Un modo facile e veloce per generare disinformazione e fake news? Inviare una notizia dopo aver letto solamente il titolo, o a malapena il sommario, senza quindi aver completato la lettura dell'intero testo. Pratica comune? A quanto pare sì, e senza distinzione d'età. Come riportato da Il Corriere della Sera, il 75 % delle condivisioni di notizie sui social media avviene infatti avviene senza che chi le condivide sia andato oltre la lettura del titolo ed eventualmente del sommario, quindi senza aver cliccato per aprire il testo intero.
È quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Human Behavior, di un gruppo di ricercatori della Penn State University, che ha utilizzato una forma di Intelligenza Artificiale per analizzare oltre 35 milioni di post scambiati durante quattro anni. Lo studio, a onor del vero, è stato realizzato su Facebook, ma i ricercatori ritengono che il fenomeno sia comune anche ad altri social network e, onestamente, non si fa fatica a dargli ragione. Non solo, l'Intelligenza Artificiale usata dai ricercatori ha consentito di individuare l'orientamento politico di chi effettuava la condivisione, e si è scoperto che maggiore era la corrispondenza del titolo del post con le proprie convinzioni personali, più facile e veloce la condivisione senza aver prima cliccato sul testo intero.
«Gli utilizzatori tendono semplicemente a inoltrare contenuti che superficialmente appaiono essere allineati con la propria ideologia politica, senza porsi la domanda se in tal modo alle volte stanno condividendo false informazioni» dice Eugene Cho Snyder, professore di Humanities and social sciences al New Jersey Institute of Technology, uno degli autori dell'articolo.
«È urgente arrivare alla possibilità di distinguere tra chi effettua condivisioni ragionate e chi invece le fa senza averci pensato su, ossia coloro che non fanno nessuno sforzo cognitivo per valutare e processare l'informazione prima di decidere di condividerla - dicono gli autori dello studio nelle loro conclusioni -. Una strategia efficace potrebbe essere quella di far partire un alert per chi sta condividendo un contenuto senza averlo letto e soprattutto avvertire chi riceve una condivisione se è proveniente da chi ha prima cliccato sul testo intero oppure no. In quest'ultimo caso si starebbe praticamente segnalando l'informazione come una possibile fake news, diminuendo così il rischio di una sua diffusione tramite Facebook».
La missione di Zai.net e Fondazione Media Literacy
Una strategia efficace per prevenire la diffusione delle fake news è una corretta verifica delle fonti e alfabetizzare gli utenti dei social media alla fruizione consapevole dei media. Questo è possibile con i corsi di media literacy organizzati da Zai.net e Fondazione Media Literacy. Zai.net è il più grande laboratorio giornalistico d’Italia, che da oltre ventisette anni propone ai giovani delle scuole superiori italiane l'opportunità di conoscere da vicino il mondo del giornalismo e della comunicazione. Una vera e propria officina laboratoriale che mira a realizzare una redazione multimediale all'interno degli istituti italiani, non solo per diffondere la conoscenza del giornalismo, ma anche per imparare a fare fact-checking (la verifica delle fonti e dei fatti) e a contrastare le fake news con una sana alfabetizzazione del linguaggio dei media.
Anche Fondazione Media Literacy propone diversi laboratori di scrittura giornalistica, validi come PCTO, per avvicinare i giovani al mondo del giornalismo. Il lavoro parte proprio all'interno delle classi, dove con l'aiuto di giornalisti professionisti gli studenti inizieranno a sapere leggere con occhio critico le notizie.
Fondazione Media Literacy e Zai.net hanno poi ideato il proprio progetto di formazione alla transizione digitale, ovvero Podcast per la didattica: un corso e un laboratorio per porre l’attenzione sull’utilizzo del podcast come strumento didattico. Sarà possibile usufruire del corso tramite i fondi PNRR D.M 66 “Didattica digitale integrata per la formazione alla transizione digitale per il personale scolastico”.