Attualità
Giovani speranze o speranze nei giovani?
Giovani speranze o speranze nei giovani?
Un panorama sulle aspirazioni dei giovani d'oggi
Lorenzo Checcherini, Valerio Chiriatti | 10 giugno 2016

Oggi nel nostro Paese la disoccupazione giovanile ha toccato i livelli più alti dal dopoguerra, con un tasso che si avvicina al 40%, e per i giovani il rischio di non trovare un lavoro, specialmente ben retribuito, rappresenta sempre più una fonte di preoccupazione. Per questo abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi fra i 17 e i 19 anni, che frequentano o hanno frequentato istituti presenti ad Ostia, nel X municipio di Roma, una serie di domande sul loro futuro.

Dalle interviste è emersa una forte differenza sulle proprie aspirazioni: molti liceali hanno affermato con convinzione di voler fare l’università, al contrario nelle interviste ai ragazzi degli istituti tecnici è emersa una maggiore predisposizione a trovare direttamente un lavoro al termine del percorso scolastico.

Inoltre, nel caso del liceo classico tutti gli intervistati hanno manifestato la propria volontà di frequentare l’università, prediligendo facoltà di argomento umanistico, come storia, filosofia o lettere antiche. Non manca però l’interesse per materie scientifiche come medicina, ingegneria o anche fisica e chimica.  Per quanto riguarda il luogo in cui frequentare l’università, la maggior parte ha intenzione di studiare in altre città italiane, specialmente nell’Italia centro-settentrionale, come Bologna, Milano Perugia e Firenze.

È comune a tutti la preoccupazione di non trovare un lavoro al termine degli studi e per questo in molti sarebbero disposti a lavorare all’estero. Questo è sicuramente il dato che desta maggiore preoccupazione e rappresenta anche una grave perdita per il nostro Paese, che comunque investe risorse nell’istruzione dei propri cittadini, spesso senza trarne i dovuti frutti. Nonostante ciò un dato che fa ben sperare è che i giovani d’oggi si affidano alle proprie passioni, mettendo in secondo piano il reddito che potrebbe dare loro in futuro.

I dati che vengono dal mondo del lavoro non sono affatto confortanti e rischiano di creare una generazione di persone scontente. Per questo sarebbe importante investire maggiori risorse in politiche educative e di continuità fra l’istruzione e il mondo del lavoro.

 
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