Attualità
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Storie di ordinaria violenza
Con “Passi affrettati”, Dacia Maraini porta all’attenzione del pubblico otto ritratti di donne di diversi Paesi che hanno subìto violenze e discriminazione. Perché la sofferenza non ha latitudine
Cristiano Torre | 22 ottobre 2015

Una  testimonianza, una denuncia, ma anche un atto di simpatia ed attenzione verso tutte quelle donne che   sonoancora prigioniere di un matrimonio non voluto, di una famiglia violenta, di uno sfruttatore, di una tradizione e  di una discriminazione storica difficile da  superare”. Sono queste le parole con cui Dacia Maraini apre il suo libro Passi  affrettati: la storia  di otto donne provenienti da Paesi e Stati diversi che raccontano esperienze di dolore e discriminazione. A prendere per prima la parola è Lhakpa, una ragazza tibetana con il sogno di arruolarsi nell’esercito cinese per poter girare il mondo, ottenere un bel gruzzoletto di soldi e promettere un buon sostentamento alla sua tanto amata madre e a se stessa. Proprio mentre sta cercando di realizzare I suoi  sogni, è vittima di  uno stupro   da  parte di cinque uomini.

Sarah, invece, nell’infanzia ha subìto violenza dall’uomo  di cui si fidava e che  amava di più, suo nonno. È vittima di violenze fisiche da parte del marito che non vuole che partorisca un bambino che  secondo lui darà solo guai. Poi c’è Aisha, una ragazza innamorata dell’idea dell’amore che si lascia possedere dal ragazzo della casa di fronte, credendo  a una vana promessa di matrimonio. Il suo amato  infatti scappa e lei viene cosparsa di benzina e bruciata dai suoi parenti per essere rimasta  incinta.

Poi è la volta di Juliette, una donna che ama l’uomo che ha sposato così tanto da non denunciarlo per tutte le volte in cui lui l’ha picchiata. Amina, condannata ad esser lapidata in pubblico per aver avuto un figlio da parte di suo marito, che aveva un’altra moglie oltre lei. Carmelina, invece, è vittima di uno  stupro a soli tredici anni, con il fratello  che la immobilizza e lascia che venga  privata della  sua dignità, dopo averla venduta per riuscire a  pagare un debito.

Sembra  essere più “fortunata” Teresa,morta per un colpo di pistola dopo aver denunciato più volte le violazioni da parte di suo marito. La polizia non  ha fatto mai niente per salvarla   dal   suo   destino   crudele.   

Le ultime parole sono quelle di Viollca, una  bambina che viene  a Roma per vedere il Papa, ma viene chiusa dentro  una cameretta buia e l’unica cosa che riesce a vedere è un uomo  che si sfila i pantaloni.È con la stesura di questo libro che Dacia Maraini pone l’attenzione sui molteplici fenomeni di violenza che accadono in ogni parte del  mondo e che  vengono identificati solo quando la donna è morta o è già stata picchiata a sangue fino ad essere distrutta fisicamente e moralmente da uomini che credono  di essere superiori. I fatti narrate dalla Maraini sono completamente reali, spunti di cronaca nera  che mettono  in risalto  il fatto che la violenza non  abbia latitudine. Non sono donne costrette ad indossare il velo o il Burqa per le regole dettate dalla loro religione, ma anche ragazze occidentali: storie come queste accadono in ogni Paese. Una testimonianza,  una denuncia. Un  aiuto pertutte le donne che con “passi affrettati” hanno avuto il coraggio di raccontare e rendere partecipe il mondo intero di tutto ciò che hanno subito ingiustamente. Una lettura  scorrevole, ma  allo stesso tempo forte per  la delicatezza del tema trattato. Un linguaggio adatto a mettere in risalto la brutalità di tutto  ciò che accade oggi giorno in ogni parte del mondo. Un libro difficile da dimenticare.

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