In questo momento l’Italia sta vivendo la generazione più laica di sempre. Quali sono le principali cause?
Pace: La famiglia crede meno rispetto alle generazioni precedenti o crede in modo più individualizzato. C’è una religione su misura senza sentimento di appartenenza alla Chiesa Cattolica che si riflette dai genitori ai figli. L’altro fattore è il pluralismo religioso dovuto all’arrivo di tanti migranti che ha spinto le persone ad accentuare quella ricerca di altre vie religiose rispetto a quelle in cui si è nati.
Cavallini: La fede è difficilmente misurabile. La perdita di sentimento religioso invece è tangibile e fa parte del processo di secolarizzazione che riguarda tutta la società, non solo la religione. A livello di cause interne alla Chiesa, senz’altro c’è un problema di linguaggio e di modo di presentare la fede.
Cosa può fare la Chiesa per avvicinarsi ai giovani?
Pace: La Chiesa ha provato a cambiare alcune cose, come per esempio il catechismo, che ha adottato una comunicazione meno astratta e più partecipata, ma resta sempre un problema di linguaggio tra chi deve ricevere e chi deve trasmettere la fede. Le parole e i messaggi non riescono più ad arrivare.
Cavallini: Per i ragazzi che vivono la Chiesa da fuori può esserci la percezione di una demonizzazione da parte della vita al di fuori dell’ambiente religioso ma, in base alla mia esperienza, la noia è una delle maggiori responsabili dell’allontanamento dei giovani. C’è un disinteresse e una distanza perché si trattano tematiche lontane dalla vita quotidiana.
In cosa credono i giovani, perché non si identificano più negli ideali della chiesa?
Pace: I giovani sono meno religiosi ma non sono disinteressati alla spiritualità. Il loro, è un modo per svincolarsi dalle istituzioni religiose ma c’è comunque voglia di arrivare a una religiosità attraverso le proprie esperienze e a modo proprio. Questa fluidità e mobilità fa pensare che il vero problema sia che la Chiesa Cattolica non riesca più a creare legami sociali.
Cavallini: In una buona percentuale di ragazzi c’è una fede in Dio che però non ha la forma tradizionale. C’è un bisogno di ricerca di senso, di orizzonte trascendente, un’esigenza religiosa che persiste ma che non si rispecchia nella proposta cristiana. Si sente parlare abbastanza di religione da bambini, poi i linguaggi diventano inadeguati da giovani e da adulti. Se non c’è una riscoperta personale dei contenuti di fede si avverte la percezione della lontananza dalla Chiesa.
Papa Francesco è molto apprezzato anche dai non credenti perché è considerato rivoluzionario per le sue affermazioni e per l’immagine di chiesa che porta. Pensa che sia l’ora che tutta la Chiesa inizi ad avvicinarsi di più alla società moderna e ai giovani?
Pace: Papa Francesco prova a smuovere una Chiesa che è ferma da anni, dal Concilio Vaticano II e sembra aver capito che è necessario usare un nuovo linguaggio e toccare problemi che coinvolgono direttamente la società, come quello ambientale. Ma bisogna vedere se tutto il corpo della Chiesa, fatto anche di rendita e di pigrizie mentali, è disposto a mettersi in cammino.
Cavallini: La Chiesa sta vivendo un processo di modernizzazione, che ha avuto un momento di svolta con il Concilio Vaticano II. La modernizzazione e l’avvicinamento ai giovani e alla società non è qualcosa da cominciare ex novo, ma un processo che, tra alti e bassi, si sta già portando avanti da anni.
Cosa può dare la Chiesa ai giovani, che loro non possano trovare al di fuori di essa?
Pace: La Chiesa può offrire luoghi dove fare esperienza di comunità condividendo il bisogno di coltivare il proprio spirito e la sete di giustizia.
Cavallini: La proposta di Cristo, che cambia la vita a chi la incontra. Si potrebbero dire tantissime cose, ma al di là del servizio, dell’educazione e dei valori, c’è la persona di Cristo.