Un giorno sul set
Il regista Alessandro Genovesi apre a pochi fortunati il backstage del suo prossimo film “Soap Opera”, interamente girato a Cinecittà. Zai.net era lì per voi
Sara Bianchi | 10 dicembre 2013
Prossima fermata “Cinecittà”. La metropolitana avanza veloce verso la mia destinazione di oggi: ancora non ci credo. Tra poco varcherò il cancello degli studi cinematografici italiani per eccellenza, camminerò nel luogo in cui Fellini e Visconti girarono i loro film per entrare io stessa in un film. Ma non per recitare! Che avete pensato?! Visiterò il set del nuovo film di Alessandro Genovesi: Soap Opera. E proprio come in una telenovela tutto è finzione, ecco che mi ritrovo catapultata in uno dei teatri di posa dove la realtà si inventa e si rappresenta, verosimile, attraverso una macchina da presa. Il teatro 8, dove girano RIS-Delitti imperfetti, è uno spazio di 40 metri per 20 dove ora sono ricostruiti due appartamenti a grandezza naturale. Soap Opera infatti racconta la storia di quattro vicini di casa, quattro inquilini dello stesso condominio le cui storie si intrecciano nei tre giorni che precedono il capodanno. Ad accompagnarci sul set, anticipando qua e là qualche chicca sul film, Genovesi e parte del cast: Ricky Memphis, Fabio de Luigi, Chiara Francini ed Elisa Sednaoui. È lo stesso Genovesi a confessarci di essere molto emozionato a poter girare un film a Cinecittà: «La scelta è stata voluta: proprio come in una soap opera, ho deciso di ambientare le vicende in un mondo quasi inventato».
Ed effettivamente è così che mi sento – in un luogo inventato – quando sotto un sole accecante appare un palazzo coperto di neve, il condominio dove abitano i protagonisti. Uno di loro, Fabio De Luigi, commenta: «Ho apprezzato da subito l’idea di giocare con il finto, perché può diventare più vero del vero. A volte c’è più verità nella finzione che nella realtà stessa». Gli ambienti sono ricostruiti alla perfezione: stanze realistiche, con piatti sporchi in cucina, letto disfatto, armadi pieni di vestiti. Tutto sembra farci dimenticare che ci troviamo su un set, in un interno ricostruito, che sopra di noi non c’è un soffitto e sotto non un’altra casa, ma un’impalcatura. Chiara Francini, che nel film interpreta una famosa attrice di soap, feticista della divisa, ci spiega che uno dei due appartamenti è la casa del suo personaggio: tutta rosa, molto “pomposa”, con gli abiti di scena e una scala a chiocciola che…finisce nel nulla! «Il fatto di non girare in un appartamento reale ha i suoi lati positivi: permette ad esempio di fare delle inquadrature dall’alto, delle riprese particolari che nella realtà non esistono», ci spiega il regista. E proprio mentre parliamo, ecco che una delle pareti, magicamente, comincia ad alzarsi. Rimango a bocca aperta: è incredibile come il concetto di spazio, di confini, di realtà sia relativo. La parete scompare nel muro, probabilmente per permettere un cambio di scenografia. Il lavoro scenotecnico è stato lungo, ma ne valeva la pena. Continua Genovesi: «Una magia da vedere, una scenografia meravigliosa totalmente ricostruita per un tipo di cinema che non si fa più».
Anche gli esterni sono stati girati a Cinecittà, così come la scena in cui gli attori sono impegnati poco dopo il nostro incontro, al teatro 11, dove è stato riscostruito un pronto soccorso. È qui che, per un motivo o per l’altro, i personaggi si ritroveranno durante il film. «Ho scelto subito di girare Soap Opera per come è stato scritto – spiega Ricky Memphis – amavo fin da bambino girare un film vero, tutto ricostruito, per una volta senza borgate, ma con colori, idee, belle scene divertenti». Nella storia Memphis sta per diventare padre e al tempo stesso ha dubbi sui propri orientamenti sessuali. Completano il cast Cristiana Capotondi, Ale e Franz, Caterina Guzzanti e Diego Abatantuono, le cui storie si intrecciano tra equivoci e colpi di scena. Il risultato? Una commedia brillante, “curata in maniera maniacale”, come commenta Genovesi, dal sapore un po’ retro. E come non fare anche noi un salto nel tempo, mentre camminiamo per Cinecittà? Varie sono le troupe che girano film, segno che, almeno per il momento, l’Hollywood del Tevere continua a vivere e ad emozionare tutti, attori e spettatori. A me basta una parete mobile che, nel 2013, con semplici meccanismi e nonostante tutte le nuove tecniche, riesce a farmi un po’ sognare.
Ed effettivamente è così che mi sento – in un luogo inventato – quando sotto un sole accecante appare un palazzo coperto di neve, il condominio dove abitano i protagonisti. Uno di loro, Fabio De Luigi, commenta: «Ho apprezzato da subito l’idea di giocare con il finto, perché può diventare più vero del vero. A volte c’è più verità nella finzione che nella realtà stessa». Gli ambienti sono ricostruiti alla perfezione: stanze realistiche, con piatti sporchi in cucina, letto disfatto, armadi pieni di vestiti. Tutto sembra farci dimenticare che ci troviamo su un set, in un interno ricostruito, che sopra di noi non c’è un soffitto e sotto non un’altra casa, ma un’impalcatura. Chiara Francini, che nel film interpreta una famosa attrice di soap, feticista della divisa, ci spiega che uno dei due appartamenti è la casa del suo personaggio: tutta rosa, molto “pomposa”, con gli abiti di scena e una scala a chiocciola che…finisce nel nulla! «Il fatto di non girare in un appartamento reale ha i suoi lati positivi: permette ad esempio di fare delle inquadrature dall’alto, delle riprese particolari che nella realtà non esistono», ci spiega il regista. E proprio mentre parliamo, ecco che una delle pareti, magicamente, comincia ad alzarsi. Rimango a bocca aperta: è incredibile come il concetto di spazio, di confini, di realtà sia relativo. La parete scompare nel muro, probabilmente per permettere un cambio di scenografia. Il lavoro scenotecnico è stato lungo, ma ne valeva la pena. Continua Genovesi: «Una magia da vedere, una scenografia meravigliosa totalmente ricostruita per un tipo di cinema che non si fa più».
Anche gli esterni sono stati girati a Cinecittà, così come la scena in cui gli attori sono impegnati poco dopo il nostro incontro, al teatro 11, dove è stato riscostruito un pronto soccorso. È qui che, per un motivo o per l’altro, i personaggi si ritroveranno durante il film. «Ho scelto subito di girare Soap Opera per come è stato scritto – spiega Ricky Memphis – amavo fin da bambino girare un film vero, tutto ricostruito, per una volta senza borgate, ma con colori, idee, belle scene divertenti». Nella storia Memphis sta per diventare padre e al tempo stesso ha dubbi sui propri orientamenti sessuali. Completano il cast Cristiana Capotondi, Ale e Franz, Caterina Guzzanti e Diego Abatantuono, le cui storie si intrecciano tra equivoci e colpi di scena. Il risultato? Una commedia brillante, “curata in maniera maniacale”, come commenta Genovesi, dal sapore un po’ retro. E come non fare anche noi un salto nel tempo, mentre camminiamo per Cinecittà? Varie sono le troupe che girano film, segno che, almeno per il momento, l’Hollywood del Tevere continua a vivere e ad emozionare tutti, attori e spettatori. A me basta una parete mobile che, nel 2013, con semplici meccanismi e nonostante tutte le nuove tecniche, riesce a farmi un po’ sognare.
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