La nuova commedia del regista di Giù al Nord
Pregiudizi senza frontiere
Dopo il successo di Giù al Nord, torna sul grande schermo il regista francese Dany Boon con Niente da dichiarare?
Chiò | 16 ottobre 2011
Interpretato dal regista stesso e dall’attore francese Benoit Poelvoorde, anche questa volta si ride su un pregiudizio tipico d’Oltralpe: la storica rivalità tra Francia e Belgio.
Ambientato nel 1993, l’anno in cui in Europa si aprono definitivamente le frontiere, il film ruota attorno alle vicende di due doganieri, uno belga e l’altro francese, alle prese con la notizia della soppressione del loro posto di dogana, situato a Corquain in Francia e Koorkin in Belgio.
Il “francofobico” e rude Ruben Vandevoorde sarà costretto a fondare la prima dogana mobile franco-belga assieme all’odiato collega Mathias Ducatel, segretamente innamorato della sorella di Ruben.
Dal momento in cui i due inizieranno a lavorare insieme a bordo di una vecchia Renault 4L, si troveranno di fronte a vicissitudini d’ogni tipo, dai tentativi della malavita di compiere i loro piccoli traffici alle insospettabili trame nascoste dei ristoratori del posto. Il tutto colorato dai toni della commedia, che anche stavolta si adatta perfettamente a parlare di temi controversi come il razzismo con il sorriso sulle labbra.
Molti sono gli elementi comici, tra cui i personaggi secondari: i doganieri belgi, che assecondano rassegnati i sentimenti xenofobici di Vandevoorde; i doganieri francesi, che sono pronti ad indire uno sciopero senza sapere neanche come si fa; i due ristoratori Irene e Jacques Janus, proprietari del ristorante “No man’s land” , emblema di un sistema economico che crolla a causa delle frontiere abolite e tipica coppia che si sfalda e scivola sempre più verso la disonestà per sopravvivere economicamente; i trafficanti che rappresentano probabilmente l’elemento più comico dell’intera vicenda, con i loro mille goffi tentativi di passare la dogana e di difendersi dalla cattura (uno di loro, pizzicato con la droga nel fondoschiena, affermerà di non sapere assolutamente come fosse finita “lì dentro”); infine, la famiglia di Ruben tra cui il padre (diretto responsabile del suo razzismo), la moglie e il figlioletto, al quale lui cerca di inculcare le sue idee filo-belga senza successo.
Il film ha riscontrato in Francia tante critiche e recensioni negative quanto positive (dopotutto, replicare un successo come Giù al Nord tra il pubblico non è un’impresa facile). Tuttavia, dopo otto settimane di proiezione francese ha raggiunto 75 milioni di euro d’incassi e altri 9 milioni in Belgio, per un totale mondiale di oltre 80 milioni di euro.
Come c’era riuscito il primo, anche il secondo film di Boon ci spinge a riflettere su tante contraddizioni e intolleranze presenti anche nel nostro Paese: i pregiudizi sono comuni un po’ a tutti. Ecco perché anche il nostrano Benvenuti al Sud ha riscosso successo nelle sale e già si prepara l’immancabile sequel. L’esperienza sarà presto replicata anche negli Stati Uniti con la pellicola Welcome to the Sticks, prodotta da Will Smith e ambientata nel Nord Dakota.
Ambientato nel 1993, l’anno in cui in Europa si aprono definitivamente le frontiere, il film ruota attorno alle vicende di due doganieri, uno belga e l’altro francese, alle prese con la notizia della soppressione del loro posto di dogana, situato a Corquain in Francia e Koorkin in Belgio.
Il “francofobico” e rude Ruben Vandevoorde sarà costretto a fondare la prima dogana mobile franco-belga assieme all’odiato collega Mathias Ducatel, segretamente innamorato della sorella di Ruben.
Dal momento in cui i due inizieranno a lavorare insieme a bordo di una vecchia Renault 4L, si troveranno di fronte a vicissitudini d’ogni tipo, dai tentativi della malavita di compiere i loro piccoli traffici alle insospettabili trame nascoste dei ristoratori del posto. Il tutto colorato dai toni della commedia, che anche stavolta si adatta perfettamente a parlare di temi controversi come il razzismo con il sorriso sulle labbra.
Molti sono gli elementi comici, tra cui i personaggi secondari: i doganieri belgi, che assecondano rassegnati i sentimenti xenofobici di Vandevoorde; i doganieri francesi, che sono pronti ad indire uno sciopero senza sapere neanche come si fa; i due ristoratori Irene e Jacques Janus, proprietari del ristorante “No man’s land” , emblema di un sistema economico che crolla a causa delle frontiere abolite e tipica coppia che si sfalda e scivola sempre più verso la disonestà per sopravvivere economicamente; i trafficanti che rappresentano probabilmente l’elemento più comico dell’intera vicenda, con i loro mille goffi tentativi di passare la dogana e di difendersi dalla cattura (uno di loro, pizzicato con la droga nel fondoschiena, affermerà di non sapere assolutamente come fosse finita “lì dentro”); infine, la famiglia di Ruben tra cui il padre (diretto responsabile del suo razzismo), la moglie e il figlioletto, al quale lui cerca di inculcare le sue idee filo-belga senza successo.
Il film ha riscontrato in Francia tante critiche e recensioni negative quanto positive (dopotutto, replicare un successo come Giù al Nord tra il pubblico non è un’impresa facile). Tuttavia, dopo otto settimane di proiezione francese ha raggiunto 75 milioni di euro d’incassi e altri 9 milioni in Belgio, per un totale mondiale di oltre 80 milioni di euro.
Come c’era riuscito il primo, anche il secondo film di Boon ci spinge a riflettere su tante contraddizioni e intolleranze presenti anche nel nostro Paese: i pregiudizi sono comuni un po’ a tutti. Ecco perché anche il nostrano Benvenuti al Sud ha riscosso successo nelle sale e già si prepara l’immancabile sequel. L’esperienza sarà presto replicata anche negli Stati Uniti con la pellicola Welcome to the Sticks, prodotta da Will Smith e ambientata nel Nord Dakota.
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