Nuove drammaturgie
Anche il teatro è giovane
Giunta alla diciannovesima edizione, la Rassegna di drammaturgia contemporanea del Teatro Stabile di Genova è un’occasione per portare sul palco testi di autori emergenti. Per parlare dell’oggi, senza pregiudizi
Valeria Firriolo | 27 maggio 2014
Nell’ultima rassegna di drammaturgia contemporanea il Teatro Stabile di Genova presenta, per il periodo che va dal 13 al 31maggio, tre nuovi spettacoli a ingresso libero alle 20:30 dal martedì a sabato, fino a esaurimento posti. L’idea di mettere in scena spettacoli ancora sconosciuti scritti dagli artisti emergenti nasce nel 1996 da Carlo Repetti, attuale direttore dello Stabile, per cui «si è sentita l’esigenza di creare un teatro adatto a un pubblico giovane: un testo è veramente necessario se si interroga sulle cose dell’oggi. I grandi classici sono diventati tali perché i loro interrogativi valevano anche per le epoche future: in un certo senso sono contemporanei per sempre. Quando parlo di pubblico giovane lo dico a prescindere dal dato anagrafico: si tratta di essere giovani nei confronti del mondo. Questa rassegna vuole parlare dell’oggi con uno sguardo libero da pregiudizi». Quest’anno sono stati scelti tre nuovi testi provenienti dalla Germania, dalla Gran Bretagna e dalla Polonia.
Il primo spettacolo in programma si intitola Detto Gospodin in scena dal 13 al 17 maggio, e presenta la vicenda di un uomo, Gospodin, che nella sua lotta contro il sistema capitalistico viene abbandonato dalla moglie e sfruttato da amici e parenti. Prima di morire un amico pusher gli affida una borsa piena di banconote, viene arrestato dalla polizia, ma sorprendentemente è proprio in carcere che ritrova la sua serenità.
Commenta Repetti: «la serenità è difficile da raggiungere perché la nostra è una società molto difficile da vivere, nonostante sia da considerarsi molto privilegiata rispetto al resto del mondo. La serenità si raggiunge attraverso un impegno vero nel cercare di rendere migliore la condizione del mio prossimo. Il raggiungimento della serenità non è mai una strada solitaria». Sempre della ricerca tratta il secondo spettacolo, Vera,vera,vera, in cui al centro della vicenda c’è il tragico lutto dei famigliari e amici di un ragazzo morto in Afghanistan, che nel dolore vivono conflittualmente le proprie situazioni personali. È stata scelta questa storia per la capacità di essere «vera e vivace, in quanto la profondità dei personaggi è perfettamente all’altezza della storia che viene raccontata». Per ultimo, il terzo spettacolo Una coppia di poveri romeni che parlano polacco: un ragazzo e una ragazza, sullo sfondo di una Polonia post-comunista, si incontrano e insieme viaggiano facendo l’autostop, andando incontro ad avventure strane e occasionali. Il loro è essenzialmente un viaggio senza speranza, sostanzialmente votato alla tragedia.
«In certe realtà - specifica Repetti - è facile scontrarsi con la tragedia dichiarata, in altre, come la nostra, è più facile vivere tragedie più nascoste. Nelle realtà più povere la situazione di difficoltà è necessariamente più evidente».
Tra questi spettacoli non c’è una ricetta per ritrovare se stessi, è una sfida che ci accompagna in tutte le fasi della vita. Conclude Repetti: «Se ci si riesce si vive più sereni, se non ci si riesce si resta in una condizione di vita conflittuale. Ognuno nella ricerca di sé deve trovare la sua strada»
Il primo spettacolo in programma si intitola Detto Gospodin in scena dal 13 al 17 maggio, e presenta la vicenda di un uomo, Gospodin, che nella sua lotta contro il sistema capitalistico viene abbandonato dalla moglie e sfruttato da amici e parenti. Prima di morire un amico pusher gli affida una borsa piena di banconote, viene arrestato dalla polizia, ma sorprendentemente è proprio in carcere che ritrova la sua serenità.
Commenta Repetti: «la serenità è difficile da raggiungere perché la nostra è una società molto difficile da vivere, nonostante sia da considerarsi molto privilegiata rispetto al resto del mondo. La serenità si raggiunge attraverso un impegno vero nel cercare di rendere migliore la condizione del mio prossimo. Il raggiungimento della serenità non è mai una strada solitaria». Sempre della ricerca tratta il secondo spettacolo, Vera,vera,vera, in cui al centro della vicenda c’è il tragico lutto dei famigliari e amici di un ragazzo morto in Afghanistan, che nel dolore vivono conflittualmente le proprie situazioni personali. È stata scelta questa storia per la capacità di essere «vera e vivace, in quanto la profondità dei personaggi è perfettamente all’altezza della storia che viene raccontata». Per ultimo, il terzo spettacolo Una coppia di poveri romeni che parlano polacco: un ragazzo e una ragazza, sullo sfondo di una Polonia post-comunista, si incontrano e insieme viaggiano facendo l’autostop, andando incontro ad avventure strane e occasionali. Il loro è essenzialmente un viaggio senza speranza, sostanzialmente votato alla tragedia.
«In certe realtà - specifica Repetti - è facile scontrarsi con la tragedia dichiarata, in altre, come la nostra, è più facile vivere tragedie più nascoste. Nelle realtà più povere la situazione di difficoltà è necessariamente più evidente».
Tra questi spettacoli non c’è una ricetta per ritrovare se stessi, è una sfida che ci accompagna in tutte le fasi della vita. Conclude Repetti: «Se ci si riesce si vive più sereni, se non ci si riesce si resta in una condizione di vita conflittuale. Ognuno nella ricerca di sé deve trovare la sua strada»
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