Una delle categorie più colpite durante la pandemia sono stati e sono tutt'ora gli adolescenti. Effettivamente, durante il Covid-19, qualcuno si è mai chiesto “Come stanno i giovani?”. No, e lo dimostrano le statistiche. Mentre si stava affrontando il problema epidemiologico e si discuteva su come poter migliorare la situazione, i giovani soffrivano.
Il peso delle colpe
“Siamo una pedina facile da attaccare, non abbiamo molti strumenti per difenderci”, dice uno studente di terza liceo, poco dopo la risalita dei contagi a novembre 2020. In effetti i giovani non hanno tanti strumenti quanto un adulto per difendersi. Difendersi dalle colpe che vengono loro attribuite a causa dell’aumento dei contagi. È, infatti, nella natura umana cercare di trovare un responsabile della situazione. Questo fenomeno viene chiamato la sindrome del deresponsabilizzato; consiste nell’atto di addossare colpe a una qualsiasi persona perché è facile, ci permette di avere un senso di controllo e di scaricare le emozioni negative. Gli adolescenti, quindi, oltre a sentirsi schiacciati dalla situazione di per sé difficile di suo, si sono, ovviamente sentiti ancora più oppressi dalle colpe.
Le statistiche
Le statistiche, infatti, ci informano che, da ottobre 2020, gli ingressi in ospedale sono aumentati considerevolmente, in particolar modo per disturbi alimentari, tentativi di suicidio e atti di autolesionismo. Le richieste di ricovero dei giovani sono aumentate del 50% rispetto al 2019. Si sono estesi anche i problemi relativi al sonno, all’ansia, allo stress, alla suscettibilità dovuti all’isolamento forzato durante il quale i ragazzi hanno occupato il loro tempo sui social network, giocando ai videogame, guardando TV o fissando il soffitto. Un sondaggio effettuato a genitori, provenienti da Italia e Spagna, di bambini di età compresa tra 3 e 18 anni ha captato ancor più nel dettaglio quanti bambini e adolescenti abbiano risentito di questo delicato periodo. Lo studio ha constatato che l’86% dei genitori ha notato dei cambiamenti nei comportamenti dei figli dalla pandemia a prima di quest’ultima. I cambiamenti più frequenti rilevati sono stati: difficoltà di concentrazione (77%), noia (52%), irritabilità e irrequietezza (39%), nervosismo (38%), solitudine (31%), disagio e preoccupazione (30%). Gli studiosi, inoltre, sostengono che la solitudine e la preoccupazione provata dai giovani possa influire sulla loro futura salute mentale. La soluzione che offrono i ricercatori per superare questo periodo è quella di riorganizzarsi la giornata, creando una nuova routine. È indispensabile sperare nel futuro, credere in un nuovo inizio nel modo più positivo possibile.