Inchiesta. Sei amico del tuo prof?
Facebook sul banco degli imputati
Fanno discutere le misure prese da alcune scuole per scoraggiare “amicizie” sui social network tra professori e studenti. Fin dove può spingersi la confidenza?
Andrea Boutros | 2 febbraio 2012
Ti è andato male il compito? Sfogati direttamente sulla bacheca del prof! Non è più una semplice fantasia (o un sogno irrealizzabile di molti studenti): capita sempre più spesso che il rapporto docente-alunno non si fermi al suono della campanella, ma si protragga fino ad arrivare nei loschi meandri delle pagine, dei gruppi e dei link di Facebook. Accade così che alcune scuole “corrano ai ripari”. Ad esempio, il dirigente scolastico di un liceo di Bassano del Grappa è balzato agli onori della cronaca qualche mese fa per aver posto il suo veto – o meglio, il suo “disaccordo” – alle amicizie fra prof e ragazzi su Facebook in una circolare inviata ai suoi insegnanti, motivando così la sua decisione: “La scuola è la scuola, i docenti sono i docenti e gli studenti, studenti”.
Diversa è stata invece l’ancor più recente reazione di un preside di una scuola media in provincia di Savona, che non si è limitato a “sconsigliare”, ma ha proprio vietato ai professori della sua scuola di richiedere o accettare l’amicizia degli studenti.
Del resto, non mancano “illustri” precedenti: la scorsa estate l’utilizzo di Facebook tra studenti e professori è stato vietato per legge in un intero Stato americano, il Missouri.
Addirittura in Canada, uno dei Paesi con il più alto numero di “facebookiani”, quasi ogni mese si ha notizia di insegnanti che hanno subito provvedimenti disciplinari come la sospensione per aver sbagliato a relazionarsi con gli studenti su qualche social network. L’Ontario college of teacher ha suggerito ai docenti iscritti alcune norme comportamentali che vanno dall’uso del solo indirizzo e-mail della scuola per comunicare con gli studenti al limitarsi a rispondere ai ragazzi entro le 22 di sera, anche se le domande hanno per oggetto i compiti del giorno dopo.
La prima circolare tricolore di veto a Fb come mezzo di comunicazione tra docenti e studenti fa dunque il giro d’Italia e guadagna spazio sui giornali che, come consuetudine, si contendono lo psicoteraupeta di turno per avere l’opinione professionale sulla questione. C’è quello secondo il quale la relazione con gli studenti deve essere educativa, il controllo deve restare nell’ambito dell’apprendimento e non riguardare le emozioni; c’è invece chi sottolinea come il rapporto a livello pedagogico possa uscirne rafforzato, purché non si illuda l’insegnante di tornare giovane, né il ragazzo di arrivare ad una maggiore confidenza col prof. Anche noi ci siamo “illusi” di indagare sulla questione e abbiamo sondato tra i docenti, ma soprattutto tra i ragazzi, che sono poi i più coinvolti, visto che è della loro (della nostra) educazione che, alla fine, si parla. Il professor Gasperini del liceo Cassini di Genova, ad esempio, ha le idee molto chiare: «Sì per una discussione a proposito dell’amicizia con i propri alunni su Facebook e sulla sua corretta gestione, ma non riesco a capire in base a quale norma di legge un dirigente scolastico possa proibire l’amicizia docente-alunno sul social network - afferma l’insegnante - secondo me non esiste», ribadisce. Tra i ragazzi, invece, il punto di vista più gettonato pare essere anche quello più ovvio: «D’accordo con l’amicizia al prof, ma non quella troppo invasiva», pensa Gabriele. Insomma, gli studenti vogliono essere liberi di postare, linkare e continuare a scrivere tutto ciò che gli passa per la testa, senza l’ansia di sentirsi “spiati” dal professorone di turno. Facebook è considerato uno dei pochi momenti di relax nel corso della giornata dello studente medio (che ormai non guarda quasi più la televisione, come attestano le recenti indagini), e come tale va rispettato: «Io ho dei professori tra gli amici di Facebook, ma a volte, quando voglio scrivere certe cose, mi sento frenata…», si lamenta Rebecca, che come moltissimi altri studenti non si pone nemmeno il problema dell’ “autorità”, o della “scuola che deve rimanere scuola”. Federica, liceale ternana, racconta di un’insegnante che molto professionalmente accetta l’amicizia solo di ex alunni, e dei suoi compagni che sono restii a stringere amicizia virtuale con il prof di religione (non c’è dato sapere se dipenda dalla materia o dall’insegnante in questione). Un’altra studentessa, Alexandra, rivela che la maggior parte dei sui docenti tende a mantenere una certa privacy su Facebook, «quelli che invece hanno aggiunto me e i miei compagni di classe praticamente non ci sono mai!». Per finire, Davide, lasciandoci addosso un bel po’ di curiosità, ci ha scritto: «Con un prof siamo pure troppo “amici”… Fa vandalismo culturale insinuandosi nelle mie conversazioni e commentando aggressivo gli eventi pacifici a cui lo invito».
Casi curiosi a parte, la sensazione, confermata anche dal sondaggio lanciato nei giorni scorsi sul sito di Zai.net, è che in fin dei conti non siano poi molti i ragazzi e i docenti amici sui social network e che, quando questo accade, si resti comunque su un certo piano. E allora, di cosa stiamo parlando? Ancora una volta dell’illusione, di un mondo parallelo che brucia ogni tipo di distanza, dove il timido diventa estroverso, il politico è amico del cittadino e il professore… è amico dell’alunno!
Diversa è stata invece l’ancor più recente reazione di un preside di una scuola media in provincia di Savona, che non si è limitato a “sconsigliare”, ma ha proprio vietato ai professori della sua scuola di richiedere o accettare l’amicizia degli studenti.
Del resto, non mancano “illustri” precedenti: la scorsa estate l’utilizzo di Facebook tra studenti e professori è stato vietato per legge in un intero Stato americano, il Missouri.
Addirittura in Canada, uno dei Paesi con il più alto numero di “facebookiani”, quasi ogni mese si ha notizia di insegnanti che hanno subito provvedimenti disciplinari come la sospensione per aver sbagliato a relazionarsi con gli studenti su qualche social network. L’Ontario college of teacher ha suggerito ai docenti iscritti alcune norme comportamentali che vanno dall’uso del solo indirizzo e-mail della scuola per comunicare con gli studenti al limitarsi a rispondere ai ragazzi entro le 22 di sera, anche se le domande hanno per oggetto i compiti del giorno dopo.
La prima circolare tricolore di veto a Fb come mezzo di comunicazione tra docenti e studenti fa dunque il giro d’Italia e guadagna spazio sui giornali che, come consuetudine, si contendono lo psicoteraupeta di turno per avere l’opinione professionale sulla questione. C’è quello secondo il quale la relazione con gli studenti deve essere educativa, il controllo deve restare nell’ambito dell’apprendimento e non riguardare le emozioni; c’è invece chi sottolinea come il rapporto a livello pedagogico possa uscirne rafforzato, purché non si illuda l’insegnante di tornare giovane, né il ragazzo di arrivare ad una maggiore confidenza col prof. Anche noi ci siamo “illusi” di indagare sulla questione e abbiamo sondato tra i docenti, ma soprattutto tra i ragazzi, che sono poi i più coinvolti, visto che è della loro (della nostra) educazione che, alla fine, si parla. Il professor Gasperini del liceo Cassini di Genova, ad esempio, ha le idee molto chiare: «Sì per una discussione a proposito dell’amicizia con i propri alunni su Facebook e sulla sua corretta gestione, ma non riesco a capire in base a quale norma di legge un dirigente scolastico possa proibire l’amicizia docente-alunno sul social network - afferma l’insegnante - secondo me non esiste», ribadisce. Tra i ragazzi, invece, il punto di vista più gettonato pare essere anche quello più ovvio: «D’accordo con l’amicizia al prof, ma non quella troppo invasiva», pensa Gabriele. Insomma, gli studenti vogliono essere liberi di postare, linkare e continuare a scrivere tutto ciò che gli passa per la testa, senza l’ansia di sentirsi “spiati” dal professorone di turno. Facebook è considerato uno dei pochi momenti di relax nel corso della giornata dello studente medio (che ormai non guarda quasi più la televisione, come attestano le recenti indagini), e come tale va rispettato: «Io ho dei professori tra gli amici di Facebook, ma a volte, quando voglio scrivere certe cose, mi sento frenata…», si lamenta Rebecca, che come moltissimi altri studenti non si pone nemmeno il problema dell’ “autorità”, o della “scuola che deve rimanere scuola”. Federica, liceale ternana, racconta di un’insegnante che molto professionalmente accetta l’amicizia solo di ex alunni, e dei suoi compagni che sono restii a stringere amicizia virtuale con il prof di religione (non c’è dato sapere se dipenda dalla materia o dall’insegnante in questione). Un’altra studentessa, Alexandra, rivela che la maggior parte dei sui docenti tende a mantenere una certa privacy su Facebook, «quelli che invece hanno aggiunto me e i miei compagni di classe praticamente non ci sono mai!». Per finire, Davide, lasciandoci addosso un bel po’ di curiosità, ci ha scritto: «Con un prof siamo pure troppo “amici”… Fa vandalismo culturale insinuandosi nelle mie conversazioni e commentando aggressivo gli eventi pacifici a cui lo invito».
Casi curiosi a parte, la sensazione, confermata anche dal sondaggio lanciato nei giorni scorsi sul sito di Zai.net, è che in fin dei conti non siano poi molti i ragazzi e i docenti amici sui social network e che, quando questo accade, si resti comunque su un certo piano. E allora, di cosa stiamo parlando? Ancora una volta dell’illusione, di un mondo parallelo che brucia ogni tipo di distanza, dove il timido diventa estroverso, il politico è amico del cittadino e il professore… è amico dell’alunno!
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