Cinema e Teatro
Commedie all'italiana
Benvenuti a scuola!
Luca Miniero torna a raccontare le abitudini di nord e sud Italia, questa volta a scuola. Ma oltre le differenze c’è una intensa storia di crescita
Chiara Falcone | 6 novembre 2014
Ore 8.00. Esterno giorno. Un pullman carico di una scolaresca di Acerra (provincia di Napoli) irrompe nella silenziosa e ieratica campagna toscana di San Quirico D’Orcia, dove ad attendere c’è un gruppo di ragazzi con uno striscione che recita: “Benvenuta Africa”. Si rompe così l’equilibrio iniziale della commedia La scuola più bella del mondo, ultima fatica di Luca Miniero con Christian De Sica e Rocco Papaleo. Tutto comincia con l’errore di un bidello sbadato di una scuola toscana che, invece di mandare una comunicazione ad Accra, in Ghana, la invia ad Acerra. E così uno scambio internazionale organizzato dal preside della scuola di San Quirico D’Orcia (Christian De Sica) è in realtà un incontro-scontro tutto nostrano con una scolaresca di Acerra accompagnata da un prof sui generis (Rocco Papaleo). «Le differenze fra Nord e Sud sono un po’ la mia coperta di Linus – racconta Miniero – In realtà sono un grosso contenitore per poter affrontare tanti argomenti diversi. E poi è un tema che conosco bene e mi consente di essere sincero».
Questa volta, però, sullo sfondo c’è la scuola italiana, con pregi e difetti: «Sono contento che al centro del film ci sia la scuola – commenta Papaleo – Dal mio punto di vista la scuola ha bisogno di rinnovarsi, trovo che abbia un ruolo sociale determinante, forse ancora di più della famiglia. Andrebbero impiegate le risorse migliori, e il valore dell’insegnante dovrebbe essere maggiormente riconosciuto. Io devo tutto a un mio insegnante del liceo: lui mi ha dato gli strumenti per incuriosirmi e la sensibilità per la filosofia, per l’arte, per la poesia. La scuola è un passaggio fondamentale per la costruzione di una società migliore».
E la scuola, nel film, appare per come è, senza alcun intento ideologico; sfugge alle rappresentazioni banali. Spiega il regista: «È un tema che mi ha sempre interessato dal punto di vista cinematografico. Dopo tanti anni di disinteresse nei confronti delle politiche dell’istruzione oggi raccogliamo le macerie. E di questo mi sono accorto anche facendo un viaggio nelle diverse scuole che hanno poi ispirato il film. Credo che a salvare la situazione, alla fine, saranno i tanto vituperati insegnanti che, nonostante gli stipendi bassi e il lungo precariato, credono negli studenti, che secondo me sono il lato bello della scuola».
I veri protagonisti di questa commedia corale sono proprio loro, gli studenti. Dopo oltre 4000 provini seguiti dallo stesso Miniero sono stati selezionati trenta ragazzi, tutti alla prima esperienza, che hanno portato freschezza e spontaneità alla commedia. «Il rapporto con loro è stato molto più che positivo: avere a che fare con i ragazzi è una lezione di recitazione per noi, perché ritroviamo l’incanto che negli anni ha lasciato il posto alla tecnica. Ci affidiamo, giustamente, alle capacità professionali e però perdiamo un po’ di verità. Non bisognerebbe mai smarrire il bambino che è dentro di noi. È basilare per la nostra felicità», commenta Papaleo. L’immediatezza e la spontaneità sono dunque la cifra stilistica con cui Miniero ha girato questo film: senza sovrastrutture o patine da spot pubblicitario, la verità dei giovani attori in erba trasferisce l’attenzione dalla contrapposizione delle abitudini a un’intensa storia di crescita, di passaggio dall’infanzia all’adolescenza. «Il film è stato un vero e proprio viaggio nelle abitudini e nelle storie di questi 30 ragazzi e delle loro famiglie – continua Miniero – Posso assicurare che le differenze fra nord e sud sono vere e che non sono clichés! Dopo un’iniziale diffidenza però, l’amicizia ha prevalso. Quando ci si incontra, ci si impara a conoscere e si superano le differenze. E questo senza dubbio è stato il viaggio più emozionante».
A fare da guida agli studenti due personalità diverse, interpretati da due attori con comicità differenti: da una parte il puntiglioso preside toscano, Christian De Sica, dall’altra il prof fra le nuvole, Rocco Papaleo. Spiega Miniero: «In realtà c’è qualcosa che li accomuna. Entrambi sono professionisti che non hanno perso la parte infantile di sé, nel senso buono del termine. Con Rocco ho un rapporto collaudato e sono felice di aver lavorato con De Sica. Incontrarlo è stato un motivo di orgoglio, si può non apprezzare qualcuno dei suoi film, ma la sua professionalità è indiscussa: è un attore straordinario che ha molti colori».
Con quella che è stata definita la commedia all’italiana “del terzo millennio”, Miniero racconta con ironia pregi e difetti del nostro essere italiani, e al tempo stesso porta all’attenzione del grande pubblico un tema sociale di stretta attualità, facendo sorridere, ridere e riflettere. Riflettere su come cambiare la scuola, per farla diventare davvero “la più bella del mondo”: «La scuola più bella del mondo – conclude Miniero – è quella in cui nessuno resta indietro».
E noi, da parte nostra, dobbiamo credere di più nel suo valore: «Se non avessi fatto l’attore – commenta Papaleo – avrei fatto il professore. E da prof in potenza, e in atto in questo film, dico ai ragazzi: superate alcune barriere psicologiche, alcuni prof che magari non sono affascinanti nei loro metodi didattici. Pensate, mentre andate a scuola, ad accaparrare quante più cose possibile. La conoscenza rende liberi».
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