Nonostante siano passati quattordici anni dall’uscita del gioco, Pokémon Mystery Dungeon: Esploratori del Cielo rimane una delle migliori produzioni Pokémon. Ma perché, nel 2023, ha ancora senso ed è cosa attuale giocarci? La risposta, nella sua complessità, parte da un’affermazione molto semplice: oltre alla eccellente trama, ricorre un’incredibile attualità dei temi che il gioco affronta.
“Tutti abbiamo bisogno di un amico quando ci sentiamo giù” Sunflora
Immagina di ritrovarti su una spiaggia, di aver perso la memoria e, come se ciò non bastasse, di esserti trasformato in un Pokémon. Nella solitudine con la quale ogni Mystery Dungeon comincia, quello che poi sarà il tuo amico inseparabile ti soccorre per la prima volta. Si afferma fin da subito il tema dell’amicizia e della fiducia: in un attuale mondo dove l’individualismo è diventato quasi una necessità inderogabile, il gioco afferma in maniera molto forte il bisogno di un fedele amico, mostrando l’amicizia come una forza che un Pokémon, e dunque un umano, non potrebbe mai avere da solo.
“Che brutta faccia, ohibò!” Bidoof
La trama prosegue in modo del tutto imprevedibile, con rovesciamenti inaspettati della storia, che aprono il tema della difficoltà nella distinzione del bene e del male. Questi due si fondono e si confondono in maniera sorprendente, costringendo il giocatore a non soffermarsi sul solo aspetto esteriore di un personaggio e a capire chi sia il vero cattivo e quanto sia sbagliato associare la sapienza alla bontà e la stupidità alla cattiveria. Di fronte a queste difficili considerazioni, la storia prosegue.
“È una storia che deve essere ricordata. È una storia di speranza per un futuro di pace”
La storia non si potrà mai ripetere, ma dovrà essere ricordata: questo è uno dei temi più importanti, ancora attuale, che viene spesso dimenticato e che sancisce anche l’importanza del ricordo degli avvenimenti storici umani. Il gioco riesce a inserire il tema in modo particolarmente intelligente, usando il passato e il futuro. Proprio quando il futuro sembra un nefasto destino non modificabile, la grande Storia cambia tutte le sorti, e la trama crea temi sempre più difficili da affrontare.
“Per portare la pace in questo mondo… dobbiamo scomparire”
Ed ecco che si entra nel massimo punto tematico dall’attualità disarmante: fino a quanto sei disposto a sacrificarti per un bene superiore? Fino a quanto ti spingeresti per salvare le persone che ami? Ogni tua scelta avrà conseguenze negative, ma quale tra queste riterrai il male minore? Il giocatore viene improvvisamente costretto a rispondere e ad affrontare queste domande, e si trova davanti a una scelta.
“Pare proprio che… io ti debba dire addio…”
Tale scelta, che coinvolge due personaggi nella storia, impone un ultimo sacrificio: l’addio. L’immedesimazione nel personaggio che il gioco ha fatto avvenire, aggiunta a una serie di brani coerentemente contestualizzati, rende l’addio incredibilmente sofferente. Tutte le peripezie vissute, tutti i momenti felici convergono in questo punto tanto necessario quanto incredibilmente attuale. La solitudine, che prima appariva tanto negativa e lontana, sembra ormai vicina. Ed è proprio in questo momento che ti accorgi che non sarai mai solo, ma avrai sempre i tuoi amici nel cuore. Così Pokémon Mystery Dungeon si conclude, motivando ogni evento in sospeso e lasciando un’ultima riflessione, applicabile anche all’attuale mondo umano, condivisibile o non, ma comunque incredibilmente profonda:
“Naturalmente ci sono molti ricercati in questo mondo che vengono catturati e puniti, ma Pokémon davvero cattivi, non ne esistono” Wigglytuff.