Donne più precarie e più povere rispetto agli uomini: il report del Servizio Studi della Camera fa luce sulla disparità di genere ancora fortemente presente in Italia.
Inizio anno: tempo di bilanci e di analisi. Sul tema della parità di genere è stata realizzata una relazione dal Servizio Studi della Camera che analizza il rapporto fra donne e uomini nella sfera occupazionale. A emergere sono dati che parlano di disparità e di ancora una forte discriminazione lavorativa e salariale che va a impattare notevolmente sulle scelte di vita.
Partendo dal numero di posti di lavoro occupati: le donne lavoratrici sono circa 9,5 milioni, contro i 13 milioni di maschi lavoratori. Il dato femminile si abbassa ulteriormente fra le donne madri. In questo caso subentra infatti un altro dato allarmante: una donna su cinque rinuncia al proprio posto di lavoro (dando le dimissioni o facendosi licenziare) in seguito al parto. Donne che quindi si trovano, ancora nel 2024, costrette a dover scegliere: se proseguire la loro carriera o abbandonarla per diventare madri. Un dato che fa riflettere sia sulla struttura sociale presente, in larga parte, nel nostro paese e sia sulle discriminazioni e difficoltà che le donne trovano, ancora, lungo il loro cammino professionale.
Donne che vengono discriminate per il loro sesso e che non riescono quindi a ottenere una stabilità salariale o a poter competere per posti di gerarchia all’interno delle aziende dove vengono preferiti, ancora, gli uomini, in molti casi e a parità di situazione di partenza (stesso titolo di studio e percorso lavorativo). Donne che quindi si trovano quasi costrette ad accedere a posti di lavoro meno retribuiti.
Molte donne già dalla gravidanza si trovano inoltre costrette a uscire dal mercato del lavoro, dato che spesso si traduce anche in una forte difficoltà a essere inserite, post parto o nei primi anni di vita della/o figlia/o, nuovamente nel mondo del lavoro.
Come evidenziato dal dossier questi numeri rendono l’Italia fanalino di coda in Europa per tasso di occupazione femminile e indicano un forte divario nel rapporto tra popolazione maschile e femminile nel mondo del lavoro e nei rapporti socio economici esistenti. A emergere dai dati più recenti è ancora un "accentuato" gap retributivo tra sessi. Nel 2022 la retribuzione media annua è risultata "costantemente più alta" per gli uomini. Una conferma all’analisi svolta dal dossier arriva anche dai dati comunicati dall'Inps: 26.227 euro per gli uomini contro i 18.305 euro per le donne, con una differenza di 7.922 di euro. Salari più bassi, anche a parità di mansione o di skill, per le donne.
Le donne in Italia si preparano ad affrontare un nuovo anno con la consapevolezza di dover fronteggiare, ancora, una situazione socio economica non paritaria e costante da troppi anni. L’augurio è quello di poter investire, concretamente, in politiche di parità di genere e che si possa accorciare effettivamente il gap salariale ancora largamente presente in molti settori. Le aziende continuano a preferire e valorizzare, in percentuale, maggiormente gli uomini e le donne spesso devono accontentarsi per poter gestire (il più delle volte in maniera preponderante) la vita personale e familiare.
Le donne chiedono a gran voce, dal nuovo anno, maggiori tutele che si traducono spesso nel favorire l’accesso a maggiori servizi per un aiuto concreto e costante nel poter svolgere la vita che desiderano e non quella che sono obbligate a fare.