Attualità
La storia di Greta, transgender a 14 anni
La nostra intervista a Greta, ragazza transgender di quattordici anni. Un altro contributo per la nostra inchiesta LGBT: conoscere per comprendere
Camilla Di Gennaro | 29 settembre 2020

Si aggiunge un nuovo contributo alla nostra inchiesta dedicata alla comunità LGBT dopo l'articolo sulla vicenda di Caivano e le interviste al linguista Luca Serianni e al Dr. Daniele Biondo, psicologo.

Greta ha quattordici anni e vive a Ravenna, fin da piccola si rende conto di avere tutto un mondo da esplorare dentro di sè: ci ha raccontato la sua storia, il suo percorso di consapevolezza e il suo coraggio di mostrarsi senza nascondersi. 

Come e quando hai cominciato ad avere un rapporto conflittuale con il tuo corpo? L’hai manifestato subito o hai cercato di tenerlo nascosto?

Quando ero piccola, avevo sei anni, stavo male ma non capivo per quale motivo: non mi nascondevo del tutto perché lo dicevo ai miei genitori ma loro pensavano che io scherzassi. Ho capito la mia condizione intorno alla seconda media quando ho iniziato a svilupparmi e anche i miei genitori hanno capito che c’era qualcosa che non andava perché mi chiudevo in bagno e non volevo farli entrare finché mia madre non mi ha presa di petto e mi ha portata in un centro specializzato a Firenze per farmi avere un supporto psicologico.

Quando hai cominciato a voler manifestare la tua femminilità anche esteriormente?

Questo aspetto è venuto insieme alla consapevolezza della mia condizione. Volevo far vedere a tutti che ero una femmina e così ho cominciato a vestirmi e truccarmi. Non ho mai sentito il bisogno di nascondermi, volevo far vedere quello che ero.

Come è cambiato il tuo rapporto con i tuoi genitori e con tuo fratello?

Con i miei genitori non è cambiato più di tanto, forse con mia madre dato che adesso mi porta in giro per negozi. Il rapporto con mio fratello è cambiato, prima eravamo due fratelli gemelli maschi ed era abituato a rapportarsi con me in modo diverso. Una cosa però non è cambiata: continuiamo a litigare come prima!

Hai subìto degli atti di bullismo a scuola?

Bullismo ne ho subito soprattutto a parole più che altro e non voglio dirle perché sono parolacce. Hanno iniziato ad ignorarmi quando hanno visto alcune interviste in tv dei miei genitori e forse hanno smesso perché hanno capito che avevo qualcuno che mi avrebbe protetta e difesa ma hanno iniziato ad ignorarmi. 

C’è mai stato qualcuno all’interno della scuola che ha cercato di fare qualcosa per includerti?

C’è stata una professoressa di sostegno che cercava di integrarmi ma i professori pensavano che fossi io ad isolarmi. Io ci provavo ma i miei compagni non ricambiavano i miei sforzi e così anche la professoressa ha smesso di insistere vedendo la reticenza degli altri compagni.

Quali bagni ti permettono di usare a scuola?

L’anno scorso, nella scuola media, mi facevano usare quello dei disabili e invece quest’anno, al liceo, uso quello delle femmine. Nessuno nella vecchia scuola mi ha mai impedito ufficialmente di andare in quelle delle donne ma me lo sconsigliavano: io ci sono sempre andata. 

Ti senti esclusa dalla lingua quando si usa il maschile plurale nei nomi collettivi?

L’anno scorso mi toccava tantissimo perché non volevo sentire il maschile su di me ma quest’anno non mi tocca affatto, so di essere una femmina e non mi interessa più, so benissimo che è solo una formalità e non ci faccio neanche più caso.

Cosa consiglieresti ai ragazzi che si trovano ad affrontare questa condizione? Cosa vorresti dire a chi si nasconde perché non trova il coraggio di parlarne con qualcuno?

Io consiglio di uscire allo scoperto perché più lo nascondi e più soffri, tenersi tutto dentro è deleterio. Il corpo poi si sviluppa e prima ti racconti con i tuoi genitori e meno soffrirai stando meglio con te stesso. Nascondersi porta sofferenza e non ti fa stare bene.  

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