Quando si pensa a Falcone e Borsellino si ricordano i processi, le tragiche immagini dei luoghi in cui furono uccisi, la foto che li ritrae sorridenti l’uno accanto all’altro. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono i due più noti eroi della lotta alla mafia.
Fiorella Infascelli, regista del film Era d’estate, racconta i due giudici in modo diverso, immaginandoli nella loro quotidianità, durante il periodo che dovettero trascorrere all’Asinara, nell’estate del 1985, dopo che furono sventate minacce di attentati contro di loro.
Spiega la regista: «Falcone e Borsellino facevano lo stesso lavoro, con la stessa incredibile passione etica, erano legati da mille cose, ma non avevano mai passato una vacanza insieme. Ogni volta che guardavo le loro fotografie, quelle che tutti conosciamo, la cosa che mi colpiva era la loro complicità, il loro modo di guardarsi ridacchiando, la loro ironia, spesso dimenticata, e che invece era una parte così importante della loro vita. Ecco, ho provato a portare queste cose nel film. Entrare in quella intimità».
È un pomeriggio d’estate quando Paolo e la sua famiglia vengono improvvisamente strappati alla loro casa di Palermo, come Giovanni e la futura moglie Francesca, e trasferiti all’Asinara, dove saranno tenuti in custodia nella foresteria del carcere dell’isola. Inizia così una “vacanza forzata”, di cui neanche si conosce la durata. Nessuno riesce a rilassarsi e godersi il mare e le belle giornate. Niente telefonate, niente uscite in paese, niente contatti con gli abitanti dell’isola: sono queste le condizioni da rispettare per ridurre al minimo il pericolo. I giudici allestiscono un piccolo studio per poter lavorare, ma le “carte” per il maxiprocesso tardano ad arrivare all’isola.
«È stato questo dettaglio a farmi venire l’idea del film - spiega la regista - Immaginare Falcone e Borsellino a tre mesi dall’inizio di uno dei più grandi processi del secolo, con l’ordinanza da finire, costretti a non lavorare. Costretti a quell’esilio. Come avevano reagito? Fuori dal turbinio delle scorte, delle sirene, lontano da Palermo, dove vivevano ormai blindati da anni, loro e le loro famiglie, in quel luogo così diverso… cosa provavano? Quali le loro fantasie? Le angosce? Le emozioni?».
Nel film Giovanni manifesta la propria insofferenza e insieme a lui ognuno lamenta il proprio disagio. Nessuno si accorge però del malessere di Lucia, figlia maggiore dei Borsellino, che consuma il proprio dramma nel silenzio. Lucia rifiuta il cibo e non parla se non con il padre, l’unico che riesce a farla sorridere. Il rapporto tra Lucia e Paolo è forse l’elemento più drammatico, che rende più dolorosa nello spettatore la consapevolezza della sorte che colpirà, sette anni dopo, le famiglie dei due magistrati. Lucia cerca come può di proteggere Fiammetta, la più piccola, nascondendo a tutti l’angoscia che il padre possa morire prima degli altri.
Paolo e Giovanni cercano di allontanare scherzando l’idea della morte. La scena in cui ne parlano mentre pescano ricci di mare non è l’unico momento comico: Paolo sembra di nuovo ironizzare, in maniera quasi profetica, quando guardando di nascosto sua moglie Agnese scherzare con Francesca e i bambini, sussurra a Giovanni: “Sto guardando la mia assenza”.
Un giorno Lucia, dopo giorni di digiuno, sviene. Il padre si fa carico della responsabilità di assisterla durante il ricovero nell’ospedale di Palermo, mentre il figlio Manfredi si avventura da solo nei boschi dell’isola per sfuggire al clima che si respira in famiglia.
Poco tempo dopo il rientro di Paolo, arrivano le tanto attese “carte”. I due giudici tornano a lavorare, mentre a Palermo si costruisce l’aula in cui si svolgerà il maxiprocesso: ritrovano così la serenità che avevano perso, e che solo il dare il proprio concreto contributo alla giustizia poteva loro restituire.
Agnese e Francesca invece iniziano a temere la fine della “vacanza”, certe che, con il ritorno a Palermo, tornerà anche il terrore costante degli attentati, e il tempo che potranno trascorrere accanto a Paolo e Giovanni sarà sempre troppo poco.
La notizia del ritorno giunge inaspettata una sera in cui tutti sono riuniti e giocano, in uno dei pochi momenti di spensieratezza. La mattina seguente si imbarcano alla volta di Palermo con gli stessi sentimenti con cui un mese prima erano partiti.
Agnese piange mentre la nave si allontana e i tuoni in sottofondo sembrano quasi un oscuro presagio della tragedia che si abbatterà sulle due famiglie.
Massimo Popolizio e Giuseppe Fiorello, rispettivamente Falcone e Borsellino, hanno conferito un particolare spessore umano ai due personaggi, unendo la comicità del dialetto e della battuta di spirito a un’abile interpretazione tragica. Indispensabile la presenza di Valeria Solarino e Claudia Potenza (Francesca e Agnese) che, insieme ai tre giovani attori nel ruolo dei figli di Paolo Borsellino, rappresentano la naturalezza della famiglia, la dimensione umana più profonda dei due protagonisti che più commuove e sorprende.