Attualità
Come stiamo cambiando
Simone Di Toma, Raffaele Caliò | 10 febbraio 2021

Nell’anno che abbiamo da poco salutato, la società con cui eravamo abituati a confrontarci è cambiata profondamente. La pandemia da Covid-19 è stata la maggiore protagonista delle trasformazioni che hanno letteralmente stravolto il nostro modo di vivere sotto diversi aspetti: il lavoro, lo studio, le relazioni umane e sentimentali, i passatempi, le passioni, la nostra libertà di fare ciò che prima davamo per scontato. Ci sentiamo tutti cambiati nel profondo da quanto abbiamo vissuto, sia dal punto di vista umano che pratico. Come ogni anno, il Censis ha riassunto attraverso i numeri i maggiori cambiamenti, fornendo un quadro complesso e interessante dell’evoluzione antropologica dell’Italia. E i giovani come sono cambiati? Tanti sono stati i passi indietro che li hanno fatti precipitare nell’incertezza e nella paura: il futuro è diventata un’incognita sempre più grande e i sentimenti politici tendono a estremizzarsi nella direzione dell’intolleranza e della sfiducia. Cerchiamo di leggere insieme in che direzione ci stiamo muovendo.

LA SCUOLA DEGLI ESCLUSI

La scuola è stata la maggiore vittima di questo anno nefasto e gli adolescenti hanno pagato sulla propria pelle il prezzo della disorganizzazione e dell’incapacità delle istituzioni a trovare soluzioni alternative. Se già il problema della dispersione scolastica era ai limiti del drammatico, adesso la situazione è letteralmente precipitata: solo l’11,2% degli oltre 2.800 dirigenti scolastici intervistati dal Censis ha confermato di essere riuscito a coinvolgere nella didattica tutti gli studenti. Nel 18% degli istituti ad aprile mancava all’appello più del 10% degli alunni. Il 53,6% dei presidi sostiene che con la didattica a distanza non si riesce a coinvolgere pienamente i ragazzi con bisogni educativi speciali e il 37,4% teme di non poter realizzare progetti per il contrasto alla povertà educativa e per la prevenzione della dispersione scolastica.

CRESCITA DI DISOCCUPAZIONE GIOVANILE E FEMMINILE

Incertezza e sfiducia nel futuro: nel confronto tra 2019 e 2020 emerge che i giovani occupati tra i 15 e i 34 anni sono stati particolarmente colpiti dalla perdita del lavoro. Se a questi dati si affianca la variabilità di genere, le donne sono ancora una volta le vittime principali. Il tasso di occupazione totale, che per gli uomini raggiunge il 66,6%, presenta un divario di oltre 18 punti a sfavore delle donne. Nella classe di età 15-34 anni, la distanza da colmare per le donne è di 13 punti, ma in ogni caso solo 32 donne su 100 risultano occupate o in cerca di una occupazione.

TURISMO DI PROSSIMITÀ

Uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia è stato senza dubbio il turismo: a causa delle restrizioni, il turismo internazionale ha subito un crollo senza pari, e con esso l’affluenza alberghiera. Anche il turismo si è reinventato: le vacanze a corto raggio nelle rispettive seconde case sono state la scelta di molti italiani nel 2020. Poco meno di un 1 italiano su 4 dispone di almeno un’altra residenza collocata in un Comune diverso da quello di residenza. La quota di famiglie che hanno accesso a una seconda casa si attesta sul 18% tra i nuclei di livello medio-basso e sale addirittura al 40,6% nelle famiglie di livello economico medio-alto. Ben il 34% di queste, sempre secondo i dati della stessa indagine, dichiara di averne fatto nel 2020 un utilizzo maggiore che in passato.

INTERNET-19

La “rete delle reti” ha retto a un aumento di traffico senza precedenti, permettendo a tutti gli italiani di continuare a lavorare, a studiare e a mantenere i contatti con i familiari lontani o semplicemente non raggiungibili. Dopo averlo criticato per anni, possiamo dire che il web ci ha letteralmente salvato le vite. L’87% dei rispondenti ai sondaggi ha dichiarato di avere utilizzato la connessione internet fissa a casa e che questa è stata sufficiente; meno del 10% ha lamentato una mancanza di banda sufficiente e oltre il 70% dei cittadini ha dichiarato di possedere le competenze di base necessarie per svolgere tutte le attività online.

PAURA NERA

Paura per il futuro e per il presente: il virus ha gettato nell’incertezza una generazione che già prima della pandemia aveva poca fiducia e prospettive. Ora, il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente, il sentimento prevalente; e tra le varie conseguenze c’è un’evidente tendenza ad accettare atteggiamenti autoritari. Il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, il 77,1% chiede pene severe per chi non indossa le mascherine, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento e il 56,6% chiede addirittura il carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della quarantena. Questo atteggiamento cinico e spietato porta il 31,2% degli intervistati a non volere che vengano curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili, si sono ammalati. E per il 49,3% dei giovani è giusto che gli anziani vengano assistiti solo dopo di loro. Il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia (solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori).

PENA DI MORTE

Difficile dire se sia direttamente collegato all’esasperazione e alla pandemia, ma un dato estremamente preoccupante è il fatto che il 44% degli italiani si ritengano favorevoli alla pena di morte e sono soprattutto i ragazzi a ritenerla necessaria. Un dato che certamente fa paura e che non può lasciarci indifferenti. In un momento di crisi come quello attuale, in cui la gente non trova una base solida a livello istituzionale, il disordine ed il caos portano a confondere la libertà con la disciplina, andando ad utilizzare ogni mezzo possibile per difenderla, compresa la morte. Lo Stato, così, diventa un mero “giustiziere della notte”.

RICCHI SEMPRE Più RICCHI, POVERI SEMPRE Più POVERI

Un’altra situazione esasperata dalla pandemia è il divario sempre più ampio tra ricchi e poveri. Secondo il 92% degli italiani infatti le situazioni di disagio si sono inasprite: il sistema economico è messo a dura prova, il sistema politico rappresentativo non dà risposte sufficienti e – mentre i poveri diventano sempre più poveri – i ricchi accrescono la propria fortuna. Nel 2020 in Italia, il 3% della popolazione possiede il 34% delle ricchezze. Situazione che poi lo Stato ha cercato di ‘rattoppare’ grazie al Reddito di Emergenza, previsto nel Decreto Rilancio. Quasi 700.000 italiani hanno attinto dai soldi stanziati.

NUOVI CENTRI CITTÀ

Uno dei mercati che ha subito l’impatto maggiore della crisi che viviamo è stato sicuramente quello immobiliare. Non essendoci più la necessità che il lavoro d’ufficio sia effettivamente svolto sul posto di lavoro, il mercato immobiliare sul non residenziale ha portato a una crisi dei centri storici. Le persone non attraversano più le città per andare a lavoro, i ragazzi – costretti a casa per la DaD – non animano più le strade, i turisti sono ormai solo un lontano ricordo e così i centri urbani vivono una desertificazione mai vista prima a discapito di negozianti, ristoratori e abitanti che assistono al degrado e alla povertà più estrema.

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