Quello che stiamo vivendo è senza dubbio un periodo storico eccezionale, eppure non isolato nella storia: le epidemie hanno segnato in modo indelebile la storia dell'umanità e basta guardare a un secolo fa per capire che non siamo i primi e non saremo certo gli ultimi a vivere una panemia. Ma il passato ci insegna anche che anche il peggio ha un termine e vale la pena guardare al futuro con ottimismo.
La spagnola
Nel 1918, quasi alla fine della Grande Guerra, il mondo vide insorgere quella che sarebbe stata la più terribile epidemia mai vista fino a quel momento: l’Influenza Spagnola. Questa malattia ha causato circa 50 milioni di morti e 500milioni di contagiati. Si dice che abbia ucciso più persone in 24 settimane che l’AIDS in 24 anni e in un anno più di quante ne abbia uccise la peste nera in un secolo. Le ipotesi sulla sua origine sono molteplici, ma quella più accreditata afferma che il virus H1N1 sia arrivato dalla Cina e si sia diffuso nel mondo a causa di una mutazione avvenuta in Kansas, negli Stati Uniti. Il primo focolaio, infatti, è stato registrato proprio in quello Stato, ma non è stato riportato a causa della censura della stampa dovuta al conflitto mondiale. La diffusione, come per il Covid-19, è avvenuta per via aerea ed è imputabile agli spostamenti dei militari da uno Stato all’altro. Tuttavia, il numero e le date effettive in cui sono state registrate le ondate della Spagnola non sono coerenti a livello globale, però si ritiene che ci siano state tre ondate distinte: la primavera del 1918, l'autunno del 1918 e l'inverno del 1918-1919.
L'origine del nome
All’epoca, la Spagna, che non aveva preso parte alla Grande Guerra, era immune dalla censura militare e dunque era l’unico paese che parlava della reale situazione sanitaria e della pericolosità del virus. La trasparenza dimostrata nella diffusione delle informazioni sanitarie è costata al paese la fama di nazione dove l’epidemia era particolarmente virulenta e il titolo immeritato di paese fonte del contagio.
Covid
Al giorno d’oggi, invece, le informazioni sul Covid-19 viaggiano in tempo reale e ci consentono di conoscere minuto per minuto l’evolversi della situazione a livello globale. Nonostante ciò, in un primo periodo, molte nazioni hanno cercato di minimizzare, se non occultare, il fenomeno pandemico, “aiutando”, in un certo senso, il virus a diffondersi in maniera più veloce. Il ritmo dei contagi per coronavirus, infatti, è molto più sostenuto rispetto a quello dell’Influenza Spagnola, a causa anche della globalizzazione che consente lo spostamento di beni e persone in maniera più rapida e in scala maggiore. Dall’inizio della pandemia, infatti, si sono registrati circa 140milioni di casi e 3milioni di morti.
Analogie
Sono molte le analogie che legano, purtroppo, le due epidemie. Tra i tanti fattori comuni c'è senza dubbio l’origine cinese del virus e il tentativo di insabbiare la verità in merito alle date dei primi contagi e alla loro diffusione. Inoltre, oggetto di riflessione è di certo l’adattamento del virus che ha portato, ora come allora, alla nascita di varianti sempre più aggressive e la successione di nuove ondate che non smettono di causare morti e ci allontanano sempre di più dal momento di ritorno alla “normalità”. Un’indiscutibile analogia che accomuna le due pandemie, nonostante sia trascorso un secolo, è la privazione della libertà di ogni essere umano. Come allora, infatti, siamo costretti ad indossare mascherine e limitarci in ogni relazione.
Differenze
La differenza principale, rispetto a quel lontano 1918, è un secolo di progresso scientifico, che ci consente di sperare nel vaccino. Se infatti un tempo la cultura dei vaccini era molto diversa e non c’erano le possibilità tecniche per poterne sviluppare uno, oggi sono ne sono stati sviluppati numerosi. La campagna vaccinale, inoltre, ha un grande seguito e ci da una grande possibilità per sconfiggere il virus una volta e per tutte.