Javier Milei, leader del partito politico di estrema destra La Libertad Avanza, ha vinto le elezioni in Argentina dello scorso 19 novembre 2023, conquistando la maggioranza piena del 55% dei 35 milioni di argentini chiamati al voto, ed assumerà l’incarico come presidente il prossimo 10 dicembre. Il suo programma prevede profonde riforme per il Paese sudamericano, quali la dollarizzazione della moneta, l’abolizione della Banca centrale, il licenziamento di molti dipendenti pubblici, la presenza dello Stato limitata alle sole materie della sicurezza dell’istruzione di base e della giustizia. Ma al di là della novità, siamo di fronte ad una ennesima versione (mascherata) 2.0 del peronismo.
Chi è Javier Milei
Il nuovo inquilino della Casa Rosada (il palazzo di BuenosAires, la capitale dello Stato, dove per consuetudine risiede il presidente dell’Argentina) vanta una formazione nelle scuole cattoliche e università private, dove si è laureato in Economia. Milei si è fatto conoscere dal suo popolo come opinionista televisivo, con idee di estrema destra, libertarie ed anarco-capitaliste, a volte fin troppo estreme, esprimendo il favore, ad esempio, per la compravendita di organi e la creazione di un mercato delle adozioni, oppure per liberalizzazione della vendita di armi, o per l’abolizione della Banca Centrale.
Il personaggio è noto per il carattere aggressivo e violento, tanto che a scuola era soprannominato come “el loco”, cioè il matto. Questo mix di teatralità violenta ed atteggiamento non convenzionale è sfociato nella «furia anti establishment» della campagna elettorale; un’immagine su tutte lo riprende in un video divenuto virale, mentre in mezzo alla folla aziona una motosega accesa, a simboleggiare il taglio alla spesa pubblica e allo stato sociale.
Il discorso del Presidente
Nel discorso tenuto subito dopo la vittoria, il neopresidente ha annunciato di voler realizzare senza compromessi il programmaelettorale premiato dagli elettori, affermando che: “Non c’è spazio per il gradualismo”, “Oggi inizia la fine della decadenza argentina. Iniziamo la ricostruzione e a voltare la pagina della nostra storia”, “Riprendiamo il cammino che non avremmo mai dovuto perdere. Finisce il modello dello stato che impoverisce e benedice solo alcuni mentre la maggioranza soffre. È una notte storica, torniamo ad abbracciare l'idea della libertà”.
Il programma di Milei
Punto centrale delle drastiche riforme annunciate è la dollarizzazione della moneta di scambio: gli argentini utilizzeranno la valuta in dollari emessa dagli Stati Uniti in sostituzione dei propri pesos. Lo scopo è quello di ridurre la grave inflazione dei prezzi; per intendersi meglio, usando il controvalore del pesos in euro, lo stipendio medio di un argentino è di circa 350 euro al mese, mentre un affitto è in media di 400 euro.
È chiaro che l’ondata populista ha giocato sulla stanchezza e la rabbia del popolo argentino per la situazione economica, oltre che per i numerosi casi di corruzione di politici.
Anche se Milei si definisce un antiperonista, in realtà gli argentini hanno dovuto scegliere tra un peronista dichiarato, di sinistra, quale lo sconfitto Massa, e un peronista mascherato, quale il destrorso liberista Milei.
La storia in Argentina si ripete in un eterno ritorno. Juan Domingo Perón fu presidente negli anni Cinquanta ed ha lasciato una traccia indelebile nel modo di governare che più piace agli argentini: l’uomo solo al comando, che assume su di sé lo spirito del pueblo e lo guida verso orizzonti migliori.
Perón era un populista che rinunciò agli elementi centrali del fascismo per arrivare al potere. Invece ora, Milei, come in altri casi, Trum o Bolsonaro sembrano disposti a tutto.