Il mobbing è una forma di abuso psicologico che si verifica nell’ambiente di lavoro, sia nel settore pubblico che privato. Questo fenomeno può essere diretto a un singolo individuo o a un gruppo e viene esercitato da un diretto superiore (mobbing verticale) o da un gruppo di colleghi (mobbing orizzontale).
Queste molestie si verificano attraverso comportamenti sistematici e ripetuti, la cui intenzionalità è danneggiare la vittima per isolarla, intimidirla e controllarla, provocando gravi conseguenze fisiche e psicologiche.
Sebbene il mobbing sia un fenomeno trasversale, gli studi dell’AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale), guidati dal Professor Frigelli in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, segnalano una prevalenza femminile, in particolare nella fascia di età compresa tra i quaranta e i cinquanta anni, e di giovani.
La prima sentenza di mobbing in Italia
Il mobbing fa il suo ingresso nel campo giurisdizionale con la storica sentenza del 16 novembre 1999, stilata dalla sezione del lavoro del Tribunale di Torino: è la prima volta che un tribunale italiano si pronuncia in modo così approfondito su questo tema.
Nello specifico la Sig.ra Erriquez Giacomina venne assunta, nel 1996, dalla società Ergom Materie Plastiche con un contratto a tempo determinato di quattro mesi, prorogato successivamente di altri quattro.
Dopo alcuni giorni di permanenza al reparto assemblaggio-montaggio, venne assegnata a mansioni di stampaggio, in uno spazio assai angusto e ristretto fra due enormi macchine, che non consentiva di avere contatti con l’ambiente esterno, se non durante le pause fissate in 20 minuti per ogni giornata di lavoro.
Questa situazione venne ulteriormente aggravata dalla presenza del capo turno sig. Dumas, il quale, alle richieste di intervento della donna per guasto alla macchina ed eccessiva gravosità del compito assegnato, reagisce con parolacce, insulti e frasi beffarde ed ingiuriose.
Successivamente la lavoratrice si assentò dall’azienda per malattia in quanto, a causa delle intollerabili condizioni di lavoro, aveva contratto una grave forma di crisi depressiva; nonostante la terapia farmacologica praticata, i sintomi lamentati non regredirono, danneggiando definitivamente i suoi rapporti interpersonali e sociali.
Dopo le sue dimissioni la macchina venne collocata in una posizione diversa e meno opprimente rispetto a quella esistente all’epoca dei fatti di causa.
La Sig.ra Erriquez Giacomina rimase disoccupata, poiché impaurita nell’essere nuovamente inserita in ambienti lavorativi simili, e fece causa all’azienda per un risarcimento.
La sentenza ritenne responsabile il datore di lavoro, secondo l’art. 2087 del c.c. sulla tutela delle condizioni di lavoro, condannato a risarcire i danni subiti e definì questi comportamenti vessatori, metodici e ripetuti mobbing.
Questa sentenza ha contribuito a far conoscere il fenomeno del mobbing in Italia e a tutelare i lavoratori che ne sono vittime. Inoltre, è stato specificato che il datore di lavoro è responsabile della salute e della sicurezza dei dipendenti, anche riguardo a comportamenti di mobbing da parte di altri dipendenti.
La sentenza del 16 novembre 1999 è stata una pietra miliare nella lotta contro il mobbing in Italia, infatti ha contribuito a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo fenomeno e a fornire alle vittime uno strumento per tutelarsi.