Quante tonnellate di cibo si acquistano e si sprecano ogni giorno in un'ottica consumistica che rischia di aumentare, sempre di più, il divario socio economico? E cosa succede se a finire vittima del sistema è uno chef che vive di cibo e consumi? Un film che parla di una triste e frequente realtà.
Sullo sfondo la problematica dello spreco alimentare e in primo piano la storia di Pier, un ex chef stellato che si ritrova ai margini della società dopo aver perso il lavoro e anche il rapporto con la famiglia.
Il nuovo film di Umberto Spinazzola racconta il lato oscuro della ristorazione e di un sistema alimentare (e di conseguenza economico) allo stesso tempo vittima e carnefice. A parlarne il regista stesso ai microfoni di Zai.Time.
La rinascita dell’ex chef Pier
“Non morirò di fame” racconta le difficoltà ma anche il percorso di rinascita e di recupero (non solo alimentare) portato avanti da Pier, ex cuoco ora clochard che tenta di rimettere insieme i pezzi, amalgamandoli con quelli della sua vita personale. Insieme alla tematica del mondo della ristorazione, al centro della storia c’è infatti il rapporto padre-figlia da ricucire.
Il regista di Masterchef ai microfoni di Zai.Time
Come raccontato dal regista Umberto Spinazzola in diretta su Zai.Time: “Il film è distribuito con una distribuzione indipendente, La Sarraz Produzione. Un film che parla di spreco alimentare, ma parla anche di affetti e degli sprechi che nolenti e volenti abbiamo nelle nostre storie. Si tratta di un tema a me caro perché mi occupo di cucina da anni con i programmi dedicati in tv (Masterchef, Hell’s Kitchen, Celebrity Masterchef…). Volevo dare un punto di vista diverso, dare attenzione all’importanza del rimettersi in gioco e ritornare alla semplicità del cibo e alle sue origini. In questo LunaPark del mondo attuale del cibo ho come la sensazione che si vada perdendo tutto ciò che c’è dietro a un semplice ingrediente”.
Un film per dire no allo spreco alimentare
Una cultura degli avanzi porta a un grande spreco alimentare, come sottolineato da Spinazzola: “La grande produzione e la grande distribuzione ci hanno fatto perdere di vista un tema molto delicato che è quello dello spreco alimentare. Ci sono leggi anti spreco e tante iniziative lodevoli come quelle di Banco Alimentare per tenere alta la guardia. Era il momento di sensibilizzare il pubblico con una storia per entrare all’interno di questo argomento”.
Spinazzola: “L’importanza di ripartire da una cucina semplice”
Pier è in realtà un ex chef che il regista Spinazzola ha avuto modo di conoscere: “Il film parte da una storia vera ed è tratto da un piccolo romanzo e su questo abbiamo innestato la storia di uno chef che conosco bene che è finito a essere un clochard e che per reinventarsi riscopre il piacere di cucinare ripartendo da zero, da una cucina semplice, del recupero. Una cucina quasi francescana”. Quando si parla di spreco non bisogna pensare solo al cibo e alle risorse economiche ma anche e soprattutto allo “spreco relazionale”. Come sottolineato da Spinazzola: “Purtroppo è una società che sta perdendo di vista il valore quasi sacrale che deve avere un piatto. Miliardi e miliardi di cibo sprecato che ci sta facendo pensare al cibo come a un elettrodomestico. Dobbiamo sensibilizzare continuamente chi va a fare la spesa. Ormai si va al supermercato per vedere cosa manca, invece bisogna essere consapevoli di cosa si va a comprare e per cosa si cucina. Bisogna prendere più coscienza: non è necessario farsi tentare dalle promozioni e dal frigo che esplode. Basta poco per sprecare meno. Così anche nelle relazioni: non siamo numeri”.