Barcellona, ottant'anni fa. La barbarie assunse le sembianze di bombardamenti spietati ad opera dell'aviazione fascista (Aviazione Legionaria) e nazista (Legione Condor) a sostegno del sopruso franchista nei confronti delle forze democratiche che avevano regolarmente vinto le elezioni e sconvolse una città inerme, colpevole unicamente di essere anarchica e socialista, contraria alla ferocia della Falange e orgogliosa di sé e della propria storia.
Barcellona massacrata, in macerie, umiliata e offesa oltre ogni immaginazione, Barcellona come Guernica l'anno precedente, Barcellona che segnò l'inizio della fine per le forze democratiche che si opponevano al nascente regime, Barcellona che, in seguito a quei tre giorni di abisso (dal 16 al 18 marzo del '38), divenne, insieme all'Anschluss perpetuato pochi giorni prima (il 12 marzo) da Hitler ai danni dell'Austria, l'emblema dell'orrore di cui era capace il mostro che stava dilagando in ogni angolo del Vecchio Continente.
Del resto, è fuor di dubbio che la carneficina spagnola fu il preludio di ciò che sarebbe avvenuto di lì a un anno nel resto d'Europa: una prova di forza e un modo cinico per misurare la propria potenza ci fuoco, accanendosi con inaudita violenza contro un universo repubblicano ormai di fatto prossimo alla resa.
Novecentottantasei giorni: tanto è durata la Guerra civile spagnola, sviluppatasi nel triennio '36-'39, e non c'è dubbio che la mattanza catalana costituì uno dei momenti chiave, il punto di svolta di una carneficina in seguito alla quale sprofondammo in un inferno per cui è persino difficile trovare una definizione storica accettabile.
La "Rosa de foc" (la Rosa di fuoco) messa in ginocchio, l'utopia della riscossa svanita nel nulla, vite perdute e sogni infranti, illusioni svanite e prospettive distrutte non solo dalle bombe ma anche, se non soprattutto, dalla consapevolezza che tutto fosse ormai perduto.
Barcellona e la nostra eterna vergogna: straziante, amara, impossibile da dimenticare e senza alcuna giustificazione. Pugnalammo alle spalle la dignità di un popolo e agevolammo l'ascesa di una dittatura sanguinaria esauritasi unicamente con la morte di Franco nel '75.
Contribuimmo, in poche parole, a consegnare un'intera Nazione nelle mani di un carnefice, devastando la meraviglia di una città indomita e ribelle.
Come italiano, pur non avendo alcuna colpa, avverto il dovere di chiedere scusa ai fratelli spagnoli, e catalani in particolare, per l'odiosa aggressione di cui ci siamo resi protagonisti.