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Selfie, Hunger Games e paura del domani
Selfie, Hunger Games e paura del domani
Generazione K: quelli che il nuovo secolo era già arrivato quando sono nati, quelli che internet era già nelle nostre case, quelli come noi, che ci affacciamo al futuro con tante incertezze
Loris Genetin | 30 giugno 2016

"Voi giovani non avete mai voglia di fare nulla, pensate solo a voi stessi e non staccate mai la testa dal cellulare!”. Diciamoci la verità: chi tra gli adolescenti di oggi non si è mai sentito dire qualcosa di simile? Pochi, molto pochi. Anzi, forse proprio nessuno. Cerchiamo allora di capire cosa spinge gli adulti a considerare i ragazzi e le ragazze appartenenti al nuovo millennio (considerati parte della “Generazione K” in riferimento a Katniss, l’arciera protagonista di Hunger Games) dei veri e propri fannulloni, svogliati e spesso al limite della spavalderia. Per riuscirci abbiamo chiesto aiuto a Gustavo Pietropolli Charmet, noto psicanalista e psichiatra, Docente di Psicologia Dinamica presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e Primario dei servizi psichiatrici di Milano. 

 

ANSIOSI E POCO FIDUCIOSI

A marzo 2016, sul The Guardian, è stato pubblicato un articolo dell’economista Noreena Hertz, all’interno del quale sono stati illustrati i risultati di una sua ricerca finalizzata a comprendere in maniera approfondita e oggettiva gli adulti di domani. È stata data la possibilità ai giovani di esprimersi attraverso interviste e raccolte dati, che hanno avuto il pregio di dare un aspetto in parte inedito e più realista alle nuove generazioni. 

I teenagers intervistati sono stati 2000 e il lavoro della professoressa Hertz è durato circa 18 mesi. Al termine di questa complessa ricerca è risultato evidente che i giovani adulti di oggi appaiono più ansiosi e diffidenti di quanto comunemente si pensi. I ragazzi britannici sono i più preoccupati del mondo per quanto riguarda il loro presente e il loro futuro. A impegnare le riflessioni degli adolescenti ci sono al primo posto la difficoltà di trovare lavoro (79%), seguita a ruota dalla possibilità di contrarre debiti (72%). Secondo il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, con sede negli USA, il 17% degli studenti delle scuole superiori ha seriamente preso in considerazione di togliersi la vita, a dimostrazione dell’enorme ansia con la quale i giovani sono oggi “abituati” a convivere. Comune alla stragrande maggioranza degli intervistati vi è inoltre la sfiducia riposta nelle grandi società e aziende (solo il 6% le ritiene affidabili, contro il 60% degli adulti), così come nella politica e nei rispettivi governi. 

 

LA FAMIGLIA…

Pietropolli Charmet ci spiega il conflitto genitori figli: «I rapporti fra le due generazioni sono pessimi. La difficoltà degli adulti nel comprendere i ragazzi si trasforma spesso in “aggressività” e criticità. La denigrazione dell’intera generazione dipende dall’invidia degli adulti nei confronti degli adolescenti e oggi questa invidia è assai più forte che in passato». Simili dinamiche sono mosse da sconvolgimenti sociologici piuttosto recenti, come la liberazione di usi e costumi e le maggiori libertà acquisite dai giovani, a cui le generazioni passate non erano abituate. Ad alimentare il conflitto fra ragazzi e adulti gioca un ruolo fondamentale la spavalderia che viene spesso criticata agli adolescenti. Spavalderia dovuta soprattutto al fatto che le nuove generazioni hanno smesso di avere paura, non temono più le punizioni severe che i genitori impartivano in passato e, nonostante in realtà nutrano rispetto, il loro comportamento sembra privo di alcun riguardo. Nonostante l’estraneità degli adulti ai fenomeni sociali che hanno di recente scatenato rivoluzioni sostanziali, anche il professor Pietropolli ammette che i modelli, soprattutto di natura estetica, diffusi oggi da televisione e rete (in prima linea) sono comunque sostenuti dagli stessi adulti che tanto criticano gli appartenenti alla Generazione K. L’estetica però non è l’unica cosa che conta per i “post millennials”. Il piano etico continua a ricoprire un ruolo fondamentale nelle loro scelte e i valori realmente intrinsechi di un vero modello da seguire vengono quasi sempre riconosciuti ed apprezzati: «Un professore che ha passione e svolge il proprio lavoro con entusiasmo viene rispettato dagli studenti soprattutto per ciò che fa e per il modo in cui lo fa quotidianamente». 

… E IL GRUPPO

Proprio in ambito scolastico è facile che si creino dei gruppi all’interno dei quali gli adolescenti trascorrono la maggior parte della propria quotidianità, sia durante l’orario delle lezioni che nel tempo libero. «I ragazzi di oggi hanno una relazione molto profonda col gruppo, sono dipendenti da quest’ultimo e dai modelli che prescrive e finiscono quindi per omologarsi a ciò che viene imposto loro». L’importanza del gruppo dipende soprattutto dalla sua capacità di risolvere due problemi non da poco: la noia e la paura della solitudine. Col tempo quindi i ragazzi diventano dipendenti dal gruppo e lo seguono anche quando le attività proposte non sarebbero condivise a livello individuale. Simili attività sono a loro volta dovute al bisogno del gruppo di attirare l’attenzione e l’interesse dei suoi membri nei momenti in cui sente di star perdendo la loro “fiducia”. Questo naturalmente può portare a dei risvolti negativi, perché il “gruppo” può trasformarsi in “branco”, prendendo di mira qualcuno perché diverso, magari perché di un’altra nazionalità. «I bambini non si accorgono nemmeno delle diversità, anche se morfologiche – spiega il professor Pietropolli - Quando si formano le prime compagnie durante il periodo delle scuole medie iniziano ad esserci i primi problemi, ma mai così gravi come tra gli adulti. Un altro aspetto molto importante da prendere in considerazione è che tra i giovani ormai non ci si sente nemmeno più italiani, ma europei. Un ruolo determinante, comunque, lo ricopre l’influenza della famiglia: l’educazione è fondamentale».

 

PAURA DI COME SAREMO

Come trapela anche dalla ricerca della professoressa Noreena Hertz, la preoccupazione per il futuro è uno degli ostacoli maggiori per i giovani di oggi. La nostra è un’epoca a dir poco particolare e scossa da problematiche di ogni tipo: i cambiamenti climatici, il terrorismo, la crisi economica e l’esaurimento delle fonti energetiche finora utilizzate. Secondo il professor Pietropolli però non sono solo queste situazioni politiche e sociali a spaventare gli adolescenti: «Molti ragazzi e ragazze ritengono di non essere all’altezza dei modelli che vengono proposti loro ed è comune la preoccupazione per il proprio futuro personale: non sentendosi in grado di realizzare gli ideali che la società impone ci si concentra solo sul presente».

Le nuove generazioni sono protagoniste di un processo di trasformazione di portata incredibile. Insieme al mondo che ci circonda stiamo cambiando anche noi e nessuno più dei giovani rappresenta questo epocale passaggio. Non esiste futuro senza cambiamento e, cosa ancora più importante, non esiste cambiamento senza comprensione. 

 

 

 

 

 

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