Cinema e Teatro
GENOVA
Maritare una figlia è un’impresa comica
Jurij Ferrini è in scena con uno dei maggiori successi del teatro di Gilberto Govi, che racconta i bisticci di due coniugi alle prese con la ricerca di un buon partito per la loro unica figlia
Redazione di Genova | 15 dicembre 2016

Forse a noi adolescenti resta solo il ricordo dei racconti dei genitori o le immagini che ripropongono le  Teche Rai di quello straordinario attore-caratterista che fu Gilberto Govi, capace di fare ridere recitando in dialetto genovese, anche chi il genovese non lo capiva proprio… Il Teatro Stabile di Genova, in occasione dei 50 anni dalla sua morte, propone uno dei suoi più grandi successi nonché una delle commedie più divertenti del teatro genovese, rigenerando un repertorio che è parte importante della storia del teatro dialettale e italiano: I manezzi pe majâ na figgia, diretto e interpretato da Jurij Ferrini, Orietta Notari, Matteo Alì, Claudia Benzi, Fabrizio Careddu. Il protagonista è il signor Steva (diminutivo genovese di Stefano), un maturo sensale, vessato dalla moglie volitiva ed autoritaria e con una figlia da maritare, per la quale sembra esserci lo spasimante ideale nel Signor Riccardo, figlio di un senatore, che si ritrova in concorrenza con Cesarino, altro pretendente che però non pare abbia le carte in regola. Per maritare la ragazza si fanno carte false, i pretendenti vanno e vengono in una girandola di situazioni comiche. La signora Giggia (moglie del protagonista), concentrato di perfidia e di malignità, si prefigge a tutti i costi di accasarla con il benestante signor Riccardo.
Una sfida difficile, quella di Jurij Ferrini, di interpretare il teatro di Govi, che rappresenta un’immagine indelebile. “Riproporre il teatro di Gilberto Govi non era impresa semplice due anni fa quando misi in scena Colpi di timone, come non lo è oggi. Ma il successo conseguito mi spinge a portare avanti questo coraggioso progetto. I manezzi pe majâ na figgia è un capolavoro di simpatia e vivacità” – afferma Ferrini. Uno spettacolo per tutti, quindi, anche per i giovani? “Puro divertimento. È un bellissimo regalo di Natale, un atto d’amore verso il pubblico. Vogliamo che la gente esca dal teatro felice”. Nello spettacolo una parte essenziale la interpreta la moglie, autoritaria. Da questo punto di vista è un testo innovatore? “Il  grande successo di questa pièce deve molto alla moglie di Govi, Rina, nel ruolo di “la Giggia”, la padrona di casa, tiranna e maneggiona, che vessa di continuo il povero marito per ottenere i suoi scopi, interpretata nel nostro caso dalla bravissima Orietta Notari. Quando la commedia fu scritta, a cavallo tra ‘800 e ‘900, aveva il valore di raccontare in modo nuovo, non solo il divertente archetipo della moglie dittatoriale dentro le mura domestiche, ma anche la forza dirompente di un personaggio femminile capace di mettere in discussione una società ancora fortemente patriarcale. Del resto erano i tempi di Ibsen con Casa di Bambola”.

 

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