L’Aquila. I giovani reporter abruzzesi tra le vie del centro
Istantanee dalla zona rossa
I ragazzi dell’Itis “Amedeo di Savoia Duca D’Aosta” coinvolti nel progetto Young communication, realizzano per Zai.net e Radio Jeans il loro primo servizio esterno, un piccolo reportage dal martoriato centro storico aquilano, che resta, nonostante tutto,
I ragazzi dell’Itis “Amedeo di Savoia Duca D’Aosta” | 7 novembre 2011
Tra speranza e memoria
Noi aquilani ci sentiamo sospesi tra memoria e speranza. E che questo sia un sentimento comune lo abbiamo scoperto quel sabato quando, accompagnati dalla nostra professoressa, Patrizia Tocci, siamo tornati nel centro storico della città per sondare tra i nostri concittadini quali fossero i disagi e le preoccupazioni che hanno fatto seguito al sisma del 2009. La prima cosa che abbiamo notato è stato il contrasto molto forte tra la vivacità della periferia e il silenzio del centro storico, che veniva raramente interrotto dal rintocco delle campane provenienti dalla chiesa delle Anime Sante.
Ci siamo rivolti prima verso due anziani alla fermata degli autobus, in mezzo ai rumori del traffico e alla confusione. I due signori non erano molto disponibili a rispondere alle nostre domande; dietro la loro timidezza abbiamo intuito la paura di parlare della loro città che forse non rivedranno mai più come prima. Abbiamo incontrato poi in centro un signore molto deciso, che ha condiviso con noi i suoi pensieri riguardo la ricostruzione, il futuro di questa città e dei suoi giovani. Il suo giudizio non era molto positivo, in maniera particolare sui ritardi, dato che dopo due anni e mezzo ancora non si vedono progressi nella ricostruzione. Infine, abbiamo ascoltato alcuni ragazzi della nostra età, ci hanno spiegato perché preferiscono incontrarsi nella città piena di macerie, invece che nei centri commerciali “lindi e pinti”.
Anche noi preferiamo incontrarci nel centro storico, nonostante la situazione nella quale ancora si trova; siamo legati profondamente alla nostra città. Riportando cosa ci hanno raccontato le persone ascoltate, abbiamo voluto sottolineare l’importanza che si attribuisce alla Memoria e alla Speranza: nonostante le diverse fasce d’età, tutti noi cittadini aquilani ci sentiamo sospesi tra la memoria del sisma e la speranza che la città possa essere presto ricostruita. Per concludere questa giornata in modo sereno abbiamo deciso di prendere un gelato tutti insieme; naturalmente, nella vecchia gelateria del corso.
3A chimica, Itis “Amedeo di Savoia, duca d’Aosta” – L’Aquila
Venite all’Aquila
Venite all’Aquila. Venite a vedere cosa fa male all’anima. Venite a vedere
le pietre che parlano, sussurrano e gridano. Erano frontoni, architravi,
basamenti, capitelli. Venite a vedere quelle finestre che hanno per muro il
cielo e che resistono ancora come una preghiera disperata. Venite a sentire
il silenzio e il freddo dei vicoli, anche in piena estate: gli armadi che
ancora si intravedono dietro i tramezzi ostinati che continuano ciecamente
a sorreggere l’inutile.
Venite a vedere i telefoni delle docce penzolare nel vuoto, i quadri storti,
eppure ancora appesi ad un pezzo di muro; la carta da parati staccata e
aperta sul vuoto, gli stendini ai balconi con i panni ormai anneriti, le
bandiere della pace a brandelli. Venite a vedere come debordano dai muri di
cinta le piante non potate, le schiere insolenti della parietaria che
avanzano sulle macerie, l’erba che cresce davanti i portoni chiusi delle
case, tra i ciottoli dei vicoli che nessuno calpesta più.
Venite a vedere quel caro piccolo disordine sparso un po’ dovunque, dettagli
di una vita abbandonata in fretta, un attimo prima che si spalancasse
l’inferno. Dopo aver visto tutto, sbirciato tra le transenne dell’unica
strada aperta nel centro (come una ferita) potrete parlare di noi e della
nostra città.
Potrete discutere di responsabilità, progetti, finanziamenti, ritardi,
norme, tempi, crono-programmi. O forse non parlerete, per un po’.
Continuerete a scattare foto pensando che il disastro non vi era sembrato
così grande. Scattate tutte le foto che volete, ma testimoniate la verità.
Date parole a quel poco che hanno potuto vedere i vostri occhi. Riferite che
la nostra cocciuta ostinazione ha radici profonde. Che vogliamo tornare a
viverci, nonostante tutto, nella nostra città morta e nei piccoli centri
morti. E se qualcuno non vi crederà, ditegli di venire all’Aquila. Non
abbiamo altre prove a nostro favore.
Patrizia Tocci
Il contributo della professoressa Patrizia Tocci, insegnante presso l’Itis “Amedeo di Savoia, duca d’Aosta” è stato già pubblicato sulla pagine del quotidiano Il Centro. È appeso lungo le transenne che percorrono la via di ingresso al centro storico della città, insieme alle numerose chiavi lasciate dagli abitanti che hanno perso la casa nel sisma, come testimoniano le foto di questa pagina.
Noi aquilani ci sentiamo sospesi tra memoria e speranza. E che questo sia un sentimento comune lo abbiamo scoperto quel sabato quando, accompagnati dalla nostra professoressa, Patrizia Tocci, siamo tornati nel centro storico della città per sondare tra i nostri concittadini quali fossero i disagi e le preoccupazioni che hanno fatto seguito al sisma del 2009. La prima cosa che abbiamo notato è stato il contrasto molto forte tra la vivacità della periferia e il silenzio del centro storico, che veniva raramente interrotto dal rintocco delle campane provenienti dalla chiesa delle Anime Sante.
Ci siamo rivolti prima verso due anziani alla fermata degli autobus, in mezzo ai rumori del traffico e alla confusione. I due signori non erano molto disponibili a rispondere alle nostre domande; dietro la loro timidezza abbiamo intuito la paura di parlare della loro città che forse non rivedranno mai più come prima. Abbiamo incontrato poi in centro un signore molto deciso, che ha condiviso con noi i suoi pensieri riguardo la ricostruzione, il futuro di questa città e dei suoi giovani. Il suo giudizio non era molto positivo, in maniera particolare sui ritardi, dato che dopo due anni e mezzo ancora non si vedono progressi nella ricostruzione. Infine, abbiamo ascoltato alcuni ragazzi della nostra età, ci hanno spiegato perché preferiscono incontrarsi nella città piena di macerie, invece che nei centri commerciali “lindi e pinti”.
Anche noi preferiamo incontrarci nel centro storico, nonostante la situazione nella quale ancora si trova; siamo legati profondamente alla nostra città. Riportando cosa ci hanno raccontato le persone ascoltate, abbiamo voluto sottolineare l’importanza che si attribuisce alla Memoria e alla Speranza: nonostante le diverse fasce d’età, tutti noi cittadini aquilani ci sentiamo sospesi tra la memoria del sisma e la speranza che la città possa essere presto ricostruita. Per concludere questa giornata in modo sereno abbiamo deciso di prendere un gelato tutti insieme; naturalmente, nella vecchia gelateria del corso.
3A chimica, Itis “Amedeo di Savoia, duca d’Aosta” – L’Aquila
Venite all’Aquila
Venite all’Aquila. Venite a vedere cosa fa male all’anima. Venite a vedere
le pietre che parlano, sussurrano e gridano. Erano frontoni, architravi,
basamenti, capitelli. Venite a vedere quelle finestre che hanno per muro il
cielo e che resistono ancora come una preghiera disperata. Venite a sentire
il silenzio e il freddo dei vicoli, anche in piena estate: gli armadi che
ancora si intravedono dietro i tramezzi ostinati che continuano ciecamente
a sorreggere l’inutile.
Venite a vedere i telefoni delle docce penzolare nel vuoto, i quadri storti,
eppure ancora appesi ad un pezzo di muro; la carta da parati staccata e
aperta sul vuoto, gli stendini ai balconi con i panni ormai anneriti, le
bandiere della pace a brandelli. Venite a vedere come debordano dai muri di
cinta le piante non potate, le schiere insolenti della parietaria che
avanzano sulle macerie, l’erba che cresce davanti i portoni chiusi delle
case, tra i ciottoli dei vicoli che nessuno calpesta più.
Venite a vedere quel caro piccolo disordine sparso un po’ dovunque, dettagli
di una vita abbandonata in fretta, un attimo prima che si spalancasse
l’inferno. Dopo aver visto tutto, sbirciato tra le transenne dell’unica
strada aperta nel centro (come una ferita) potrete parlare di noi e della
nostra città.
Potrete discutere di responsabilità, progetti, finanziamenti, ritardi,
norme, tempi, crono-programmi. O forse non parlerete, per un po’.
Continuerete a scattare foto pensando che il disastro non vi era sembrato
così grande. Scattate tutte le foto che volete, ma testimoniate la verità.
Date parole a quel poco che hanno potuto vedere i vostri occhi. Riferite che
la nostra cocciuta ostinazione ha radici profonde. Che vogliamo tornare a
viverci, nonostante tutto, nella nostra città morta e nei piccoli centri
morti. E se qualcuno non vi crederà, ditegli di venire all’Aquila. Non
abbiamo altre prove a nostro favore.
Patrizia Tocci
Il contributo della professoressa Patrizia Tocci, insegnante presso l’Itis “Amedeo di Savoia, duca d’Aosta” è stato già pubblicato sulla pagine del quotidiano Il Centro. È appeso lungo le transenne che percorrono la via di ingresso al centro storico della città, insieme alle numerose chiavi lasciate dagli abitanti che hanno perso la casa nel sisma, come testimoniano le foto di questa pagina.
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