L’Area Megalitica di Aosta, dove ci sono i solchi d’aratro più antichi d’Europa, è una pagina del nostro passato riemersa dopo anni di scavi e aperta al pubblico nel 2016: segreti antichissimi, di un’epoca, quella preistorica, avvolta da “magia” e mistero come su un set cinematografico.
A differenza dei film, però, i visitatori sulla scena hanno modo di osservare reperti veri, valorizzati da allestimenti curati con estremo rigore storico-scientifico e con l’ausilio delle più moderne tecnologie come touch screen, fasci laser, didascalie parlanti e grafica ricostruttiva, così da vivere un’esperienza sensoriale e cognitiva dal forte impatto emotivo e dall’altissimo valore culturale.
A Saint Martin de Corléans il passato sembra presente: sotto la volta celeste si ha l’impressione di sentire riecheggiare voci e canti con cui 6000 anni fa gli uomini preistorici hanno arato il grande campo per consacrarlo a santuario a cielo aperto, mentre quasi 5000 anni dopo pare aleggi ancora l’odore dei buoi arsi nei pozzi ai piedi di 12 pali di legno, forse dei totem, utilizzati per il compimento di riti sacri. Tutt’intorno si percepisce il respiro collettivo degli uomini e delle donne che abitavano in villaggi vicini ancora oggi sepolti, in attesa di essere localizzati e riportati alla luce dagli archeologi. Secondo gli studiosi, infatti, la funzione unicamente sacrale dell’area archeologica presuppone l’esistenza, nelle immediate vicinanze, di uno o più abitati, che dovrebbero trovarsi a nord-ovest del sito archeologico. Il mistero di Saint Martin, dunque, non è ancora completamente svelato.
Il sito archeologico di Saint Martin de Corléans, che prende il nome dall’attigua chiesa romanica dedicata a San Martino, ha la copertura architettonica a forma di lanterna, per simboleggiare il lavoro dell’uomo alla ricerca delle proprie origini. È stato realizzato grazie all’impegno dell’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma Valle d’Aosta in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni e le Attività culturali, una sinergia che ha permesso di concludere un lungo e difficile percorso, durato decenni a causa della vastità del giacimento e della complessità delle indagini archeologiche.