Attualità
Il rapporto Homs sul benessere dei giovani
Sto lontano dallo stress
Troppa pressione e poco interesse caratterizzano gli studenti italiani: colpa delle nuove generazioni o di un vecchio sistema?
Serena De Conciliis | 6 maggio 2016

Agli studenti italiani non piace andare a scuola. Giusto in caso di dubbio, a supportare questa preesistente consapevolezza è giunto il rapporto della sezione europea dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) sulla salute e il benessere dei giovani nel nostro continente. I dati risalgono al 2013-2014 e vedono i ragazzi del nostro Paese agli ultimi posti non solo per quanto riguarda l’entusiasmo nei confronti della scuola, ma anche nei risultati ottenuti. Sembra essere troppa la pressione subita: il 72% delle quindicenni dichiara infatti di subire troppo stress a causa del carico di lavoro scolastico. Stress che provoca malanni fisici e psicologici, come mal di stomaco, ansia, vertigini, tristezza. I dati sono di gran lunga superiori alla media, e corrispondono addirittura al doppio se confrontati con quelli della Germania. Ma da dove nasce tutta questa stanchezza e la conseguente disaffezione verso la scuola?

Le cause, per gli esperti, sono da ricercare probabilmente nei programmi, rimasti invariati da troppi decenni, e nei rapporti che intercorrono tra studenti, insegnanti e genitori.

Nel mirino degli studenti, invece, sono i professori, giudicati spesso privi di passione per le materie che insegnano, poco disposti all’ascolto e al cambiamento dei metodi didattici. Probabilmente sopraffatti anche loro dalla noia della ripetizione degli stessi argomenti da anni, sembrano disinteressati a svegliare l’animo dei ragazzi ed accendere l’interesse in loro. Interesse che non arriva nemmeno al 10% nel caso dei quindicenni, dato che meno di uno su dieci ha dichiarato che la scuola gli piace molto.

Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Che cos’è che non ci piace? Indubbiamente un sistema che si basa sullo studio degli stessi eventi storici e della stessa letteratura per almeno due volte nel corso degli anni di istruzione obbligatoria non è molto stimolante: molti studenti preferirebbero sostituire gli argomenti ripetuti con approfondimenti sull’attualità, su ciò che ci circonda.

L’esempio da seguire, secondo le statistiche e le classifiche degli ultimi anni, sarebbe la Finlandia. Il portale Skuola.net ha addirittura stilato una lista di nove aspetti che dovremmo “rubare” ai finlandesi. Ma scorrendo l’elenco sembra di trovarci davanti a una scuola utopica, almeno dal nostro punto di vista. Si parte dal mettere lo studente al primo posto, passando per una particolare disposizione dei banchi che agevola gli abituali lavori di gruppo, arrivando alla particolare attenzione rivolta alle pareti che devono essere rigorosamente colorate d’azzurro, blu o verde e personalizzate dagli studenti. 

Immaginando di avere carta bianca, allora anche noi proponiamo la nostra scuola alternativa: invece delle classi colorate, classi all’aperto. Sì, avete letto bene. L’Italia potrebbe essere considerata una scuola all’aperto, grazie al suo patrimonio culturale, storico e artistico. Magari basterebbe provare a far scoprire la grandezza della Divina Commedia e non soltanto la sua struttura dal punto di vista dei critici. Far percepire il dolore che traspare da un quadro di Caravaggio e non soltanto la tecnica usata. Abbiamo voglia di metterci in gioco e in mostra, abbiamo occhi pronti a divorare tutta la bellezza intorno a noi. Non siamo irrecuperabili come vogliono farci credere. Magari siamo solo più critici e pretendiamo di più. Forse i dati ottenuti dimostrano solo che siamo più bravi degli altri a lamentarci: in questa speciale classifica siamo senza alcun dubbio i primi! 

 
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