Cinema e Teatro
Il maestro che promise il mare: quando insegnamento e poesia si incontrano
Il maestro che promise il mare è un’opera dolce e istruttiva, che fa dell’insegnamento un’arte da donare e non da imporre con arroganza; e della memoria storica un prezioso scrigno da conservare e tramandare
Tommaso di Pierro | 2 ottobre 2024

Il maestro che promise il mare, film spagnolo diretto da Patricia Font e distribuito in Italia da Officine UBU, è il classico film che studenti, docenti e, in generale tutti, devono vedere.

Nel film, ambientato nel 1935, il maestro Antoni Benaiges accetta l’incarico come insegnante in un piccolo e isolato villaggio nei dintorni di Burgos, in Spagna. Qui il maestro instaura un intenso legame con i suoi studenti, un gruppo di ragazzi e ragazze tra i sei e i dodici anni, ai quali fa una promessa: portarli a vedere il mare per la prima volta nella loro vita. 75 anni dopo, la nipote di uno di quegli studenti, attraverso i ricordi di coloro che lo hanno conosciuto, tenta di ricostruire la storia vera nascosta dietro la promessa del maestro. Una storia di coraggio, dedizione e resistenza che rischiava di rimanere sepolta dalle ombre della Guerra Civile. Ne abbiamo parlato con Simone Totola, distributore del film per Officine UBU.

Che interesse ha Officine UBU nel distribuire un film del genere?
Come distribuzione indipendente siamo sempre attenti a portare al cinema delle storie che abbiano una forza tale da poter sgominare i grandi blockbuster. La cosa che mi ha colpito fin dall’inizio di questo film è stato il titolo, che ho trovato estremamente carico di poesia e di amarezza, perché si parla di questa promessa, ma non si capisce se verrà mantenuta. È una storia che era stata sepolta per tanti anni dalla Guerra Civile e dal Franchismo, e mi è sembrata un’occasione per far scoprire un film che poteva assolutamente far del bene al pubblico e dargli la possibilità di scoprire una storia vera che rischiava di non vedere mai la luce. Il nostro interesse in quanto distributori è il pubblico d’essai e secondo Officine UBU questa era un’occasione da non perdere per portare in sala un’esperienza preziosa e carica di valori che il pubblico poteva apprezzare e fare sua.

Il laicismo è una componente fondamentale dell’insegnamento di Benaiges, così come del cinema. Quanto è importante lottare per un sistema di istruzione laico, e allo stesso modo per un cinema laico, nel pieno rispetto di tutte le differenze?
Per noi è fondamentale. Come distribuzione indipendente abbiamo lavorato con ogni tipo di cinematografia. Abbiamo distribuito film messicani, mongoli e dal Bhutan, dove venivano raccontati usi, tradizioni e religioni diverse dalla cultura italiana. Per noi il cinema deve essere un luogo di inclusione aperto alla conoscenza e al rispetto di ogni tipo di cultura. Secondo noi è fondamentale che il cinema resti un luogo di porte aperte dove chiunque può accedere e far sue delle emozioni di vita che vengono date da persone appartenen- ti a culture diverse dalla nostra.

“Il cinema”, dice Paolo Sorrentino, “serve più a generare domande che a dare risposte”. Tale massima si applica benissimo anche all’insegnamento. Film come Il maestro che promise il mare che domande invita a porci e cosa può insegnarci sul mondo di oggi?
La particolarità di questo film è che si svolge su due piani temporali. Seguiamo la storia ambientata nel 1935 del maestro Benaiges e contemporaneamente seguiamo quella ambientata ai giorni nostri della nipote di uno dei suoi allievi che cerca di ricostruire la sua storia e questo ci aiuta ad avere un filo conduttore tra passato e presente. Quello che il film ci insegna è di non dimenticare la nostra storia, sia i punti più oscuri che le cose belle, per far sì che quello che ha generato dolore e repressione non si ripeta. Il film ci chiede di ricordarci quello che è successo prima di noi, delle lotte e delle persone che ci hanno preceduto e che sono morte pur di difendere i propri ideali.

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