Torna al cinema, a quattordici anni di distanza dal suo ultimo lungometraggio, il regista piemontese Umberto Spinazzola col dramma Non morirò di fame, una produzione italo-canadese con Michele di Mauro, Jerzy Stuhr e Chiara Merulla. Oltre alla data "evento" di lunedì 27 marzo a Genova, il film verrà proiettato dal 30/03 al 2/04 2023 al Nuovo Cinema Aquila di Roma.
Non morirò di fame: sinossi
Pier è un ex chef stellato che vive ai margini della società, ritroverà il suo amore per la cucina attraverso un viaggio nel recupero alimentare, elaborando ricette con ingredienti ri-utilizzati e salvati dallo spreco. Il suo talento si rivelerà necessario per consolidare il rapporto difficile con la figlia e iniziare un nuovo percorso di vita.
Note di regia
Come dichiarato dal regista Umberto Spinazzola: "Il tema dello spreco alimentare, da sempre, mi sta molto a cuore. Mai come in questo periodo il cibo e la catena alimentare della grande distribuzione sono diventati un business di proporzioni mastodontiche. Si produce per buttare. E si butta per produrre. Lo spreco nutre l’industria alimentare con una velocità mai vista prima d’ora. Eppure è un argomento di cui, tutto sommato, si parla ancora troppo poco. Pier, il protagonista del film, conosce bene il cibo. Oggi è un clochard ma nel suo passato il cibo è stata la sua ragione di vita, il suo lavoro ma anche la sua follia. Pier è una sorta di moderno clochard che conosce il valore del cibo meglio di qualsiasi altra cosa. Il cibo, per lui, è sempre un piccolo gesto di poesia. L’incontro con il Granata, anziano senzatetto ma anche a modo suo grande esperto di sprechi, spalanca a Pier una porta e la strada per ridisegnare una nuova geografia del cibo. Andare a caccia del cibo che si butta diventa una missione. E pedinando Pier e il Granata lo spettatore si trova davanti a questa micidiale follia chiamata spreco alimentare. Ma Pier deve fare i conti anche con Anna, una figlia che in qualche modo aveva abbandonato. Quando la ragazzina riappare nella sua vita Pier non può sottrarsi all’amore paterno, non può rinunciare ad un affetto che credeva perduto. Il confronto con la figlia porta Pier, ancora una volta, a rimettersi in gioco. A ricostruire. Ad immaginare e creare nuove prospettive, sempre attraverso il cibo. Non morirò di fame trae spunto da una storia vera, la storia di uno Chef stellato che perde tutto, anche la famiglia. Ma è anche la storia di uno Chef che cerca di ricostruire una vita ricominciando da zero, grazie alla forza che solo un figlio sa mettere in moto".
Note di produzione
Il film Non morirò di fame di Umberto Spinazzola, nasce dall’idea del regista di raccontare una storia che, partendo dalla piaga dello “spreco alimentare”, riesca a parlare del tema del “recupero”, che non è solo del cibo, ma anche degli affetti e dei rapporti umani, dove la “tavola” rappresenta, senza dubbio, uno dei luoghi più importanti. Nell’epoca contemporanea, dopo la crisi causata dalla pandemia e ancora durante una guerra in atto alle porte dell’Europa, sempre più persone si trovano in una condizione di difficoltà nel reperire cibo e vivere una vita dignitosa. Tuttavia il cibo esiste, c’è addirittura in sovrabbondanza, ma è consumato in maniera sproporzionata, distribuito in maniera squilibrata e soprattutto sprecato in quantità spaventosa. La storia del protagonista Pier, ex chef stellato finito in disgrazia, rappresenta il lato oscuro della ristorazione. La realizzazione del lungometraggio ci ha permesso di entrare in un mondo estremamente attuale, l’interesse vivo dei cittadini riguardo il tema ci ha aiutato a portare alla luce questa storia che rappresenta nel contesto sociale un esempio di attenzione a un tema rilevante. Il film è realizzato attraverso una coproduzione canadese, anche questo un importante passo per rendere la storia rilevante non solo a livello nazionale.
Lo spreco alimentare
Con l’espressione “spreco alimentare” si intende qualsiasi cibo sano e commestibile che, in ogni fase della catena alimentare, viene sprecato invece di essere destinato al consumo umano. Una pratica dovuta per lo più a ragioni economiche o, ancora peggio, “estetiche”. Spesso si tende a gettar via cibo sano e perfettamente commestibile perché “prossimo” alla scadenza. Un’abitudine, questa, che crea enormi danni da un punto di vista ambientale e non solo. Gli effetti negativi, infatti, ricadono anche sui costi e sui e mancati guadagni per le imprese. Solo nei 27 paesi dell’Europa si sprecano 179 kg di cibo pro capite all’anno, ossia ogni anno 18 milioni di tonnellate di cibo ancora commestibile viene gettato via. Solo con il cibo gettato si potrebbero nutrire fino a 3 miliardi di persone. Ecco perché è una tematica presente nell’agenda 2030. Guardando all’Italia, i dati sono allineati a quelli mondiali. Lo spreco alimentare è generato per il 70% dal consumo domestico e da quello fuori casa, il 20% dalla distribuzione e vendita al dettaglio, il 10% dal comparto agricolo tra post raccolta e trasformazione (dati Crea, 2020). Per il nostro Paese equivale a 3 miliardi di euro a livello di perdite, mentre 6,5 miliardi di euro sono legati agli sprechi lato consumer. Totale: circa 10 miliardi. Tendenzialmente, ogni famiglia butta letteralmente nella spazzatura 1.000 euro di cibo all’anno.