Noir all?italiana
Nel Paese del Cha cha cha
Luca Argentero veste i panni del detective nel nuovo film di Marco Risi che, dopo il successo di ?Fortapàsc?, torna nelle sale il 20 giugno con un bel thriller dal ritmo serrato
Arianna Lax | 27 giugno 2013
Se Cha cha cha vi fa pensare a un musical latinoamericano siete sulla cattiva strada: il titolo del film di Marco Risi, al cinema dal 20 giugno, ha un intento ossimorico e un po? allusivo alla condizione del nostro Paese. A spiegarci questo e gli altri misteri ? d?altronde è un film noir ? è lo stesso regista.
Cominciamo dal titolo: perché questa scelta?
Il film è attraversato da atmosfere cupe, mentre il cha cha cha fa venire in mente subito qualcosa di colorato e divertente. È un contrasto che ho scelto volontariamente, anche pensando all?Italia. Da noi sembra che tutto quello che di disastroso accade, per incanto si possa risolvere appunto in un cha cha cha. Un suono onomatopeico che richiama il ridicolo e la cialtronaggine di certa parte di questo Paese.
Ma quindi dietro al noir si nasconde una denuncia?
Questo non è un film di critica, però se ci guardiamo attorno capita sempre che le cose che dovrebbero andare in un certo modo, per le quali siamo tutti d?accordo, vanno sempre per un altro verso. Mi piace pensare che ci sia ancora qualcuno che dica: ?no, questo è sbagliato? e combatta per fare in modo che tutto funzioni in maniera corretta.
E questo qualcuno è l?ispettore Corso interpretato da Luca Argentero...
Sì, è un investigatore che cerca di scoprire la verità dei fatti. È uno di quei personaggi ai quali ci piacerebbe assomigliare, ma che in realtà non ci appartengono così tanto: sono eroi. Amo i film dove ci sono eroi e cattivi e i primi riescono ad avere la meglio. Certo, non sempre succede, soprattutto nei miei film.
Perché ha scelto Argentero per questo ruolo?
Perché Luca ha una faccia onesta e pulita, mi piace il suo sguardo, è una persona corretta. E poi mi piace la sua fisicità: c?è una scena in cui gli vengono a dare una lezione mentre lui è nudo sotto la doccia. Dovrà affrontare l?aggressione e difendere il suo cane.
Un ispettore single ma con un cane...
Esatto, il cane ha una zampa in meno. Questo è sintomatico del personaggio: non tutti avrebbero accettato di prendersene cura. Al tempo stesso Corsi è solitario: ha più paura dei sentimenti che della morte.
Cha cha cha è ambientato a Roma: c?è un motivo particolare?
A Roma risiedono il potere e gli intrighi, quindi quale luogo migliore per raccontare questa storia? Ho descritto però una Roma insolita: infida, pericolosa, cupa.
Perché ha scelto di fare un noir?
Perché è un genere che mi mancava: io ho fatto un po? di tutto, anche se molti pensano che io abbia fatto solo film di impegno sociale. E poi perché secondo me anche in un thriller si possono raccontare tratti tipici del Paese, senza per forza dover ricorrere alla cronistoria del fatto appena accaduto. Vedendo questo film si riconoscono fatti e personaggi che conosciamo abbastanza bene.
Cosa pensa della situazione cinematografica italiana?
È molto difficile produrre film oggi: una volta si facevano 300 pellicole l?anno, oggi a malapena 100. A differenza degli altri Paesi non si investe abbastanza nel cinema: è semplice girare solo se fai commedie, anzi meglio, commediole. Il mio prossimo film, ad esempio, sarà senza budget: né io né gli attori prenderemo un compenso e la troupe lavorerà al minimo sindacale.
Ci può già svelare il soggetto?
Sì, si chiamerà Tre tocchi e racconta la storia di un gruppo di attori che cercano di sbarcare il lunario, attori che non rappresentano il clichet del bello e ricco che può avere tutto. Ho preso spunto dalla squadra di calcio in cui gioco, composta tutta da attori.
Perché noi ragazzi dovremmo andare a vedere Cha cha cha?
Perché c?è Argentero nudo! No, scherzo: perché è una bella storia, ti prende alla gola, poi si dipana e quando scopri l?intrigo sei contento di aver seguito il film.
Cominciamo dal titolo: perché questa scelta?
Il film è attraversato da atmosfere cupe, mentre il cha cha cha fa venire in mente subito qualcosa di colorato e divertente. È un contrasto che ho scelto volontariamente, anche pensando all?Italia. Da noi sembra che tutto quello che di disastroso accade, per incanto si possa risolvere appunto in un cha cha cha. Un suono onomatopeico che richiama il ridicolo e la cialtronaggine di certa parte di questo Paese.
Ma quindi dietro al noir si nasconde una denuncia?
Questo non è un film di critica, però se ci guardiamo attorno capita sempre che le cose che dovrebbero andare in un certo modo, per le quali siamo tutti d?accordo, vanno sempre per un altro verso. Mi piace pensare che ci sia ancora qualcuno che dica: ?no, questo è sbagliato? e combatta per fare in modo che tutto funzioni in maniera corretta.
E questo qualcuno è l?ispettore Corso interpretato da Luca Argentero...
Sì, è un investigatore che cerca di scoprire la verità dei fatti. È uno di quei personaggi ai quali ci piacerebbe assomigliare, ma che in realtà non ci appartengono così tanto: sono eroi. Amo i film dove ci sono eroi e cattivi e i primi riescono ad avere la meglio. Certo, non sempre succede, soprattutto nei miei film.
Perché ha scelto Argentero per questo ruolo?
Perché Luca ha una faccia onesta e pulita, mi piace il suo sguardo, è una persona corretta. E poi mi piace la sua fisicità: c?è una scena in cui gli vengono a dare una lezione mentre lui è nudo sotto la doccia. Dovrà affrontare l?aggressione e difendere il suo cane.
Un ispettore single ma con un cane...
Esatto, il cane ha una zampa in meno. Questo è sintomatico del personaggio: non tutti avrebbero accettato di prendersene cura. Al tempo stesso Corsi è solitario: ha più paura dei sentimenti che della morte.
Cha cha cha è ambientato a Roma: c?è un motivo particolare?
A Roma risiedono il potere e gli intrighi, quindi quale luogo migliore per raccontare questa storia? Ho descritto però una Roma insolita: infida, pericolosa, cupa.
Perché ha scelto di fare un noir?
Perché è un genere che mi mancava: io ho fatto un po? di tutto, anche se molti pensano che io abbia fatto solo film di impegno sociale. E poi perché secondo me anche in un thriller si possono raccontare tratti tipici del Paese, senza per forza dover ricorrere alla cronistoria del fatto appena accaduto. Vedendo questo film si riconoscono fatti e personaggi che conosciamo abbastanza bene.
Cosa pensa della situazione cinematografica italiana?
È molto difficile produrre film oggi: una volta si facevano 300 pellicole l?anno, oggi a malapena 100. A differenza degli altri Paesi non si investe abbastanza nel cinema: è semplice girare solo se fai commedie, anzi meglio, commediole. Il mio prossimo film, ad esempio, sarà senza budget: né io né gli attori prenderemo un compenso e la troupe lavorerà al minimo sindacale.
Ci può già svelare il soggetto?
Sì, si chiamerà Tre tocchi e racconta la storia di un gruppo di attori che cercano di sbarcare il lunario, attori che non rappresentano il clichet del bello e ricco che può avere tutto. Ho preso spunto dalla squadra di calcio in cui gioco, composta tutta da attori.
Perché noi ragazzi dovremmo andare a vedere Cha cha cha?
Perché c?è Argentero nudo! No, scherzo: perché è una bella storia, ti prende alla gola, poi si dipana e quando scopri l?intrigo sei contento di aver seguito il film.
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