Dalle contravvenzioni ai contrabbassi
Dismessi i panni dell?agente di polizia stradale, Gianmaria Assandri si racconta oggi in quelli del liutaio. Ma ci confessa che la via dell?artigianato non è liscia come l?autostrada
Fabio Canessa | 15 aprile 2013
Sta riparando il fondo di un contrabbasso. Uno strumento ?di poco valore?, dice, di quelli che si trovano nelle soffitte dei bisnonni, forse poco pregiati ma affettivamente inestimabili. Gianmaria Assandri, 56 anni, di professione liutaio, lavora nella sua bottega di Salita Pallavicini, centro storico di Genova.
Di cosa si occupa precisamente un liutaio? Il liutaio costruisce, ripara e restaura strumenti musicali. Ce ne sono di vari tipi e fatture, quindi il campo d?intervento è molto ampio: dal medievale al barocco agli strumenti elettrici contemporanei.
Perché Gianmaria Assandri ha deciso di fare il liutaio? Il mio primo giocattolo fu un pezzo di legno con dei chiodi da piantarci dentro. Poi mi sono trovato a riparare la mia chitarra che si era rotta quando avevo 18 anni?
E non poteva rivolgersi ad un liutaio? Certo, ci sono andato. Solo che era un mio amico e mi ha invitato a farmi il lavoro da solo.
Prima di quell?episodio avrebbe mai pensato di svolgere questa professione? I lavori manuali mi hanno sempre emozionato molto, sin da ragazzino. In realtà, poi, ho fatto tutt?altro: ho lavorato nella polizia stradale per 27 anni, però questo mi ha consentito di avere parecchio tempo libero, perché i turni in autostrada sono di sei ore. Così, diventato ?vecchietto?, mi sono licenziato e ho aperto il laboratorio: dal 2001 sono liutaio a tempo pieno.
Nel frattempo, come ha imparato? Ho frequentato per lungo tempo la bottega di Federico Löwenberger, il mio maestro, qui a Genova. Questo mi ha consentito di cimentarmi con l?attività: sono passato dal divertimento a un impegno a tempo pieno.
Cosa deve fare un giovane che voglia avvicinarsi al mestiere? Le scuole prevedono la possibilità di fare uno stage settimanale, a volte mensile: sono tempi estremamente brevi, in un mese si può fare davvero poco. Però si possono stimolare la curiosità e l?interesse di chi partecipa: se la passione è tanta e hai un desiderio da realizzare, niente ti può fermare. Oggi la procedura più seguita prevede l?iscrizione a una scuola di liuteria: ce ne sono a Cremona, Milano e altre in giro per l'Italia.
Parlando a chiare lettere: quanto è redditizio il suo lavoro? Dire che siamo in crisi è fin troppo facile. Diventare ricchi facendo gli artigiani? Dubito che qualcuno ci sia mai riuscito. Io non lo diventerò, però faccio parte della categoria delle persone che lavorano per passione: se avessi a disposizione più risorse, vorrei semplicemente continuare a fare il liutaio, magari con maggior tranquillità, meno assillato dalle bollette.
Il lavoro più difficile che le sia mai capitato? Quello che mi piace di più: ovvero scolpire le ?teste? degli strumenti. Negli strumenti ad arco, è la voluta che si vede in cima allo strumento. Sugli esemplari barocchi è un lavoro molto impegnativo: ad esempio ora sto lavorando ad una testa a forma di fauno.
Anche se la vecchiaia è ancora lontana, pensa di andare in pensione prima o poi? Non ne ho nessuna intenzione. Ed anzi, ho la necessità pratica di stare attaccato al banco finché morte non ci separi. A mia figlia non lascio in eredità il lavoro, lei ha in mente strade completamente diverse. Com?è giusto che sia.
Di cosa si occupa precisamente un liutaio? Il liutaio costruisce, ripara e restaura strumenti musicali. Ce ne sono di vari tipi e fatture, quindi il campo d?intervento è molto ampio: dal medievale al barocco agli strumenti elettrici contemporanei.
Perché Gianmaria Assandri ha deciso di fare il liutaio? Il mio primo giocattolo fu un pezzo di legno con dei chiodi da piantarci dentro. Poi mi sono trovato a riparare la mia chitarra che si era rotta quando avevo 18 anni?
E non poteva rivolgersi ad un liutaio? Certo, ci sono andato. Solo che era un mio amico e mi ha invitato a farmi il lavoro da solo.
Prima di quell?episodio avrebbe mai pensato di svolgere questa professione? I lavori manuali mi hanno sempre emozionato molto, sin da ragazzino. In realtà, poi, ho fatto tutt?altro: ho lavorato nella polizia stradale per 27 anni, però questo mi ha consentito di avere parecchio tempo libero, perché i turni in autostrada sono di sei ore. Così, diventato ?vecchietto?, mi sono licenziato e ho aperto il laboratorio: dal 2001 sono liutaio a tempo pieno.
Nel frattempo, come ha imparato? Ho frequentato per lungo tempo la bottega di Federico Löwenberger, il mio maestro, qui a Genova. Questo mi ha consentito di cimentarmi con l?attività: sono passato dal divertimento a un impegno a tempo pieno.
Cosa deve fare un giovane che voglia avvicinarsi al mestiere? Le scuole prevedono la possibilità di fare uno stage settimanale, a volte mensile: sono tempi estremamente brevi, in un mese si può fare davvero poco. Però si possono stimolare la curiosità e l?interesse di chi partecipa: se la passione è tanta e hai un desiderio da realizzare, niente ti può fermare. Oggi la procedura più seguita prevede l?iscrizione a una scuola di liuteria: ce ne sono a Cremona, Milano e altre in giro per l'Italia.
Parlando a chiare lettere: quanto è redditizio il suo lavoro? Dire che siamo in crisi è fin troppo facile. Diventare ricchi facendo gli artigiani? Dubito che qualcuno ci sia mai riuscito. Io non lo diventerò, però faccio parte della categoria delle persone che lavorano per passione: se avessi a disposizione più risorse, vorrei semplicemente continuare a fare il liutaio, magari con maggior tranquillità, meno assillato dalle bollette.
Il lavoro più difficile che le sia mai capitato? Quello che mi piace di più: ovvero scolpire le ?teste? degli strumenti. Negli strumenti ad arco, è la voluta che si vede in cima allo strumento. Sugli esemplari barocchi è un lavoro molto impegnativo: ad esempio ora sto lavorando ad una testa a forma di fauno.
Anche se la vecchiaia è ancora lontana, pensa di andare in pensione prima o poi? Non ne ho nessuna intenzione. Ed anzi, ho la necessità pratica di stare attaccato al banco finché morte non ci separi. A mia figlia non lascio in eredità il lavoro, lei ha in mente strade completamente diverse. Com?è giusto che sia.
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