Attori che scrivono. Due adolescenze a confronto
Rivoluzione n.9: educazione a una sana disobbedienza
L'ultima fatica di Silvio Muccino non è un film, ma il suo secondo libro scritto con Carla Evangelista. Il tema? L'adolescenza e la capacità di saper dire no
Elena Prati, 19 anni | 7 novembre 2011
Si presenta da solo alla Fnac di Via Torino a Milano, Silvio Muccino. La sua compagna di “tastiera”, Carla Vangelista, è stata trattenuta da un impegno imprevisto, così il riflettore (e il microfono) è puntato tutto su di lui. Barbetta incolta, capello lungo (ma rigorosamente ordinato), giacca sopra la t-shirt e l’aria di chi ha tante cose da dire. Presenta l’ultimo lavoro di una squadra collaudata da sei anni, Rivoluzione n.9.
Questo libro è concepito come incrocio di due adolescenze, che gli autori sono andati a ripescare, molto lontane nel tempo. I Beatles e Beethoven sono assimilati grazie a Revolution n.9 e la Nona, entrambi pezzi rivoluzionari che cambiano le loro vite. Com’è nata l’idea?
«La risposta più immediata e sincera è che io e Carla ci siamo resi conto che di fronte al cambiamento hai paura, ti senti inadeguato, non attrezzato. Allora siamo tornati indietro alla prima volta che abbiamo provato quel tipo di paura. E dal confronto ci siamo resi conto che l’adolescenza può essere interpretata in due modi: come dato anagrafico o come una specie di stato dell’anima».
Avete fatto dialogare questi due mondi in realtà molto diversi.
«Io credo che l’adolescenza sia un momento veramente, permettetemi la parola, ‘stronzo’. Quando ci si forma, sulla materia grezza scolpisci l’essere umano che sarai un giorno ed è un’operazione difficile. Io mi sono reso conto, scrivendo questo libro che è nato da un mio bisogno di riappropriarmi di un momento che non ho vissuto, che l’adolescenza è una fase in cui capisci chi sei, definendo quello che non sei. La negazione diventa uno strumento necessario per crescere. La parola ‘no’ mette in crisi, anche se sono due lettere profondamente sane. Quello che sento oggi è che, dicendo sempre ‘sì’, siamo diventati una generazione di persone che implodono. E questo porta al cinismo».
Altra differenza notevole, sono due brani che cambiano le loro vite, ma mentre da una parte Sofia se lo sceglie, a Matteo viene fatto ascoltare. Prima c’era più libertà, oggi c’è una specie di aiuto esterno. È vero?
«Diciamo che ci sono molte cose che non sono state previste. Nel libro, anche attraverso personaggi laterali che abbiamo seminato, abbiamo creato un affresco di due Italie molto diverse. Quella differenza, nel fatto specifico dell’intraprendenza, credo sia tipica della differenza tra uomo e donna. Sofia è una che sta guidando la sua vita».
Parliamo della tua epigrafe, un pezzo della Genesi.
«Stavo cercando qualcosa di veramente rock, qualcosa che urlasse quello che volevo dire e, dopo un viaggio in Israele, l’ho trovato nella Bibbia. Se la si legge come un testo, è veramente rivoluzionaria. La traduzione significa ‘vattene via, vai verso te stesso’, niente di più rock».
Questo libro è concepito come incrocio di due adolescenze, che gli autori sono andati a ripescare, molto lontane nel tempo. I Beatles e Beethoven sono assimilati grazie a Revolution n.9 e la Nona, entrambi pezzi rivoluzionari che cambiano le loro vite. Com’è nata l’idea?
«La risposta più immediata e sincera è che io e Carla ci siamo resi conto che di fronte al cambiamento hai paura, ti senti inadeguato, non attrezzato. Allora siamo tornati indietro alla prima volta che abbiamo provato quel tipo di paura. E dal confronto ci siamo resi conto che l’adolescenza può essere interpretata in due modi: come dato anagrafico o come una specie di stato dell’anima».
Avete fatto dialogare questi due mondi in realtà molto diversi.
«Io credo che l’adolescenza sia un momento veramente, permettetemi la parola, ‘stronzo’. Quando ci si forma, sulla materia grezza scolpisci l’essere umano che sarai un giorno ed è un’operazione difficile. Io mi sono reso conto, scrivendo questo libro che è nato da un mio bisogno di riappropriarmi di un momento che non ho vissuto, che l’adolescenza è una fase in cui capisci chi sei, definendo quello che non sei. La negazione diventa uno strumento necessario per crescere. La parola ‘no’ mette in crisi, anche se sono due lettere profondamente sane. Quello che sento oggi è che, dicendo sempre ‘sì’, siamo diventati una generazione di persone che implodono. E questo porta al cinismo».
Altra differenza notevole, sono due brani che cambiano le loro vite, ma mentre da una parte Sofia se lo sceglie, a Matteo viene fatto ascoltare. Prima c’era più libertà, oggi c’è una specie di aiuto esterno. È vero?
«Diciamo che ci sono molte cose che non sono state previste. Nel libro, anche attraverso personaggi laterali che abbiamo seminato, abbiamo creato un affresco di due Italie molto diverse. Quella differenza, nel fatto specifico dell’intraprendenza, credo sia tipica della differenza tra uomo e donna. Sofia è una che sta guidando la sua vita».
Parliamo della tua epigrafe, un pezzo della Genesi.
«Stavo cercando qualcosa di veramente rock, qualcosa che urlasse quello che volevo dire e, dopo un viaggio in Israele, l’ho trovato nella Bibbia. Se la si legge come un testo, è veramente rivoluzionaria. La traduzione significa ‘vattene via, vai verso te stesso’, niente di più rock».
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