Attualità
Ci salverà la Cultura
Lo dice un rapporto che contiene una ventata di ottimismo. Saranno la cultura e la bellezza a salvare l’Italia. E gli italiani
Redazione | 27 marzo 2017

C’è un’Italia vivace e attiva, un’Italia presente che già semina il futuro, che guarda avanti con coraggio senza dimenticare la sua storia: un Paese consapevole che la sua cultura dalle radici antiche è oggi il miglior biglietto per entrare da protagonisti in un futuro migliore. È il ritratto che ci consegna l’interessante studio Io sono cultura, l’Italia della qualità e delle bellezza sfida la crisi realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con la regione Marche, dimostrando, dati alla mano, che la cultura è uno dei motori primari della nostra economia. Lo immaginavate? Noi no, ma leggendolo e documentandoci scopriamo che è proprio così. 

Lo studio racconta un’idea di cultura fatta naturalmente di musei, gallerie, festival, beni culturali, letteratura, cinema, performing arts, ma anche di industrie creative e made in Italy: cioè tutte quelle attività produttive che non rappresentano in sé un bene culturale, ma che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività. 

Negli ultimi quarant’anni, il made in Italy ha trasformato l’Italia in un Paese che è riuscito ad imporre con forza un’immagine di sé come modernità godibile all’interno del mercato internazionale. Quindi il design, l’architettura e la comunicazione: industrie creative che sviluppano servizi per altre filiere e veicolano contenuti e innovazione nel resto dell’economia – dal turismo all’enogastronomia alla manifattura – dando vita ad una cerniera, una “zona ibrida” che va dalla manifattura evoluta, appunto, all’artigianato artistico. Veniamo ai numeri. 

Al Sistema Produttivo Culturale e Creativo (industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive, produzioni creative-driven) si deve il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia: 89,7 miliardi di euro. Ma non finisce qui: perché la cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8: in altri termini, per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,8 in altri settori.

Gli 89,7 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 160,1, per arrivare a quei 249,8 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 17% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo effetto volano, ma anche tutte le imprese che portano la storia del territorio in cui operano all’interno della propria comunicazione. 

 

La Cultura dà lavoro ai giovani

Il Sistema Produttivo Culturale (da solo, senza considerare i posti di lavoro attivati negli altri segmenti della nostra economia) dà lavoro a 1,5 milioni di persone, il 6,1% del totale degli occupati in Italia. Nel Sistema Produttivo Culturale e Creativo, il 24,2% dei professionisti ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, ovvero 3,4 punti percentuali più che nel resto dell’economia.

 

 La Cultura lancia turismo, food, design

Se poi guardiamo oltre il perimetro delle imprese culturali e creative, a beneficiare in modo rilevante della spinta della cultura è in particolar modo, come c’è da attendersi, il turismo: più di un terzo (il 37,5%) della spesa turistica nazionale è infatti attivato proprio dalla cultura. Oltre al turismo c’è anche il mondo dell’agroalimentare. Tra le alleanze più promettenti strette negli ultimi anni c’è sicuramente, infatti, quella tra cultura e mondo del cibo, con i cuochi stellati che si rifanno alle culture locali e al design e all’arte, e la cucina che si trasforma da oggetto a soggetto di comunicazione, e dunque di produzione culturale. Da questi numeri si colgono i segnali di un fermento culturale ampio, che investe tutta la società e, per osmosi, l’economia. Si conferma la crescita in segmenti tradizionali che incrociano cultura e produzione, quelli che, per dirla con Carlo M. Cipolla “ci permettono di produrre all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo”: come il design, quest’anno protagonista di un record di visitatori alla design week del Salone del Mobile. 

 

Cultura motore dell’economia avanzata

Cultura e creatività sono considerati uno dei motori primari delle economie avanzate. Per questo oggi sono al centro dell’attenzione di molti paesi, europei ed extra-europei (ad es. centralità delle industrie creative nelle politiche di sviluppo del Regno Unito e del tema investimenti in cultura e creatività in Canada). Per l’Unione Europea, Cultura e istruzione sono l’11° priorità del programma Juncker. 

 

L’opinione di una studentessa

Chiara Venerucci, liceale romana, descrive la propria idea di cultura e la necessità per arricchire la propria esistenza. “Quante volte ci capita di definire molto colta una persona, o quante volte sentiamo dire dagli altri quanto la cultura sia importante o quanto spesso capita di pensarlo anche a noi? Se vi ritrovate in questo tipo di circostanze significa che concorderete con me sul fatto che questa ‘signora cultura’ è sempre sulla bocca di tutti, ma, fermi un secondo… vi è mai capitato di chiedervi cos’è veramente la cultura? Io oggi ho deciso di provare a dare una risposta a questa difficile domanda. Credo che, a differenza dell’intelligenza, che è indiscutibilmente una virtù di pochi, la cultura possa appartenere a tutti. Essa consiste nella conoscenza delle più disparate discipline: arte, scienze, musica, letteratura, storia, geografia ma anche: moda, spettacolo, fotografia; è il concetto più generale che esprime il percorso evolutivo dell’uomo nel campo del sapere. La cultura può appartenere non solo ad un individuo, in questo caso essa gli permette di relazionarsi con gli altri, di vivere una vita razionale e soprattutto di ottenere soddisfazioni sia nel lavoro che nella vita privata. La signora cultura può appartenere però anche ad un popolo ed è quindi relativa a ciascuno, in quanto è stata costruita sulla base di tradizioni, avvenimenti e conoscenze che differiscono da gente a gente. La cultura però, a mio parere, non può rimanere invariata, essa muta, insieme all’uomo, le sue caratteristiche di generazione in generazione. Tuttavia ci sono aspetti comuni alla cultura di mille anni fa e a quella di oggi, conoscenze che all’uomo apparterranno per sempre anche se non da sempre gli sono appartenute. Ad esempio la scoperta dell’America ha portato ad una serie di sviluppi economici e commerciali e perciò anche culturali che hanno influenzato a partire da quel momento tutto il mondo, segnato profondamente da quell’avvenimento, che fa parte della cultura di tutti i popoli. È sicuramente impossibile negare che ci voglia del tempo per acquisire una cultura completa, a volte non basta neanche tutta la vita, ma l’uomo vive per conseguire le sue doti di essere razionale ed è quindi inevitabile e necessario che la cultura influenzi le sue giornate e sia parte integrante di sé stesso”.

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