame di conoscenza tale da diventarne ossessionato.
Qual è l’aspetto del tuo lavoro che ti piace di più?
Tutti quegli aspetti che stimolano la creatività: scrivere una storia, curare la regia, disegnare un personaggio per la prima volta. Non amo i processi più tecnici come la colorazione a tinte piatte o l’inchiostrazione, ma cerco di apprendere anche da questi aspetti più ripetitivi.
Quando disegni i tuoi fumetti pensi mai a cosa la gente si aspetti da te? Se sì, questo ti dà la spinta per migliorarti?
In realtà no, ma quando mi capita non mi ci soffermo troppo. Bisogna però sempre considerare a che tipo di pubblico ti rivolgi: questo ti dà gli estremi per capire cosa puoi raccontare e quali temi puoi affrontare. Sapere che mi leggono in molti mi dà un’ulteriore spinta per dare sempre di più, ma cerco di non tramutare questa consapevolezza in ansia da prestazione.
Quando hai scelto di pubblicare Kids with Guns pensavi che avrebbe avuto questo impatto positivo sul pubblico?
Quando ho cominciato Kids with Guns non pensavo potesse essere pubblicato: ho inserito tutto quello che amavo e quando i ragazzi di Bao Publishing mi hanno proposto di lavorarci assieme è stato davvero il meglio che mi potesse capitare. Il mio consiglio per i giovani autori è di avere una fede assoluta nelle proprie aspirazioni. Rispetto al pubblico siamo molto felici dell’accoglienza, abbiamo avuto risultati davvero notevoli e non vediamo l’ora di farvi leggere il secondo volume.
Molti artisti nelle loro illustrazioni rappresentano quello che pensano possa piacere al pubblico. Tu disegni solo con questo obiettivo o lo fai anche per te stesso?
A dire il vero non penso siano molti. L’illustrazione è una passione e perché rimanga tale il soggetto deve piacere in primis all’autore. Sui social pubblico spesso fanart di cartoni anni Ottanta/Novanta ed essendone un grande estimatore disegnarle mi diverte molto. Disegno molti dinosauri che sì, piacciono a tutti, ma sono anche una delle mie più grandi passioni. Mi piace anche moltissimo vestire i miei personaggi: guardo spesso al mondo della moda, anche solo per captare un certo tipo di tendenza. Mi aiuta a conoscere meglio ciò che mi circonda.
Con il tuo talento hai lasciato tutti senza fiato. Che progetti hai per il futuro?
Al momento sto lavorando al secondo volume di Kids with Guns e sto continuando a scrivere la sceneggiatura di Sappy, un fumetto disegnato da Oscar Carenzi e colorato da Albhey. Poi ho una serie di progetti in cantiere.