In occasione della 18° edizione della Festa del Cinema di Roma, in programma dal 18 al 28 ottobre, Zainet proporrà una serie di recensioni sui migliori film in concorso e fuori concorso.
Saltburn
Il giovane Oliver Quick arriva ad Oxford come borsista e fin da subito la sua modesta condizione sociale gli esclude le simpatie dei ceti più ricchi. L'incontro con il rampollo di famiglia Felix Catton gli schiuderà le porte di un universo fatto di agi e privilegi e una magnifica estate nella tenuta di Saltburn gli permetterà di approcciarsi a quel discreto fascino della borghesia che da sempre lo ammalia...
Ossessione, amore e arrivismo
Se amate il cinema anni '70, soprattutto quello britannico, e film come Il talento di Mr. Ripley (1999), allora Saltburn è quello che fa per voi. Un film dove fotografia, scenografia e colonna sonora si impegnano a costruire un universo agiato e da sogno, che solo pochissime persone possono aspirare di frequentare, fatto di rigide regole e rituali atti a simboleggiare il potere forte e arrogante della buona società inglese, quella di nobili natali e di facoltosa famiglia. Oliver, non ricco abbastanza e socialmente insicuro, può solo guardare alla finestra e farsi strada timidamente in questo mondo sfarzoso e seducente... ma a che prezzo? Un film prevedibile nella sceneggiatura, ma il cui valore estetico è alto: il succo, il contenuto insomma, si annida nell'ossessione, nell'amore torbido e nell'arrivismo della natura umana e come è descritto è un miracolo di sceneggiatura e, soprattutto, di bravura degli attori, con un Barry Keoghan (Eternals, The Batman) mostruoso e maestoso sotto ogni punto di vista. Emerald Lilly Fennell, dopo un incoraggiante esordio con Una donna promettente (2020), alza dunque il tiro e crea una sublime perla confezionata tutta da scartare e assaporare fino all'ultimo minuto.