Quello dei migranti minorenni che sbarcano in Italia è un vero e proprio dramma che sta mandando in tilt i Comuni e che acuisce lo scontro politico.
I dati più recenti (31 luglio) hanno censito «21.710 migranti minori— alla stessa data del 2022 erano stati 16.470 — con una percentuale di maschi nettamente superiore a bambine e ragazze: una su dieci, appena il 12,8%. La maggior parte, ben il 44,6%, ha 17 anni. Un quarto, il 25,4%, ha 16 anni; poco più di uno su dieci, l’11,9%, ne ha 15. Poi ci sono i più piccoli. La fascia tra 7 e 14 anni è il 16%». Il 2% ha meno di 2 anni.
Sono in prevalenza egiziani, il 24,7%, e tunisini, il 20,4. Seguono Guinea, Costa d’Avorio, Gambia. «La distribuzione geografica non è omogenea - scrive il Corriere della Sera - E questo è il primo problema. Il 23,8% viene accolto in Sicilia, il 12,9% in Lombardia e l’8,3% nell’Emilia-Romagna, il 6,7% nella Campania, il 6,3% in Puglia, il 6,2% in Calabria, il 5,8% nel Lazio».
Raffaela Milano di Save the Children spiega i rischi cui si va incontro al Corriere: «Sono in una condizione di particolare vulnerabilità, viaggiano senza adulti di riferimento e per molti il rischio è che se non si attiva subito un’accoglienza e una rete di protezione possano diventare facile preda di circuiti di illegalità e sfruttamento».
La legge Zampa è quella che dal 2017 regola la questione, nel rispetto delle convenzioni internazionali: prevede «un sistema organico e specifico di accoglienza», standard omogenei per l’accertamento dell’età e per l’identificazione, la «protezione dell’interesse del minore» attraverso tutori e famiglie affidatarie, il diritto alla salute e all’istruzione. Il centrodestra dice che è «una legge del Pd» e non funziona, le opposizioni lamentano l’affossamento del Sistema di accoglienza e integrazione seguito al decreto Cutro, i ritardi del governo nei contatti con Comuni e Regioni e il funzionamento al contrario della valvola Tunisia: nei piani del governo deve riprendersi i migranti, ma intanto da lì aumentano le partenze.