È uscita finalmente anche l’ultima parte della sesta e ultima stagione di Bojack Horseman. Essa riprende tutto ciò che era stato lasciato in sospeso nella prima parte, sviluppando e concludendo le storie di tutti i personaggi principali della storia, tra cui lo stesso Bojack.
Per chi non conoscesse la geniale serie animata di Raphael Bob-Waksberg, il protagonista è un cavallo antropomorfo, ex star di una celebre sitcom degli anni ’80, di cui si raccontano i rapporti disastrati con le persone e con il mondo che lo circonda: è una di quelle serie che rivoluzionano il modo di vedere le cose e di relazionarsi con la società. Diverte e tragica allo stesso tempo, Bojack Horseman realizza un quadro incredibilmente dettagliato su tutti i dubbi, le insicurezze e le contraddizioni dell’animo umano. Nonostante venga fatto di tutto per mettere il protagonista sotto una cattiva luce a causa del suo egoismo e della sua tendenza a scappare dai problemi, ampliata dalle sue dipendenze da alcol e droghe, non si può non amarlo e compatirlo. In fondo molti di noi sono come lui, schiavi dei giudizi taglienti e delle opinioni logoranti provenienti dalla nostra testa, che non costituiscono una sana autocritica ma un odio per se stessi e un malessere nel rapporto disastrato con il mondo. In questo consiste la grandezza della serie: è incredibile come lo spettatore si immedesimi così tanto in un personaggio cinico, menefreghista, immaturo, tossico ed alcolizzato come Bojack. Dipendenze e abuso di sostanze, armi da fuoco, rapporti conflittuali, guerre interiori, suicidio e depressione, non c’è tema oscuro che questa serie, nel corso di sei stagioni, non abbia affrontato, essendo lo specchio deformante, ma assolutamente realistico, di una società ingiusta ed inquietante.
Unica e veritiera, originale oltre che nella trama e nei temi trattati, anche nella struttura, la quale approfittando del DNA animato della serie, sperimenta modi alternativi con cui portare avanti il filo narrativo delle vicende, non seguendo quindi una struttura fissa e dimostrando quanto i cliché della ripetitività e della tradizione siano artifici formali che debbano essere piegati a piacimento.
Evitando gli spoiler, il finale di Bojack Horseman è tanto affascinante quanto imprevedibile; con esso termina l’evoluzione del pensiero portato avanti per sei stagioni, Bojack finalmente sembra aver capito quanto unica e imprevedibile sia la vita grazie agli ultimi due episodi molto originali e strappa lacrime, che lasciano allo spettatore numerosi spunti di pensiero. Noi siamo quello che facciamo? Conosciamo veramente noi stessi? La redenzione cancella tutte le nostre azioni precedenti? È possibile trovare la pace? A tutte queste domande Bojack, per quanto fosse sconveniente, prova a dare una risposta. Forse non c’è pace per nessuno e non vi è alcuna via di fuga, ma solo l’accettazione di un qualcosa che non potrà mai essere cambiato: se stessi.