Un sabato pomeriggio d’autunno, ci infiliamo in una sala torinese a vedere “Fai bei sogni”, sperando di non intristirci troppo ricordando il libro di Gramellini che sembrava un giallo dell’anima quando raccontava la paura più grande di tutte: l’assenza della madre. In questo caso aggravata dal mistero della sua scomparsa. Difficile farne un film, ma Bellocchio ci è riuscito quasi alla perfezione perché, come qualcuno ha detto “ha chiuso i conti con i suoi demoni interni” .
Fai bei sogni, liberamente ispirato al best seller autobiografico di Massimo Gramellini, è una storia dove la ricerca della verità e allo stesso tempo la paura di scoprirla sono al centro del racconto. Dopo un’infanzia solitaria e un’adolescenza difficile Massimo, il protagonista, diventa un giornalista affermato, ma continua a convivere con il ricordo lacerante della madre scomparsa, nonché con un senso di mistero intorno alla sua morte; gli hanno raccontato che è stata colpita da un infarto dopo avergli augurato la buona notte sussurrandogli in un orecchio proprio l’esortazione: “Fai bei sogni”. Il film procede con una narrazione che salta dall’infanzia, alla maturità, all’adolescenza, alternando tutti questi momenti come in un continuo flusso di coscienza: particolarmente ben riuscite le scene in cui il bambino si consola invocando l’intervento di Belfagor (il protagonista di una serie televisiva molto in voga negli anni Sessanta); altrettanto coinvolgente il ritratto di una Torino quasi in bianco e nero con i suoi cori dello Stadio Filadelfia e la redazione del quotidiano dalle cui finestre si scorge la città. Intanto la vita di Massimo scorre e lui, ormai adulto e anaffettivo, viene colpito, al ritorno da un viaggio di lavoro durante la guerra in Bosnia, da un attacco di panico. Lo salverà solo la vicinanza di Elisa che lo aiuterà ad affrontare la verità sul suo passato e, quando lui alla fine scoprirà come sono andate veramente le cose, troverà il modo di risalire alla luce. Il film è interpretato da un Valerio Mastandrea molto convincente nel suo sembrare impermeabile alle emozioni, Bérénice Bejo, Guido Caprino, Nicolò Cabras, Dario Delpero e Barbara Ronchi.