Non ci sarà l'Italia, d'accordo, e questo non può che dispiacerci, così come ci addolora constatare le condizioni in cui versa la nostra Nazionale, mai stata tanto inferiore rispetto alle potenze storiche del calcio mondiale. Tuttavia, guai a pensare che i Mondiali che inizieranno domani pomeriggio a Mosca, stadio Luzhniki, per concludersi il prossimo 15 luglio nel medesimo impianto, guai a pensare, dicevamo, che non saranno comunque una festa del gol.
Assisteremo, infatti, a una saga di grande calcio, uno spettacolo unico nel suo genere, con le Nazionali più forti del pianeta che si contenderanno una coppa che mai come in questa ventunesima edizione ha un sapore particolare, trattandosi dello spartiacque tra la fine di un'epoca e l'inizio della successiva. Sarà, probabilmente, l'ultimo confronto a questi livelli fra Messi e Cristiano Ronaldo, con l'Argentina chiamata a vendicare la sconfitta patita nella finale dei Mondiali brasiliani e il Portogallo chiamato a confermare i fasti degli Europei conquistati due anni fa in terra francese. Ricordate? All'epoca CR7 si infortunò e fu costretto ad uscire dal campo, e proprio in quel momento nacque la sua leggenda. Fino ad allora, difatti, era uno dei più grandi campioni di tutti i tempi ma non ancora un mito, lontano anni luce dalla favola romantica di Messi, con i suoi problemi di crescita, le sue cure ormonali pagate dal Barcellona, la sua miriade di vittorie, la bellezza del luna park guardioliano, la rivoluzione che essa ha comportato nel panorama calcistico mondiale e la poesia naturale dell'albiceleste, vincitrice di due Mondiali e patria dell'autore del gol più bello e significativo del Novecento. Poi è arrivata quella notte parigina, quel campione costretto a uscire in lacrime, distrutto, e la sua rabbia, la sua grinta, il suo incitare i compagni da bordocampo e infine la sua gioia quando, da capitano, ha alzato la coppa al cielo, consacrandosi come eroe nel momento più difficile della sua gloriosa carriera, ci hanno rivelato un lato umano di lui che non conoscevamo e che ci è parso subito bellissimo.
Riuscirà a vincere anche i Mondiali? Temiamo di no, troppo forti le rivali. Troppo forte, ad esempio, la Spagna, benché scossa dal clamoroso esonero del commissario tecnico Lopetegui (il nuovo c.t. sarà l'ex madridista Hierro), reo di aver già firmato e reso noto un lucroso contratto per succedere a Zidane sulla panchina del Real Madrid, e così la Germania di Kroos e Khedira; per non parlare poi della Francia di Deschamps, il cui livello complessivo ricorda quello della magna Nazionale che Aimé Jacquet condusse al trionfo casalingo esattamente vent'anni fa. All'epoca c'erano Zidane, i giovani Henry e Trezeguet, Desilly, Dugarry, Petit e lo stesso Deschamps; oggi i fenomeni si chiamano Griezmann, promesso sposo del Barcellona, Dembelé, già in blaugrana, Mbappé, novello Henry, Kanté, Umtiti, Sidibé, Pogba e Matuidi. No, questa Francia, che in difesa può contare anche sulla classe di Varane, non ha nulla da invidiare alla meravigliosa Francia di inizio secolo, vincitrice, in due anni, di Mondiali ed Europei.
E che dire del Brasile di Tite, con la conferma Marcelo, il giovane Coutinho e, soprattutto, un Neymar desideroso di prendersi lo scettro di fenomeno, interrompendo la diarchia instauratasi esattamenre dieci anni fa fra Messi e Ronaldo? Sono i verdeoro più forti degli ultimi dieci anni e, se dovessero trovare un minimo di continuità, potrebbero puntare seriamente al titolo.
Senza dimenticare le mine vaganti Croazia e Belgio. I primi, senza riflettori, hanno allestito una compagine che può vantare fenomeni come capitan Modrić, Perisić, Mandžukić, Vrsaljko, Rakitić e altri ancora: basta dare un'occhiata a dove gioca la maggior parte di essi per rendersi conto che le vittorie della Nazionale a scacchi biancorossi non sono casuali. Il Belgio, invece, sta vivendo la sua età dell'oro, con una squadra fortissima e, sulla carta, in grado di ambire almeno ai quarti, potendo contare sui vari Vermalen, Meunier, De Bruyne, Fellaini, Mertens, Hazard e Lukaku. Anche in questo caso, basta osservare dove gioca la maggior parte di essi per rendersi conto che non c'è nulla di casuale nella loro ascesa.
Leggermente meno appariscenti ma comunque forti Uruguay, Inghilterra e Polonia, con i loro attaccanti da favola: rispettivamente Kane del Tottenham, Lewandovski in rotta col Bayern e la coppia da sogno uruguagia composta da Cavani e Suárez.
La vincitrice dovrebbe essere una di queste squadre. Se dovesse andare diversamente, sarebbe una somma sorpresa; tuttavia, nulla è impossibile, come ci insegna ad esempio la straordinaria Grecia che nel 2004 vinse gli Europei, attuando un gioco concreto ed efficacissimo, con interpreti non di primo piano ma ben amalgamati dal sergente tedesco Rehhagel.
Noi rimarremo a casa a leccarci le ferite e a ricostruire ciò che troppi anni di errori hanno distrutto. Siamo certi che un commissario tecnico esperto e preparato come Mancini saprà trarre spunto dalle risorse e dal modello organizzativo altrui. Perché sì, sarà un meraviglioso tripudio di gioia e non esserci, benché animati da tutta la sportività del mondo, un po' ci fara male. Forse, più di un po'.