Per ridere e per riflettere
Sono un ragazzo irresistibile!
Dal 2 al 24 aprile allo Stabile di Genova va in scena la celebre commedia di Neil Simon con Eros Pagni e Tullio Solenghi: una coppia di bravi attori per raccontarne un?altra
Azzurra Carini | 16 aprile 2013
Due versioni cinematografiche e centinaia di manifestazioni teatrali: I ragazzi irresistibili di Simon è un classico davvero imperdibile. Ne abbiamo parlato con Tullio Solenghi.
Nella commedia lei interpreta Al Lewis: come può descrivere questo personaggio a chi non ha mai letto il testo?
È la storia di due comici che sono fuori attività da una decina di anni; il nipote di uno dei due li fa riunire per una serata d?onore con l?idea di fargli fare uno dei loro cavalli di battaglia: Il dottore la visiterà subito. La loro separazione era avvenuta per divergenze caratteriali: mentre Eros Pagni interpreta un personaggio molto iroso, il mio è un personaggio tranquillo che, ormai in pensione, si accontenta di vivere dalla figlia in pace, vive di rimbalzo rispetto all?iperattività del collega.
Cosa c?è di Al Lewis in Tullio Solenghi?
Direi che io sono più iperattivo rispetto ad Al Lewis e caratterialmente sono più compatibile con Willie Clark (interpretato da Pagni), ma il bello del teatro è proprio questo: interpretare ruoli che sono l?opposto di quello che si è nella propria vita.
Lei ed Eros Pagni avete personalizzato il testo con vostre improvvisazioni?
Di sicuro quando si interpreta un classico come questo ognuno lo fa suo personalizzandolo. È inevitabile che ci sia un lavoro di rinnovamento che non poteva non avvenire anche grazie alla guida e complicità del nostro regista Marco Sciaccaluga.
Come ha lavorato con il regista?
L?ho lasciato che eravamo entrambi ragazzi, circa trentaquattro anni fa. Lui aveva appena iniziato la sua carriera di regista e io quella di attore. Quindi fare questo spettacolo insieme mi ha permesso di ritrovare un collega, un regista ma soprattutto un amico. Sembra che questi anni non siano passati: abbiamo subito ritrovato l?intesa di quando le nostre carriere erano appena cominciate.
Cosa rappresenta per lei il teatro comico?
Il teatro comico è una parte spesso considerata a torto la ?Cenerentola? del teatro. Non è assolutamente vero, perché l?arte del far ridere è forse quella più difficile. Se prendiamo esempi nazionali come Totò e Alberto Sordi ci accorgiamo che sono quelli che rimangono nella memoria; è raro che ci si ricordi di attori drammatici. In un certo senso le tristezze del quotidiano vengono attutite dal teatro comico, si tratta di un momento quasi terapeutico. Suscitare il sorriso in una platea è qualcosa in più.
Perché i ragazzi dovrebbero venire a vedere questo spettacolo?
Perché ci sono alcuni capolavori che rimangono importanti e che restano nella storia. Così come un ragazzo va a vedere una partita di Champions League, a livello culturale ci sono delle piccole perle che vanno viste e conosciute. E poi è un modo per passare una serata divertente, diversa, in cui si impara anche qualcosa di culturale.
La commedia di Neil Simon presenta anche elementi nostalgici: lei prova nostalgia per qualche periodo della sua carriera?
Diciamo che sono abituato a vivere il presente e non passo le nottate a rimpiangere il passato. Di sicuro ci sono momenti che fanno parte della memoria e che mi piace ricordare: ad esempio il 1982, anno in cui abbiamo composto il trio con Anna Marchesini e Massimo Lopez, ma anche l?anno in cui è nata la mia prima figlia. Non ho però rimpianto dei tempi passati.
Si considera un ragazzo irresistibile e perché?
(Ride). Irresistibile perché non demordo! Sto per compiere sessantaquattro anni, ma riesco a fare le stesse cose che mi piacevano da giovane e con la stessa passione che avevo prima. Non penso di avere privilegi, nonostante sia un ?senatore? del teatro: ogni volta cerco di ricominciare da capo con la stessa umiltà e disponibilità di quando avevo vent?anni.
Nella commedia lei interpreta Al Lewis: come può descrivere questo personaggio a chi non ha mai letto il testo?
È la storia di due comici che sono fuori attività da una decina di anni; il nipote di uno dei due li fa riunire per una serata d?onore con l?idea di fargli fare uno dei loro cavalli di battaglia: Il dottore la visiterà subito. La loro separazione era avvenuta per divergenze caratteriali: mentre Eros Pagni interpreta un personaggio molto iroso, il mio è un personaggio tranquillo che, ormai in pensione, si accontenta di vivere dalla figlia in pace, vive di rimbalzo rispetto all?iperattività del collega.
Cosa c?è di Al Lewis in Tullio Solenghi?
Direi che io sono più iperattivo rispetto ad Al Lewis e caratterialmente sono più compatibile con Willie Clark (interpretato da Pagni), ma il bello del teatro è proprio questo: interpretare ruoli che sono l?opposto di quello che si è nella propria vita.
Lei ed Eros Pagni avete personalizzato il testo con vostre improvvisazioni?
Di sicuro quando si interpreta un classico come questo ognuno lo fa suo personalizzandolo. È inevitabile che ci sia un lavoro di rinnovamento che non poteva non avvenire anche grazie alla guida e complicità del nostro regista Marco Sciaccaluga.
Come ha lavorato con il regista?
L?ho lasciato che eravamo entrambi ragazzi, circa trentaquattro anni fa. Lui aveva appena iniziato la sua carriera di regista e io quella di attore. Quindi fare questo spettacolo insieme mi ha permesso di ritrovare un collega, un regista ma soprattutto un amico. Sembra che questi anni non siano passati: abbiamo subito ritrovato l?intesa di quando le nostre carriere erano appena cominciate.
Cosa rappresenta per lei il teatro comico?
Il teatro comico è una parte spesso considerata a torto la ?Cenerentola? del teatro. Non è assolutamente vero, perché l?arte del far ridere è forse quella più difficile. Se prendiamo esempi nazionali come Totò e Alberto Sordi ci accorgiamo che sono quelli che rimangono nella memoria; è raro che ci si ricordi di attori drammatici. In un certo senso le tristezze del quotidiano vengono attutite dal teatro comico, si tratta di un momento quasi terapeutico. Suscitare il sorriso in una platea è qualcosa in più.
Perché i ragazzi dovrebbero venire a vedere questo spettacolo?
Perché ci sono alcuni capolavori che rimangono importanti e che restano nella storia. Così come un ragazzo va a vedere una partita di Champions League, a livello culturale ci sono delle piccole perle che vanno viste e conosciute. E poi è un modo per passare una serata divertente, diversa, in cui si impara anche qualcosa di culturale.
La commedia di Neil Simon presenta anche elementi nostalgici: lei prova nostalgia per qualche periodo della sua carriera?
Diciamo che sono abituato a vivere il presente e non passo le nottate a rimpiangere il passato. Di sicuro ci sono momenti che fanno parte della memoria e che mi piace ricordare: ad esempio il 1982, anno in cui abbiamo composto il trio con Anna Marchesini e Massimo Lopez, ma anche l?anno in cui è nata la mia prima figlia. Non ho però rimpianto dei tempi passati.
Si considera un ragazzo irresistibile e perché?
(Ride). Irresistibile perché non demordo! Sto per compiere sessantaquattro anni, ma riesco a fare le stesse cose che mi piacevano da giovane e con la stessa passione che avevo prima. Non penso di avere privilegi, nonostante sia un ?senatore? del teatro: ogni volta cerco di ricominciare da capo con la stessa umiltà e disponibilità di quando avevo vent?anni.
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