Negli ultimi giorni è stata approvata la legge di Bilancio per il 2023 e tra le diverse manovre proposte c’è quella dell’abolizione del Bonus Cultura. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha però garantito che la decisione non ha lo scopo di cancellare totalmente la 18App, ma semplicemente di modificarne il progetto.
Ma in cosa consistono queste modifiche? I cinquecento euro che prima erano accessibili a tutti i diciottenni senza alcun tipo di limite, ora saranno disponibili solo a studenti con un reddito familiare al di sotto di una certa soglia. "Non c'è ragione che lo riceva il figlio di un milionario, di un parlamentare, o mia figlia" ha dichiarato Meloni, aggiungendo poi: "Va introdotto un limite al reddito di chi accede a questa misura, e vanno meglio definiti i contenuti e le cose che si possono acquistare con queste risorse".
I soldi risparmiati con questa riforma, circa 230 milioni di euro, sarebbero distribuiti all’interno del settore dello spettacolo, ma non solo. Le iniziative che verrebbero finanziate tramite i soldi ricavati dalla “parziale” abolizione del Bonus Cultura saranno devoluti anche al Fondo per lo spettacolo dal vivo, al sostegno delle attività di rievocazione storica de "La Girandola" di Roma, alle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi e all’istituzione di una fondazione di diritto privato denominata «Fondazione Vittoriano».
Molti sono coloro che si sono dichiarati contrari alla manovra, tra cui il Pd, il Movimento 5 Stelle e Italia Viva. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha annunciato su Twitter di essere pronto a fare ostruzionismo parlamentare. “Chiediamo alla premier Meloni di intervenire per bloccare la distruzione del Bonus Cultura per i giovani. Sappiamo che alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia dicono che con la cultura non si mangia. Ma noi non siamo d’accordo: tagliare sulla cultura e sui giovani è il modo piu’ sbagliato per costruire il futuro. Abbiamo lanciato questa idea sette anni fa e da allora molti Paesi hanno copiato la nostra idea, cominciando da Francia e Germania. Distruggere il Bonus Cultura solo perché l’ha introdotto Renzi significa fare del male alle nuove generazioni. E all’industria della cultura”.