Tribu urbane
Vive la difference!
Pariolini e truzzi, emo e zecche: viaggio nell'Italia dei giovani gruppi urbani
Lorenzo Capaccioni; Giulia Iani: Alice Campanini, Valeria Capozzi, Chiara Zangari; Andrea De Sotgiu | 30 giugno 2011
Il mondo è bello perché è vario, si sa, e nel caso dei giovani è sempre più vario! Viste con sospetto e diffidenza dagli adulti che faticano a comprenderne perfino il gergo, le tribù urbane dominano il panorama giovanile delle città e sono in continua metamorfosi. In epoca di globalizzazione, però, anche i gruppi giovanili si sono uniformati e quindi nessuno si stupisce più se i coatti romani doc si siano diffusi in tutta Italia. La redazione di Zai.net ha sguinzagliato i suoi reporter per realizzare un identikit delle categorie più celebri, scherzando sulle caratteristiche più “estreme” di ogni gruppo.
PARIOLINI
Trucco e parrucco
Il nome deriva dalla denominazione del quartiere Parioli, uno fra i primi sorti a Roma, nato come quartiere della borghesia medio-alta. Oggi è considerato uno dei quartieri chic della capitale, esclusivo e alla moda, ed è per questo che il pariolino è il giovane benestante di mentalità borghese e soprattutto modaiolo (o almeno così dicono! A volte “l’accozzaglia” di abiti indossati crea l’effetto di un’ostentata macedonia di marche esclusive). Naturalmente il prototipo di questa categoria non si trova solo a Roma, ogni città ha i suoi: cabinotti a Torino, sancarlini a Milano, albarini a Genova. Per comodità utilizzeremo il termine pariolino per indicarli tutti.
Se siete alla ricerca di una pariolina, non potete sbagliarvi: borse Louis Vuitton, cinta- polo- camicia e cerchietto Burberry, Hogan ai piedi, parure completa di Tiffany sono i must della categoria.
Altro elemento distintivo è il mezzo di trasporto: i pariolini doc non prendono mai i mezzi pubblici, tutti possiedono una macchinetta 50c, chiamata spesso dalle ragazze “Piccoletta”, termine che assomma l’aspetto delle dimensioni del trabiccolo e un certo senso di affetto. La “Piccoletta” dei pariolini è spesso agghindata con discreti stickers fluo che ne permettono la visibilità anche in un banco di nebbia.
Potremmo citare numerosi riferimenti cinematografici; uno fra questi è Il sorpasso di Dino Risi, dove il giovane pariolino è nel personaggio dello studente benestante di Roberto Mariani, interpretato da Jean-Louis Trintignant, il quale trascorre una vacanza improvvisata tra locali esclusivi e gite in yacht nella Versilia, intraprendendo un viaggio che lo porterà verso mete occasionali sempre più lontane.
Dove trovarli
Il pariolino vuole godersi la vita e per fare questo non bada a spese: per lui l’uscita con gli amici il sabato sera o un pomeriggio all’aperto diventano eventi della massima importanza. Per questo motivo le ragazze si sottopongono a interminabili ore di piastra per capelli e anche i ragazzi dedicano molto tempo alla scelta dell’outfit (outfit, non abbigliamento!) da indossare. Prima dell’uscita vera e propria, fondamentale è il punto di ritrovo, solitamente il bar più lussuoso del quartiere. Qui avviene il vero sfoggio degli ultimi acquisti, effettuati solitamente al massimo un’ora prima dell’uscita. La discoteca piace ai pariolini, ma naturalmente non deve essere un’esperienza troppo comune: prediletti solo i locali di tendenza e, al loro interno, solamente i privé in cui potersi distinguere dalla massa. Durante il giorno, l’ora migliore per scovarli è l’aperitivo, rigorosamente in piazzetta.
Vocabolario: dialetto snobbato
I pariolini non utilizzano un gergo troppo marcato: di solito cercano di evitare le inflessioni dialettali, ma con scarso successo. Le ragazze infiocchettano il loro lessico di vezzeggiativi e diminutivi.
TRUZZI
Trucco e parrucco
Nati dai coatti romani, rappresentati magistralmente in Viaggi di Nozze di Carlo Verdone, i truzzi ormai si riversano sull’intero stivale. Il truzzo è il tipico ragazzo rigorosamente tamarro, rozzo: il termine è in realtà un pluralia tantum: non esiste infatti il truzzo singolo, ma gruppi ben folti.
Sono caratterizzati da un aspetto simile (praticamente identico! Ne vedi uno.. li hai visti tutti!) e omologato (anche nel pensiero). Ricorrono a mezzi di trasporto equipaggiati con marmittone, adesivi sulle fiancate (o cofano.. se non entrambi!) e luci blu al neon (un'astronave vera e propria).
I truzzi hanno un sistema gerarchico a forma piramidale che li differenzia l'uno dall'altro pur rendendoli alla fin fine tutti uguali. In cima c'è il capotruzzo, il truzzo più truzzo per intenderci: è ben visto dagli altri ma soprattutto rispettato e temuto.
Diversi sono i tratti distintivi del truzzo: prima di tutto il colorito caffélatte causato dalle continue visite ai solarium o da un eccessivo utilizzo del fondotinta per le ragazze. I truzzi amano depilarsi le sopracciglia riducendone visibilmente lo spessore o creando strani giochi pieno vuoto.
Gli abiti più tipici? Carrera rigorosamente bianchi (occhiali da sole somiglianti più ai caschi delle tute da astronauta che a occhiali convenzionali), elastici e/o spille da balia alle caviglie, Columbia bianco-blu-rosso, tuta del Manchester, trainer Adidas o Nike Air Max dei colori più sgargianti. La ragazza truzza si distingue dalle altre indossando jeans strettissimi e un giacchettino foderato di un pellicciotto di lana sintetica, indossato solitamente anche con 40°.
Le truzze sono attratte da tutto ciò che luccica e brilla, come paillettes dai colori accecanti che si possono trovare negli orecchini, nelle cinture e nei cerchietti.
I truzzi hanno solitamente un grande ego e lo esprimono con tagli di capelli che li distinguono dalla massa o con piercing in posti impensabili.
Dove trovarli
I truzzi popolano le discoteche di musica house e minimal, dove si scatenano con coreografie provate durante la settimana. Per allenarsi usano le casse del proprio cellulare, gasandosi e cercando consensi nelle persone intorno a loro: è in questa fase che creano una coreografia articolata fatta di vari strani gesti. Ma il luogo per eccellenza è la toilette: è in questo posto così privato e intimo che i truzzi trovano la loro essenza, fotografandosi attraverso lo specchio, solitamente con il flash e atteggiandosi con particolari mimiche facciali.
Vocabolario: apologia dei monosillabi
I truzzi preferiscono il linguaggio fisico e solitamente si esprimono semplicemente dimenandosi goffamente. Nello scritto danno il meglio di loro utilizzando un periodare ampio e sconnesso, solitamente privo di punteggiatura. A Roma il lessico dei truzzi è più rappresentativo: “annamo”, “ma che me stai a di zi?”, “daje”, “cioè ma che stai a giocà aoh???” e vari intercalari davvero espressivi come: “aoh, mbè, oh” la fanno da padrone.
EMO
Trucco e parrucco
“Emo” è l'abbreviazione di Emotional Hardcore (Emocore) ed è la dicitura con cui amano definirsi alcuni ragazzi “emotivi”. Gli Emo sono coloro che hanno scelto come filosofia di vita la scoperta delle ''emozioni'' e vivere di quest'ultime. Di solito indossano capi neri abbinati a colori "molto sobri", soprattutto sui loro capelli, come il fucsia o il viola elettrico. I ragazzi hanno una frangetta che gli copre interamente un occhio, facendoli sembrare ciclopi, forse perché probabilmente vogliono imitare Capitan Uncino.
Imitano l'abbigliamento skate; vestono con jeans molto aderenti, cinture borchiate e maglie strette stampate con il logo della band preferita, scarpe da skater o in genere scarpe nere, griffate Converse o Vans. Gli Emo sono poi riconoscibili grazie alla quantità di metallo sparsa in larga misura su tutto il corpo, il che li rende immediatamente rintracciabili al metal detector degli aeroporti.
Le ragazze Emo indossano capi dai colori particolarmente tristi misti ad altri molto forti. Hanno extension alla Avril Lavigne, tagli asimmetrici e occhi truccati di nero. La musica occupa forse uno dei posti principali al centro di questa descrizione. Come vero collante di questo fenomeno culturale sta proprio la musica pop punk e melodic hardcore americana.
Dove trovarli
In realtà gli emo non frequentano posti particolari: molti li immaginano chiusi in casa a meditare sulla propria sofferenza, ma si trovano facilmente anche all’aperto. Di certo non li troverete in una discoteca modaiola.
Vocabolario: funerale delle vocali
Più che parole tipiche, nel vocabolario emo assistiamo al funerale delle vocali: le abbreviazioni tipiche delle chat hanno oramai sostituito le parole originali. Altra caratteristica è la giustapposizione di segni di interpunzione e lettere che, in teoria, dovrebbero riprodurre le sembianze di un viso: se volete un assaggio, basta andare su qualche gruppo Facebook dedicato.
ZECCHE
Trucco e parrucco
La zecca così definita non è assolutamente associabile al piccolo aracnide presente in natura, ma ad una "categoria" di ragazzi/e alternativi. Le zecche si spostano in piccoli gruppi, e poco, dato che le loro capacità motorie sono parzialmente impedite da un abbigliamento di svariate misure superiori alla propria. Probabilmente i vestiti della zecca vengono in realtà acquistati di misura normale, ma vengono poi fatti indossare contemporaneamente da tutti gli altri componenti del gruppo, assumendo così le dimensioni consuete. L'abbigliamento è solitamente costituito da maglietta o felpa anche nelle stagioni meno rigide, pantaloni larghissimi e sneakers, tutti rigorosamente alternativi. La maglietta può avere raffigurate le seguenti stampe: immagini tratte dal film diretto da Stanley Kubrick, Arancia Meccanica, uno smile giallo su uno sfondo nero con la scritta Nirvana, stelle rosse, foglie di marijuana, il Che, etc etc. Le scarpe più comuni sono le Converse (rigorosamente molto usurate), oppure malconci scarponi da paracadutista (eredità bellica del nonno).
La zecca ama la musica, si sa. Ma che musica ama? Tra i gruppi prediletti si citano i Nirvana, gli Ska-p, gli Slipknot, i System of a Down e i Korn.
Un sottogruppo delle zecche sono i “metallari”, in realtà una filiazione dei primi Rockettari: naturalmente ascoltano musica metal: Metallica, Iron Maiden, Pantera e pochi altri, più tantissimi gruppi mallcore, come Linkin Park e Limp Bizkit.
Dove trovarli
Detti anche sfattoni, le zecche amano riunirsi spesso in parchi, giardinetti o centri sociali. Aborrono tutto ciò che è alla moda e fa tendenza.
Vocabolario: “scialla” RULES!
Le zecche sono un po’ gli iniziatori di molti neologismi attualmente di tendenza. Ad esempio, hanno dato origine all’intercalare oggi diffusissimo: “Bella”, che non è l’aggettivo qualificativo, ma una formula di saluto accompagnato da una vigorosa stretta di pugno più che di mano. Altro vocabolo in voga in tutti i gruppi, ma che trae origine da loro, è “scialla”, inteso come verbo di modo imperativo, con il significato di “stai calmo, è tutto a posto”. Le zecche romane sono caratterizzate anche da un’eccessiva apertura vocalica: il loro “cioè” va pronunciato esagerando al massimo la “e” aperta.
PARIOLINI
Trucco e parrucco
Il nome deriva dalla denominazione del quartiere Parioli, uno fra i primi sorti a Roma, nato come quartiere della borghesia medio-alta. Oggi è considerato uno dei quartieri chic della capitale, esclusivo e alla moda, ed è per questo che il pariolino è il giovane benestante di mentalità borghese e soprattutto modaiolo (o almeno così dicono! A volte “l’accozzaglia” di abiti indossati crea l’effetto di un’ostentata macedonia di marche esclusive). Naturalmente il prototipo di questa categoria non si trova solo a Roma, ogni città ha i suoi: cabinotti a Torino, sancarlini a Milano, albarini a Genova. Per comodità utilizzeremo il termine pariolino per indicarli tutti.
Se siete alla ricerca di una pariolina, non potete sbagliarvi: borse Louis Vuitton, cinta- polo- camicia e cerchietto Burberry, Hogan ai piedi, parure completa di Tiffany sono i must della categoria.
Altro elemento distintivo è il mezzo di trasporto: i pariolini doc non prendono mai i mezzi pubblici, tutti possiedono una macchinetta 50c, chiamata spesso dalle ragazze “Piccoletta”, termine che assomma l’aspetto delle dimensioni del trabiccolo e un certo senso di affetto. La “Piccoletta” dei pariolini è spesso agghindata con discreti stickers fluo che ne permettono la visibilità anche in un banco di nebbia.
Potremmo citare numerosi riferimenti cinematografici; uno fra questi è Il sorpasso di Dino Risi, dove il giovane pariolino è nel personaggio dello studente benestante di Roberto Mariani, interpretato da Jean-Louis Trintignant, il quale trascorre una vacanza improvvisata tra locali esclusivi e gite in yacht nella Versilia, intraprendendo un viaggio che lo porterà verso mete occasionali sempre più lontane.
Dove trovarli
Il pariolino vuole godersi la vita e per fare questo non bada a spese: per lui l’uscita con gli amici il sabato sera o un pomeriggio all’aperto diventano eventi della massima importanza. Per questo motivo le ragazze si sottopongono a interminabili ore di piastra per capelli e anche i ragazzi dedicano molto tempo alla scelta dell’outfit (outfit, non abbigliamento!) da indossare. Prima dell’uscita vera e propria, fondamentale è il punto di ritrovo, solitamente il bar più lussuoso del quartiere. Qui avviene il vero sfoggio degli ultimi acquisti, effettuati solitamente al massimo un’ora prima dell’uscita. La discoteca piace ai pariolini, ma naturalmente non deve essere un’esperienza troppo comune: prediletti solo i locali di tendenza e, al loro interno, solamente i privé in cui potersi distinguere dalla massa. Durante il giorno, l’ora migliore per scovarli è l’aperitivo, rigorosamente in piazzetta.
Vocabolario: dialetto snobbato
I pariolini non utilizzano un gergo troppo marcato: di solito cercano di evitare le inflessioni dialettali, ma con scarso successo. Le ragazze infiocchettano il loro lessico di vezzeggiativi e diminutivi.
TRUZZI
Trucco e parrucco
Nati dai coatti romani, rappresentati magistralmente in Viaggi di Nozze di Carlo Verdone, i truzzi ormai si riversano sull’intero stivale. Il truzzo è il tipico ragazzo rigorosamente tamarro, rozzo: il termine è in realtà un pluralia tantum: non esiste infatti il truzzo singolo, ma gruppi ben folti.
Sono caratterizzati da un aspetto simile (praticamente identico! Ne vedi uno.. li hai visti tutti!) e omologato (anche nel pensiero). Ricorrono a mezzi di trasporto equipaggiati con marmittone, adesivi sulle fiancate (o cofano.. se non entrambi!) e luci blu al neon (un'astronave vera e propria).
I truzzi hanno un sistema gerarchico a forma piramidale che li differenzia l'uno dall'altro pur rendendoli alla fin fine tutti uguali. In cima c'è il capotruzzo, il truzzo più truzzo per intenderci: è ben visto dagli altri ma soprattutto rispettato e temuto.
Diversi sono i tratti distintivi del truzzo: prima di tutto il colorito caffélatte causato dalle continue visite ai solarium o da un eccessivo utilizzo del fondotinta per le ragazze. I truzzi amano depilarsi le sopracciglia riducendone visibilmente lo spessore o creando strani giochi pieno vuoto.
Gli abiti più tipici? Carrera rigorosamente bianchi (occhiali da sole somiglianti più ai caschi delle tute da astronauta che a occhiali convenzionali), elastici e/o spille da balia alle caviglie, Columbia bianco-blu-rosso, tuta del Manchester, trainer Adidas o Nike Air Max dei colori più sgargianti. La ragazza truzza si distingue dalle altre indossando jeans strettissimi e un giacchettino foderato di un pellicciotto di lana sintetica, indossato solitamente anche con 40°.
Le truzze sono attratte da tutto ciò che luccica e brilla, come paillettes dai colori accecanti che si possono trovare negli orecchini, nelle cinture e nei cerchietti.
I truzzi hanno solitamente un grande ego e lo esprimono con tagli di capelli che li distinguono dalla massa o con piercing in posti impensabili.
Dove trovarli
I truzzi popolano le discoteche di musica house e minimal, dove si scatenano con coreografie provate durante la settimana. Per allenarsi usano le casse del proprio cellulare, gasandosi e cercando consensi nelle persone intorno a loro: è in questa fase che creano una coreografia articolata fatta di vari strani gesti. Ma il luogo per eccellenza è la toilette: è in questo posto così privato e intimo che i truzzi trovano la loro essenza, fotografandosi attraverso lo specchio, solitamente con il flash e atteggiandosi con particolari mimiche facciali.
Vocabolario: apologia dei monosillabi
I truzzi preferiscono il linguaggio fisico e solitamente si esprimono semplicemente dimenandosi goffamente. Nello scritto danno il meglio di loro utilizzando un periodare ampio e sconnesso, solitamente privo di punteggiatura. A Roma il lessico dei truzzi è più rappresentativo: “annamo”, “ma che me stai a di zi?”, “daje”, “cioè ma che stai a giocà aoh???” e vari intercalari davvero espressivi come: “aoh, mbè, oh” la fanno da padrone.
EMO
Trucco e parrucco
“Emo” è l'abbreviazione di Emotional Hardcore (Emocore) ed è la dicitura con cui amano definirsi alcuni ragazzi “emotivi”. Gli Emo sono coloro che hanno scelto come filosofia di vita la scoperta delle ''emozioni'' e vivere di quest'ultime. Di solito indossano capi neri abbinati a colori "molto sobri", soprattutto sui loro capelli, come il fucsia o il viola elettrico. I ragazzi hanno una frangetta che gli copre interamente un occhio, facendoli sembrare ciclopi, forse perché probabilmente vogliono imitare Capitan Uncino.
Imitano l'abbigliamento skate; vestono con jeans molto aderenti, cinture borchiate e maglie strette stampate con il logo della band preferita, scarpe da skater o in genere scarpe nere, griffate Converse o Vans. Gli Emo sono poi riconoscibili grazie alla quantità di metallo sparsa in larga misura su tutto il corpo, il che li rende immediatamente rintracciabili al metal detector degli aeroporti.
Le ragazze Emo indossano capi dai colori particolarmente tristi misti ad altri molto forti. Hanno extension alla Avril Lavigne, tagli asimmetrici e occhi truccati di nero. La musica occupa forse uno dei posti principali al centro di questa descrizione. Come vero collante di questo fenomeno culturale sta proprio la musica pop punk e melodic hardcore americana.
Dove trovarli
In realtà gli emo non frequentano posti particolari: molti li immaginano chiusi in casa a meditare sulla propria sofferenza, ma si trovano facilmente anche all’aperto. Di certo non li troverete in una discoteca modaiola.
Vocabolario: funerale delle vocali
Più che parole tipiche, nel vocabolario emo assistiamo al funerale delle vocali: le abbreviazioni tipiche delle chat hanno oramai sostituito le parole originali. Altra caratteristica è la giustapposizione di segni di interpunzione e lettere che, in teoria, dovrebbero riprodurre le sembianze di un viso: se volete un assaggio, basta andare su qualche gruppo Facebook dedicato.
ZECCHE
Trucco e parrucco
La zecca così definita non è assolutamente associabile al piccolo aracnide presente in natura, ma ad una "categoria" di ragazzi/e alternativi. Le zecche si spostano in piccoli gruppi, e poco, dato che le loro capacità motorie sono parzialmente impedite da un abbigliamento di svariate misure superiori alla propria. Probabilmente i vestiti della zecca vengono in realtà acquistati di misura normale, ma vengono poi fatti indossare contemporaneamente da tutti gli altri componenti del gruppo, assumendo così le dimensioni consuete. L'abbigliamento è solitamente costituito da maglietta o felpa anche nelle stagioni meno rigide, pantaloni larghissimi e sneakers, tutti rigorosamente alternativi. La maglietta può avere raffigurate le seguenti stampe: immagini tratte dal film diretto da Stanley Kubrick, Arancia Meccanica, uno smile giallo su uno sfondo nero con la scritta Nirvana, stelle rosse, foglie di marijuana, il Che, etc etc. Le scarpe più comuni sono le Converse (rigorosamente molto usurate), oppure malconci scarponi da paracadutista (eredità bellica del nonno).
La zecca ama la musica, si sa. Ma che musica ama? Tra i gruppi prediletti si citano i Nirvana, gli Ska-p, gli Slipknot, i System of a Down e i Korn.
Un sottogruppo delle zecche sono i “metallari”, in realtà una filiazione dei primi Rockettari: naturalmente ascoltano musica metal: Metallica, Iron Maiden, Pantera e pochi altri, più tantissimi gruppi mallcore, come Linkin Park e Limp Bizkit.
Dove trovarli
Detti anche sfattoni, le zecche amano riunirsi spesso in parchi, giardinetti o centri sociali. Aborrono tutto ciò che è alla moda e fa tendenza.
Vocabolario: “scialla” RULES!
Le zecche sono un po’ gli iniziatori di molti neologismi attualmente di tendenza. Ad esempio, hanno dato origine all’intercalare oggi diffusissimo: “Bella”, che non è l’aggettivo qualificativo, ma una formula di saluto accompagnato da una vigorosa stretta di pugno più che di mano. Altro vocabolo in voga in tutti i gruppi, ma che trae origine da loro, è “scialla”, inteso come verbo di modo imperativo, con il significato di “stai calmo, è tutto a posto”. Le zecche romane sono caratterizzate anche da un’eccessiva apertura vocalica: il loro “cioè” va pronunciato esagerando al massimo la “e” aperta.
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